Dopo lo scandalo della corruzione e delle tangenti per l’Expo 2015 a Milano, ecco che adesso tocca al Mose di Venezia. Forse le modalità sono diverse, a questo darà certamente risposta la Magistratura, ma l’andazzo è lo stesso; furboni e furbetti che si appropriano in maniera disonesta del denaro pubblico.
Innanzitutto chiariamoci le idee grazie a Wikipedia: «Il sistema MOSE (Modulo Sperimentale Elettromeccanico) per la difesa di Venezia e della laguna dalle acque alte è costituito da schiere di paratoie mobili a scomparsa poste alle bocche di porto (i varchi che collegano la laguna con il mare e attraverso i quali si svolge il flusso e riflusso della marea) di Lido, di Malamocco e di Chioggia, in grado di isolare temporaneamente la laguna di Venezia dal Mare Adriatico durante gli eventi di alta marea. Il Mose, insieme ad altri interventi come il rinforzo dei litorali, il rialzo di rive e pavimentazioni e la riqualificazione della laguna, garantirà, presumibilmente, la difesa di Venezia e della laguna da tutte le acque alte, compresi gli eventi estremi: è stato progettato per proteggere Venezia e la laguna da maree fino a 3 metri e attualmente la sua entrata in funzione è prevista per maree superiori a 110 cm. L’esecuzione dei lavori è affidata al Consorzio Venezia Nuova che opera per conto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Magistrato alle Acque di Venezia. La realizzazione dell’opera è stata avviata nel 2003 contemporaneamente alle tre bocche di porto lagunari e ha raggiunto un avanzamento pari a circa l’80%. Il 4 giugno 2014 sono scattati 35 arresti e 100 indagati eccellenti tra politici di primo piano e funzionari pubblici, per reati contestati quali creazione di fondi neri, tangenti e false fatture».
Verrebbe subito da dire che in Italia, nonostante tangentopoli, non sia cambiato niente. Ed invece non è così. Nella maggior parte dei casi recenti le tangenti erano destinate a singoli protagonisti della politica, ai riferimenti importanti del luogo che coinvolgevano una parte degli amici o personaggi in ogni caso utili. Il fine l’arricchimento personale. Nella tanto vituperata Prima Repubblica in linea generale ci si trovava quasi sempre davanti al reato di finanziamento illecito ai partiti (allora reato ma adesso non più a patto che si rispettino determinate regole) e le risorse così ottenute servivano a svolgere azione politica. Accadeva, ma era raro, che finissero nelle tasche di qualcuno per farsi la villa più grande o la barca più bella.
Nella Seconda Repubblica, invece, è avvenuto proprio questo. Fa bene, apparentemente, Beppe Grillo ad urlare contro questa classe politica. Il punto è che è crollato il sistema dei partiti, che il politologo Giorgio Galli (e non solo lui) ritengono essenziale per garantire la democrazia in un paese occidentale. Per di più, e questo è paradossale, si continua ad inneggiare alla figura di Sandro Pertini. Un uomo che dell’appartenenza ad un partito, quello Socialista, aveva fatto la sua ragione di vita e di impegno. La questione fondamentale, quindi, è quella di puntare su persone oneste o perlomeno molto intelligenti essendo così in grado di capire che la gestione del potere può non implicare il ladrocinio di denaro. Altro punto a vantaggio dei disonesti sono le troppe regole e le troppe leggi, i troppi passaggi burocratici che spesso portano alla disperazione gli imprenditori. C’è chi molla, in particolare quelli stranieri, c’è invece che si fa furbo e sgancia la bustarella sperando che vada bene. C’è anche da pensare che qualcuno, politico e imprenditore, faccia comunella e sfrutti la situazione per lucrare tutti insieme. Ma questa ipotesi dà troppo credito all’intelligenza degli attuali politici e quindi sarebbe in gran parte da scartare.
In fondo in un Paese dove nessuno guidando mette la freccia, dove si posteggia in doppia fila, dove non si rispetta il turno, dove si froda su tutto rubando luce elettrica, scaricando file pirata dal pc; dove si getta la carta per strada, perfino il frigorifero e i rifiuti tossici in campagna, c’è da aspettarsi una classe politica cristallina e integerrima?
«Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere», soleva dire il Mahatma Gandhi. Secondo un grande giornalista come Dino Buzzati la citazione è imperdonabile ma in questo caso è molto utile per far capire a tutti come realmente stanno le cose. Altro non c’è da aggiungere.
Mat