Ieri, martedì 1° luglio, è scattato il semestre di presidenza dell’Unione europea da parte dell’Italia. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, a cui spetta l’onere e l’onore, di ricoprire questo importante incarico ha lanciato un messaggio: «Non provate un brivido pensando di essere chiamati oggi a realizzare quel sogno degli Stati Uniti d’Europa, avuto da quella generazione che nelle macerie del dopoguerra iniziò la creazione di un nuovo soggetto? Il tema dell’Europa è dire ai nostri figli, noi che siamo la generazione Erasmus, che è possibile che l’Europa oggi sia il luogo in cui è possibile la speranza».
Un tantino prosaico ed enfatico ma date le circostanze ci può anche stare. Ma riuscirà il nostro Presidente del Consiglio a mutare la “politica del rigore” imposta in questi ultimi anni dalla Germania e che ha prodotto notevoli danni in particolare ai paesi del Sud come Grecia e Italia?
Durante questi sei mesi l’Italia ha il compito di preparare, coordinare e presiedere i lavori del Consiglio, agendo come mediatore neutrale (honest broker), al fine di promuovere le decisioni legislative, le iniziative politiche e negoziando compromessi tra gli Stati membri. La Presidenza ha due compiti principali: pianificare e presiedere le sessioni del Consiglio e le riunioni dei suoi organi preparatori. La Presidenza si fa carico dell’agenda del Consiglio e presiede due riunioni del Consiglio europeo, dei vari Consigli dei ministri (ad eccezione del Consiglio “Affari esteri”), le riunioni dei suoi organi preparatori, numerose riunioni ministeriali informali, vertici e altri incontri tra l’Ue e i Paesi terzi e molti altri eventi a carattere settoriale; rappresentare il Consiglio nelle relazioni con le altre istituzioni dell’Ue. In particolare con la Commissione e il Parlamento europeo.
Il suo compito è adoperarsi per raggiungere un accordo sui fascicoli legislativi attraverso triloghi, riunioni informali di negoziazione e riunioni del comitato di conciliazione.
In ogni caso l’obiettivo di Renzi è quello di “Ri-orientare” la politica europea innanzitutto accorciando la distanza tra istituzioni e cittadini, in maniera da sconfiggere gli euroscettici, ma anche di aprire un dibattito sulle scelte economiche e dunque non più “rigidità”, com’è stato finora, ma almeno “flessibilità” come hanno detto gli stessi tedeschi.
Renzi, dunque, offrirà riforme in cambio di flessibilità che possa essere punto di partenza per la crescita e l’occupazione.
Oggi alle 15 il discorso a Strasburgo di Matteo Renzi per la prima volta non a braccio ma scritto e decisamente in italiano.