Il 2013 è stato un anno terribile per l’intero settore italiano delle comunicazioni italiano. Lo ha rivelato alcuni giorni fa la relazione annuale della Agcom. Editoria, televisione, radio e internet hanno avuto un calo delle entrate di circa il 9% rispetto al 2012 e adesso l’intero mercato si muove adesso intorno ai 56 miliardi di euro. Una situazione definita da più parti “estremamente preoccupante”.
Il Governo ha quindi stabilito l’istituzione del Fondo straordinario per gli interventi di sostegno all’editoria per il triennio 2014-2016, che ammonta a 120 milioni di euro. Il decreto disciplina i criteri e le modalità di concessione e erogazione per l’anno 2014 delle risorse del Fondo (per un ammontare di circa 45 milioni di euro) destinate a incentivi agli investimenti in innovazione tecnologia e digitale, incentivi all’assunzione di giornalisti, misure di sostegno ai programmi di ristrutturazione aziendale che prevedano una revisione dell’organico con il ricorso ai prepensionamenti, parziale finanziamento degli ammortizzatori sociali.
«I dati sull’editoria che emergono dalla relazione Agcom sono preoccupanti. Siamo tutti consapevoli che il settore ormai da tempo soffre una crisi che pone delle difficoltà oggettive al sistema nel suo complesso; tuttavia, eravamo a conoscenza della situazione ed è su questa base che abbiamo costruito il decreto sul Fondo straordinario per l’editoria. Leggo purtroppo in queste ore ricostruzioni molto fantasiose ed errate, anche dal punto di vista squisitamente tecnico: si tratta invero di un provvedimento articolato e con caratteristiche assolutamente innovative, che vanno tutte nella direzione di creare nuova occupazione. Perché la crisi di questo settore si combatte anche favorendo l’ingresso di nuova forza lavoro, magari proprio di quei giornalisti che fino ad oggi non hanno avuto l’opportunità di una stabilizzazione». Lo ha affermato Luca Lotti, sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega all’editoria.
«Ecco perché – ha aggiunto Lotti – nel decreto sul Fondo, da una parte, si dice chiaramente che ogni tre prepensionamenti c’è obbligo di una assunzione a tempo indeterminato e, dall’altra, si vieta al giornalista prepensionato con i contributi pubblici di continuare a lavorare con la stessa testata attraverso un contratto di collaborazione: due novità queste che vanno proprio nella direzione della creazione di nuovi posti di lavoro stabili. Inoltre, il decreto stabilisce sgravi fiscali al 100% per le nuove assunzioni a tempo indeterminato e al 50% per quelle a tempo determinato, prevedendo ulteriori incentivi per la trasformazione da determinato a indeterminato. Ed è previsto anche l’obbligo di trasformare il 20% dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. Nel decreto, infine, ci sono altri interventi per gli ammortizzatori sociali (ma solo se cofinanziati dagli editori) e incentivi per le innovazioni tecnologiche e le start up».