Poco da dire, quasi nulla da scrivere: è praticamente finita, il Catania deve cominciare a fare i conti con la retrocessione dopo 8 anni consecutivi di serie A.
L’ennesima sconfitta lontana dal Massimino – la 22° stagionale (il Verona ha vinto 4-0 nel lunch match di domenica scorsa) – paradossalmente non condanna ancora gli etnei alla serie B, ma fa proseguire la lenta agonia della società verso la serie cadetta. È inutile oggi parlare di una classifica che non condanna ancora gli etnei, della matematica che lascia accesa una flebile speranza perché le dirette concorrenti per la salvezza sono sempre apparse affamate di punti decisivi per la serie A e sono comunque tutte davanti alla formazione di Maurizio Pellegrino.
Tre giornate alla fine del campionato: il calendario dice che domenica a Catania, arriverà la Roma che prevedibilmente sarà affamata di una vittoria. Impossibile per i giallorossi agguantare lo scudetto, ma la squadra di Garcia che si dimostrata stratosferica non vorrà certo lasciare punti per strada. Dopo, i rossoazzurri andranno a Bologna, squadra che per salvarsi ha necessità di ottenere i tre punti. Si chiuderà in casa contro l’Atalanta, certamente arriveranno i tre punti, ma serviranno solo per salutare la serie A con un amaro sorriso.
Tre gare comunque ancora da giocare e da onorare, nelle quali i tifosi vogliono ormai una sola cosa: che i giocatori sudino la maglia fino alla fine. I supporter hanno anche chiesto a Maurizio Pellegrino, contestando la squadra al rientro da Verona di far giocare la Primavera, ma verosimilmente in campo andrà chi ha giocato fino ad ora “perché chi ha demeritato deve prendersi anche i fischi”, ha dichiarato l’allenatore.
Potremmo già da ora, fare l’elenco di tutto quello che non ha funzionato, partendo dai 63 gol subiti, troppi rispetto ai soli 26 fatti. Un’intera stagione sbagliata quella del Catania, con la dirigenza etnea, che deve fare mea culpa sulle due fasi di mercato (estiva e invernale) sbagliate in tutti i reparti.
In estate gli arrivi di Leto, Monzon, Peruzzi, Tachtsidis, Plasil, Guarente, Freire, Boateng e Biraghi erano stati salutati da: tutti, tifosi, stampa e addetti ai lavori in maniera favorevole. “Questo è il miglior Catania di tutti i tempi”, si era detto. Il campionato però ha detto un’altra cosa cioè che gli argentini non si sono mai ambientati ai ritmi delle partite italiane e che in una stagione mediocre, come questa, hanno sempre reso sotto la sufficienza.
Ma l’annata storta va analizzata soprattutto guardando le prestazioni dei cosiddetti senatori, che non hanno reso quanto avrebbero dovuto, hanno giocato una stagione sottotono, mostrando numerosi limiti e collezionando un’incredibile serie di errori.
A gennaio il ritorno di Lodi, si è dimostrato un flop, l’arrivo di Fedato non sufficiente per un attacco troppo sterile. Positivo, il solo Rinaudo. Insomma, il Catania è sempre stato una squadra fragile dal punto di vista mentale, non in grado di reagire mai alle situazioni negative.
E poi quante catastrofi in panchina. Non si poteva prevedere che Rolando Maran dall’ottavo posto dello scorso anno, quando raccolse record su record, precipitasse in un baratro nel quale non ha mai avuto sotto controllo la gestione dello spogliatoio e non è mai riuscito a dare un’identità alla sua formazione. Pessimo, il suo inizio di stagione e ancora peggiore il suo ritorno. Gigi De Canio che lo ha sostituito per risollevare l’annata, ha praticamente dato il colpo del KO agli etnei. Ed, infine, al traghettatore Maurizio Pellegrino il triste compito di accompagnare in serie B un Catania che ha ben 25 punti in meno della scorsa stagione.
La dirigenza etnea adesso più che pensare agli errori commessi quest’anno, deve pensare a cosa fare per tornare al più presto in serie A, con un sonoro esame di coscienza per ripartire da zero.
La rivoluzione societaria il prossimo anno sarà ancora più marcata, il vicepresidente Pablo Cosentino sarà il numero uno del mercato, si occuperà di amministrazione e come ha più volte ribadito il presidente Nino Pulvirenti sarà una risorsa per la società di via Magenta. La nuova carica sarà quella di Direttore Generale. Tanti giocatori partiranno, alcuni invece ri-partiranno da Catania: probabile che Lodi e Bergessio restino anche in B. Ma dai giovani si dovrà ripartire per riaprire un nuovo ciclo.
E a proposito di giovani, la fatal Verona dopo aver consegnato virtualmente la retrocessione al Catania, sarà da ricordare per l’esordio in serie A del rossoazzurro doc Simone Caruso. Con la maglia numero 36 il giovane attaccante esterno, classe ’94 già protagonista con la Primaera di Giovanni Pulvirenti, dove ha realizzato 6 reti in questa stagione giocando 19 partite ha giocato battendosi su ogni palla per dimostrare il suo grande attaccamento alla maglia. È la prima volta dopo 5 anni che un giocatore catanese riesce a fare l’esordio in serie A con la squadra della sua città. L’ultimo etneo che ha esordito in A, era stato Fabio Sciacca, adesso in prestito alla Ternana. Un premio per un giovane di talento, costante negli allenamenti e nelle prestazioni, che con i rossoazzurri ha già giocato anche con gli Allievi.