A distanza di sette mesi dall’abbattimento del ponte Gioeni e a undici anni dalla prima versione del progetto, ci si accorge che “i due torna indietro dovevano essere fatti distanziandoli di più tra loro”. Il virgolettato è dell’ing. Enzo Condorelli, consulente per la Mobilità del Comune di Catania e sfegatato, a parole e in lettere, sostenitore del mantenimento del ponte. Due sue lunghe lettere pubblicate sul quotidiano locale, pochi giorni prima dell’abbattimento, spiegavano esattamente il suo pensiero. Poi la nomina – a titolo gratuito – come consulente per la mobilità che fa riflettere e pensare che alla base ci fosse la voglia di salvare il salvabile.
Persino noi, che ingegneri non siamo, c’eravamo accorti che in quella “rotonda” qualcosa non girava per il verso giusto e già da ottobre (e pubblicato il 1° novembre 2013) avevamo chiesto all’assessore ai LL.PP., Luigi Bosco, e al direttore dei lavori, Rosario Mirone, di spostare i due torna indietro più a monte e più a valle. Una cinquantina di metri per permettere a chi veniva da Ognina di entrare in via Etnea senza intersecare il proprio cammino con quello di chi proviene da Misterbianco.
Stessa cosa per il torna indietro sud. Spostandolo un po’ verso Ognina magari all’altezza della Chiesa Madonna di Lourdes (dove avrebbero intenzione di fare – a breve e finanziamenti permettendo – il terzo torna indietro) si sarebbe permesso, alle macchine che salgono da via Etnea, di utilizzarlo per andare verso Misterbianco o in via Del Bosco.
E invece no, stando così le cose nel breve tratto di 400 metri avremo ben tre torna indietro con la speranza di accucchiarne, nella somma, almeno uno buono. Tutto per due motivi. Snellire il traffico che da sempre invade la Circonvallazione in direzione Misterbianco-Ognina. Restituire alla città quel collegamento, tra il centro e i paesini, che nei decenni ha dato a Catania la vera dignità di città metropolitana. Nel frattempo il sottopasso che fine ha fatto? Il suo progetto continua ad essere allo stadio preliminare, ma il problema non è questo quanto la disponibilità di trovare i fondi per realizzarlo. Progetto compreso ovviamente, visto che quel famoso pluviale sotterraneo di 2,20mt di diametro e gli inevitabili sottoservizi la faranno – ancora una volta – da padroni.
E anche a far andare tutto nel migliore dei modi, passeranno come minimo due anni e mezzo/tre prima che il sottopasso potrà vedere la luce. Cioè giusto in tempo per l’eventuale campagna elettorale di riconferma del sindaco Bianco. Tra passato e futuro non abbiamo intenzione di dimenticare il presente. Venerdì scorso è stato aperto anche il secondo torna indietro (quello nord) e l’impresa ha fatto i bagagli ed è andata via. Ma i lavori sono stati completati? No. Forse hanno completato i due torna indietro ma sono tante le cose che andrebbero non rifinite ma finite. I marciapiedi del lato nord ad esempio, che sono ancora transennati. I muretti lasciati alla sanfasò nella rotonda ma anche tubi e cavi che serpeggiano ovunque. Dovrebbero capire dove e fare le strisce pedonali perché al momento non si sa che percorso dovrebbero fare i pedoni per attraversare il Nodo Gioeni in qualunque direzione, ivi compresa quella che costeggia la Circonvallazione.
E non è finita qui. Ancora manca la segnaletica verticale e andrebbe rivista quella orizzontale. Per non parlare di quel dosso assurdo appena si entra in via Del Bosco a scendere. E ancora. Il costone di muro su cui si appoggiava il ponte (via Albertone) è lasciato alla deriva in attesa di un concorso d’idee da venire. Mentre tutti gli spartitraffico, delimitati con i muretti in pietra lavica, non permettono a nessuno neanche di passare a piedi.
Nonostante ciò da una settimana non si muove foglia e persino il torna indietro di via Petraro sembra dimenticato. La sera prima dell’apertura Mirone ci aveva detto: “Il torna indietro di via Petraro si farà, ma certo prima bisognerà fare un po’ di conti. L’impresa e io dobbiamo ancora essere pagati”. Che è un po’ come dire che per via Petraro abbiamo voglia, mentre Condorelli ritiene fondamentale “questo snodo l’unico in grado di alleggerire il traffico in direzione Ognina”. In tutto questo anche il destino ci ha messo lo zampino. L’ing. Corrado Persico, il Rup (responsabile unico del procedimento), ha avuto un brutto incidente con la moto (da cui gli auguriamo di guarire al più presto) ed è ancora in ospedale.
E questo non velocizza una situazione nata con una fretta quasi spasmodica, all’indomani delle elezioni, e arenatasi più volte per i motivi più disparati (sottoservizi ad esempio). Intanto gli automobilisti continuano a rimanere in fila soprattutto nelle ore di punta e trovare la giusta via di fuga è ancora un mistero.
Forse sarebbe stato meglio ascoltare l’ing. Giacomo Gugliemo e non aprire proprio i due “inutili” torna indietro. Intanto mercoledì 5 marzo l’assessore Bosco ha confermato che il torna indietro di via Petraro si farà presto e che sta portando a Palermo il progetto del sottopasso.