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Catania – Una crociata contro ciarlatani, politici e chi fa disinformazione a svantaggio di chi si batte ogni giorno per trovare cure possibili. Questo è il messaggio che ha voluto lanciare Elena Cattaneo, professore ordinario presso l’Università di Milano e presente a Catania per una due giorni dedicata alla ricerca e allo studio delle cellule staminali.
Ospiti illustri dell’Università di Catania si sono alternati sul palco, a partire da Francesco Priolo, presidente della Scuola Superiore di Catania e padrone di casa della conferenza e del seminario per gli studenti, insieme al Rettore dell’ateneo catanese, prof. Giacomo Pignataro. Il direttore dell’AIFA, Luca Pani, ha illustrato l’importanza della ricerca ai fini di uno stato di salute generale, mentre Fulvia Sinatra, docente della facoltà di Scienze Biologiche e moderatrice della serata insieme a Daniele Condorelli, insegnate presso la facoltà di Medicina e Chirurgia, si sono alternati sul palco per accogliere calorosamente la scienziata e senatrice a vita. Un contributo importante è stato dato, invece, dal vescovo di Acireale, Mons. Antonino Raspanti, che ha fornito il punto di vista della fede cattolica sulla scienza e sui suoi studi bioetici.
I temi della conferenza a cura della Senatrice Cattaneo, “Storie di uomini, geni e staminali”, sono tutt’altro che scontati. La figura del ricercatore in Italia è uccisa da uno Stato italiano che sfrutta le conoscenze faticosamente acquisite per fini politici e propagandistici, così come è successo in più occasioni che hanno fatto gridare al miracolo, come il popolare caso Stamina di Davide Vannoni e il più vicino metodo Di Bella.
“Ai giudici e ai tribunali che hanno dato ragione a Vannoni, sarebbe bastato rispettare uno solo dei punti della legge Turco del 2006, quella erroneamente promossa come via libera alle cure compassionevoli”, spiega la pluripremiata scienziata.
“Uno tra tutti, la totale assenza di fonti scientifiche, oltre all’assenza di un metodo comprovato e ripetibile. Il metodo Stamina è riuscito ad insediarsi all’interno della sanità bresciana in modo impressionante, tanto da far riflettere”. Elena Cattaneo ha dunque spiegato, attraverso un excursus storico, come sia possibile riconoscere un ciarlatano da un medico: “Il ciarlatano sfrutta la disperazione altrui. La terapia del ciarlatano è alternativa, segreta, altruista, disinteressata, miracolosa. È idonea a curare patologie diverse. Il ciarlatano è solitamente una vittima, un incompreso. Potrebbe anche avere una laurea, sviluppa una strategia di persuasione organizzata e, soprattutto, il ciarlatano pensa alla persona. Ci pensa perché deve convincere la persona che la sua terapia funzioni. La medicina, invece, non è così. La medicina non è emozione, compassione, non è inganno: è offrire qualcosa che sia terapeuticamente valido, il che non si traduce nel non avere empatia con i malati. La medicina ha bisogno di un metodo per accertare la validità di un trattamento”.
Ma la Cattaneo si è scagliata anche contro la disinformazione dei media “È bene che un giornalista risalga alle fonti e si documenti prima di alimentare l’opinione pubblica con informazioni errate e illusorie” e ha incoraggiato, al contempo i ragazzi, che vogliono intraprendere la tortuosa strada della ricerca in Italia: “Prendetevi tutta la responsabilità di crescere. Forse un merito, se ce l’ho avuto, è sempre stato quello di avere il terrore di perdere opportunità, che le cose cadessero a terra senza che me ne accorgessi”.
Al termine della presentazione, è stato dato ampio spazio alle domande e alle curiosità degli studenti della Scuola Superiore di Catania (polo d’eccellenza dell’ateneo catanese) presenti all’incontro.
Marika Porto
Per chi volesse approfondire l’incontro può ascoltare l’intera conferenza da qui: