Stanno arrivando a migliaia complici il bel tempo e il mare tranquillo. Ed è solo la prima ondata che sta letteralmente sommergendo gli approdi individuati dal Governo italiano al posto di Lampedusa: Pozzallo, Augusta e Porto Palo. Secondo i dati recentemente forniti dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, sulla sponda africana ce ne sarebbero ben 600 mila pronti ad attraversare il Mediterraneo. L’obiettivo non è la Sicilia, terra di transito, bensì il nord Europa.
Ma quello che è più impressionante è l’altissima percentuale di minori che poche ore dopo l’arrivo nel centri di prima accoglienza, spariscono. A causa dell’esiguo numero degli uomini delle Forze dell’ordine impegnati sul territorio, lungo le strade della Sicilia orientale (nelle province di Ragusa e Siracusa) si vedono gruppi, anche molto numerosi, di giovani e giovanissimi immigrati che si muovono. Raggiungono le stazioni, in particolare quella di Catania, e in qualsiasi modo cercano di lasciare l’isola per percorrere le strade che portano al nord.
L’aspetto più inquietante è però la segnalazione, giunta da diversi testimoni siciliani, che hanno visto o intravisto dei veri e propri raduni di minori. A lato delle strade, negli slarghi dei campi, in un certo momento della notte, gruppi anche molto numerosi di ragazzi si vanno concentrato per poi muoversi risolutamente verso una precisa meta.
Immaginate se un gruppo di siciliani dovesse nottetempo sbarcare clandestinamente in un paese africano, mettiamo, a caso, nel Bènin e proseguire fino al Camerun passando per città o paesi come Cotonou, Obeokuta, Owerri e Bamenda. Luoghi strani e lontani come dovranno apparire agli africani che arrivano a Pozzallo, Augusta, Mineo e perfino Catania e Messina.
Se tanti proseguono vuol dire che alla fine sanno dove andare e quindi qualche organizzazione che li aiuta probabilmente c’è. E non è solo questo che crea inquietudine ma anche la psicosi di eventuali malattie contagiose. Ebola sembra proprio una possibilità remota ma la scabbia c’è sicuro. In più bisogna fare i conti con le normale esigenze degli esseri umani, sia di quelli che arrivano sia di quelli che risiedono.
Le palestre sono diventate i centri di prima accoglienza, con il risultato che i giovani locali non le possono più utilizzare e chi vi viene ospitato ovviamente non ha quasi nessuna comodità. I vari comuni, in bolletta endemica, non hanno di che pagare i servizi sociali per gli anziani ed i disabili, figurarsi se possono affrontare le esigenze di chi viene da mare e non ha nulla.
Peraltro, per legge, i minori sono totalmente a carico dei Comuni. Parlare di “tratta dei neri” forse non è appropriato (anche perché non si tratta di soli africani) ma pensare che dietro questo colossale esodo ci sia un lucroso giro di affari è un po’ come scoprire l’acqua calda.
Ormai c’è una vastissima letteratura sull’argomento. Particolarmente interessante è il libro di Giampaolo Musumeci e Andrea Di Nicola “Confessioni di un trafficante di uomini” (Chiarelettere, 2014) nel quale si parla di veri e proprio imprenditori dell’immigrazione clandestina e di una struttura flessibile, organizzata, che ha creato una vera e propria rete in tutti i paesi coinvolti.
Dice bene il segretario del Siap della cui lettera scriviamo a pagina 3 di questo giornale che la questione «non è solo un problema di Polizia».