GUARDA LA PHOTOGALLERY – Sembra una gita scolastica ma in effetti è una pausa studio che si svolge al di fuori dell’aula scolastica. I protagonisti sono gli alunni di due quinte del plesso di Ficarazzi della Scuola Rimini: 5°C e 5°D. In tutto quasi una trentina di studenti che hanno seguito attentamente ogni tappa del giro organizzato dalla Casalotto SpA alla scoperta del percorso dell’acqua.
Un tour che in qualche modo risale davvero la corrente muovendo i primi passi dai rubinetti di due fontanelle pubbliche: la prima ad Aci Trezza ristrutturata e temporizzata dalla società per evitare inutili sprechi d’acqua. La seconda è la “Fonte dell’acqua fresca” segnalata da un cartello turistico lungo la SS 114. Un vero e proprio abbeveratoio per gli asinelli e muli che dava da bere anche agli uomini e permetteva di non sprecare l’acqua in più che veniva utilizzata per l’irrigazione dei campi. La “Fonte dell’acqua fresca” è stata ristrutturata nel 2012 dopo essere stata ritrovata per caso – grazie a una perdita – sotto un mantello di rovi e sterpaglie. Risale ai primi del ’900, fatta in pietra bianca e realizzata a mano.
La terza tappa è la sede dell’acquedotto. Si entra dagli sportelli aperti al pubblico e si va dritti dritti alla stanza dei bottoni che, in questo caso, è quella dell’ing. Latella in cui un mega schermo segnala, secondo per secondo, ogni particolare dei sei serbatoi (su sette) costantemente monitorati.
In quel momento i valori espressi dal monitor erano quelli del serbatoio “Campo sportivo” (che sarà la quarta tappa del nostro tour): un milione e mezzo di metri cubi d’acqua (alimentato dal pozzo di Porto Salvo), dedicati al territorio di Aci Trezza.
Una quantità d’acqua che basterebbe a stento a soddisfare le necessità della frazione per più di dodici ore se il serbatoio smettesse di emungere l’acqua dal pozzo alimentato dal torrente Lavinaio.
Spiegazioni e consigli sulla tecnologia e sui modi migliori per usare questo bene primario solleticano curiosità e domande. Tra tutte ce n’è una che colpisce dritto al cuore del direttore Antonino Guidotto: “ È possibile costruire una casa con due condutture diverse, una per l’acqua potabile e una no?”, chiede il piccolo Lele L.
“In effetti c’è una legge specifica per la costruzione di acquedotti duali – risponde Guidotto – e ci sono anche dei fondi europei che potrebbero essere utilizzati a questo scopo, solo che finora non è stato trovato il modo di impiegare correttamente questi fondi. Per le case invece non sarebbe così difficile. Certo bisognerebbe, ove possibile, pensarci prima in modo da non sprecare l’acqua piovana che andrebbe conservata in apposite cisterne e poi utilizzata per irrigare, lavare l’auto e altro”.
Prossima tappa, il contatore che l’acquedotto controlla e sigilla tramite pinze speciali: ogni tecnico ne ha un paio con un marchio unico che imprime sul sigillo. Così è possibile risalire al nome, alla data e persino all’ora in cui quell’intervento è stato fatto.
Si riparte. Destinazione la Reitana di Aci Catena dove sorge la fabbrica di Lupini di due cugini. Rosario e Filippo Chiarenza che sono gli ultimi di una serie pressoché infinita di padri e figli che si rincorrono dal 1415. Ben 600 anni di storia – il prossimo anno – nascosti dietro la piazza!
Il negozio fa anche da fabbrica e dietro il bancone c’è la piscina in cui i lupini rimangono ad addolcirsi per circa venti giorni. Il processo si chiama di “dolcificazione” e serve a liberare un alcaloide che rende amaro questo legume conosciuto da sempre e adesso riscoperto grazie alle sue proprietà: è consigliato per i celiaci perché non contiene glutine, è ricco di proteine che lo rendono molto simile alla carne e in più ha grandi proprietà curative soprattutto contro il diabete.
Ma i lupini hanno anche una storia da difendere che li collega alla famiglia Toscano, i Malavoglia di Verga, che nel naufragio della Provvidenza persero tutto il loro carico. I lupini che Padron Toni aveva comprato da Zio Crocifisso e poi affidati a Bastianazzo andarono persi in mare e Bastianazzo morì.
Dalla Reitana saliamo verso il campo sportivo che è a due passi dal serbatoio che abbiamo visto sui monitor dell’ufficio. A farci da guida è ancora la D.ssa Giusi Virgillito, responsabile del front office della Casalotto, che ci fa strada dentro il serbatoio. Tubi immensi, condutture dedicate alla parte bassa e alta di Aci Trezza, contatori elettronici che controllano pressione, quantità, purezza dell’acqua e che aggiungono – al momento esatto – quella goccia per la disinfezione formata da ipoclorito di sodio rende l’acqua, che arriva nelle nostre case, sicura e bevibile. In effetti i serbatoi del Campo sportivo sono due, grandi e uguali che garantiscono una fornitura costante anche nei casi di pulizia o di riparazioni.
La penultima tappa è bucolica e prevede una scarpinata, lungo la via Sauri di Aci Catena, che ci porterà alla Casa del Guardiano dell’acqua. Una costruzione a secco dell’800 in cui i Guardiani, che sorvegliavano i canali di irrigazione di giorno e di notte, potevano riposare e rifocillarsi senza allontanarsi dal canale. All’interno di questa Casa passa ancora l’acqua di irrigazione che da maggio a ottobre assicura ai campi la linfa vitale tramite la lunghissima corsa delle saie. E a distanza di secoli c’è ancora la stessa pietra da spostare per far scorrere l’acqua nel proprio giardino…
Siamo arrivati a Porto Salvo. Un vero e proprio mare a 120 metri di profondità alimentato dal torrente Lavinaio che da Viagrande scende fino a Capo Molini e dal quale si emungono in media 40 litri al secondo.
I bambini accompagnati dalle insegnanti della scuola Rimini, Toro Patrizia fiduciaria del plesso, Giovanna Padovani e Rosanna Bonaventura, salgono uno alla volta sopra la pesante pedana che protegge la bocca del pozzo e tramite una fessura abbastanza grande riescono a guidare lo sguardo lungo quel canale profondo 120 metri e a scorgere l’acqua. Che strana sensazione sapere che qualcuno li percorre tutti quei metri dentro una gabbietta di ferro per controllare che tutto funzioni al meglio. E da lì sotto per comunicare ci sono anche i vecchi metodi: un filo collegato a una barra di legno che sbatte a terra. Un colpo, fermati. Due colpi, scendi. Tre colpi, sali!
Guardando quel pozzo profondo chiedo a Guidotto se la Sicilia è davvero a rischio acqua. “No, la Sicilia galleggia nell’acqua! – risponde quasi divertito – L’unico rischio che ha sono i siciliani che la governano”, ma questa è un’altra storia…
È già mezzogiorno passato e accanto al pozzo c’è un bel giardino, una terrazza e una casa non grandissima su due piani. La casa è stata ristrutturata e la società la mette a disposizione – gratuitamente – ai dipendenti che ne fanno richiesta per trascorrere alcuni giorni di vacanza. Alfio, il custode del pozzo, aspetta gli alunni per offrir loro una spremuta d’arancia rossa bio e un panino rustico condito con olio, sale e origano. Impossibile rifiutare.
Monica Adorno