Per amore dell’amore siamo pronti a fare qualunque cosa. Anche spingere il nostro marito, ed amato a bene, a tradirci, a scegliere per lui l’amante perfetta, attentamente selezionata tra le nostre amiche, e persino a convincere tali amiche che quel “trasferimento” nulla di grave rappresenta se non una terapia medica.
Le vicende narrate nell’opera di Jean Bernard Luc “Il complesso di Filemone”, andato in scena lo scorso fine settimana al Teatroimpulso con la regia di Mario Guarneri, affrontano il mito greco di Filemone e Bauci – che uno Zeus gentile e tenero trasforma, dopo la morte, in due alberi con un unico fusto e le fronde intrecciate – e lo traspongono ai nostri giorni. Non nella società 2.0, ma in quella in cui il telefono ha ancora il disco girevole per comporre i numeri e la psichiatria si fa strada tra leggende e presunzioni.
Una piéce in due atti che ha strappato più di una risata al pubblico presente grazie alla simpatia dei nove attori protagonisti: Nunzia Pruiti, Gianluca Peluso, Gianluigi Rapisarda, Eleonora Puglisi, Silvana Russo, Grazia Catalano e Cettina Barbagallo. Ultimi ma non ultimi, Rosario Santangelo e Nicoletta Seminara ai quali va un plauso particolare per l’ottima interpretazione di questo spettacolo che ha concluso la stagione del Teatroimpulso.
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