Il nuovo piano coordinato del territorio non è adeguato alle esigenze del territorio catanese e del suo hinterland». Lo afferma il segretario provinciale del Sindacato Italiano Appartenenti Polizia, Tommaso Vendemmia.
A Catania, tra volanti della polizia e gazzelle dei carabinieri si dispone di oltre 12 equipaggi distribuiti in due mezze città, la polizia opera costantemente con otto equipaggi ma è obbligata a pattugliare mezza Catania e nulla più, con il paradossale confine da rispettare. I carabinieri, con tre gazzelle in città e due nell’hinterland, oltre la loro fetta di città hanno da presidiare anche i territori pedemontani (Sant’Agata li Battiati, Mascalucia, Gravina, Tremestieri, Nicolosi, San Gregorio, San Giovanni la Punta, Trecastagni etc). Secondo il sindacato «un onere pesante e iniquo».
Tale situazione sembra stia generando ritardi di intervento e poco presidio nei territori attaccati alla città, adesso meta preferita di ladri e spacciatori. Catania e la sua provincia, prossima città metropolitana, che non affronta la questione sicurezza per una rigidità eccessiva del presidio territoriale tra le due forze dell’ordine. Un coordinamento sulla carta che non darebbe effettivi benefici al cittadino. Per di più, nelle scorse settimane, c’è stata la mancata assegnazione di agenti del 188 corso di Polizia, Catania città esclusa. Secondo il Siap «la città meritava forze fresche anche in funzione all’operazione Mare Nostrum ma evidentemente al vertice del Ministro Alfano a Catania, le richieste del Prefetto non sono state accolte».
Dunque gli sforzi del Questore e di tutti gli operatori, in questa fase transitoria, danno giornalmente buoni frutti ma si scontrano con l’inesorabile ascesa dei reati che sono aumentati nel territorio italiano e anche in quello catanese con particolare impennata nell’hinterland catanese. Questo è dovuto alla non proficua divisione del territorio che vede da una parte le otto volanti della polizia e dall’altra le tre o quattro gazzelle dei carabinieri. La divisione di forze inevitabilmente provoca ritardi negli interventi a prescindere da quale “polizia” riceva la telefonata.
Alla polizia sono affidate anche le città di Acireale, Caltagirone e Adrano ove le volanti effettuano attività h24, il resto è affidato all’Arma dei Carabinieri che lavora con il modello di presidio e non di prevenzione, infatti, le stazioni non effettuano vigilanza h24 ma prevalentemente diurna, mettendo a disposizione due sole pattuglie di notte per garantire i servizi di urgenza in tutta la fascia pedemontana.
«Tutti siamo consapevoli – spiega Vendemmia – che oggi il pattugliamento delle strade oltre a trasmettere sicurezza agli abitanti garantisce l’immediato intervento. Occorre un nuovo piano, adeguato alle risorse in campo e allo sviluppo del territorio, magari lasciando che la polizia si occupi della città e i carabinieri dell’Hinterland oppure estendere l’operazione militare di strade sicure nei paesi. La difficoltà e la mancata programmazione ha costretto in più occasioni il dirigente dell’U.P.G. catanese ad inviare, durante i turni notturni le volanti in pattugliamento anche a San Giovanni la Punta. Ma – conclude Vendemmia – è un rischio, infatti, quest’ultime non sempre conoscono quel territorio e operano isolate».
L’INTERVENTO DI BIANCO
A questo punto c’è da registrare l’intervento del sindaco di Catania Enzo Bianco che ha chiesto al ministro dell’Interno Angelino Alfano il «riordino della Polizia locale e provvedimenti contro degrado civile. Più uomini e mezzi nei Comuni, dotazione per difendersi dalle aggressioni, sanzioni adeguate contro prostituzione sulle strade, abusivismo commerciale, parcheggiatori abusivi e accattonaggio». Le richieste sono state avanzate nel corso di un incontro al Viminale tra il ministro Alfano e una delegazione dell’Anci guidata dal primo cittadino di Catania Enzo Bianco per la Conferenza Stato-Città e Autonomie locali chiesta su questi temi dall’Associazione dei Comuni.
«Sono state affrontate – ha spiegato Bianco – diverse complesse questioni riguardanti la sicurezza urbana. Abbiamo chiesto e ottenuto di riprendere i contenuti del disegno di legge di riordino della polizia locale, per un potenziamento in uomini e strutture, un miglioramento dell’addestramento e della formazione, predisposto nella passata legislatura, a cui io stesso ho lavorato, e che era stato condiviso a larghissima maggioranza. Si è convenuto che il testo potrebbe rappresentare la base di un provvedimento del governo condiviso dall’Anci. Parlando poi della dotazione difensiva della Polizia locale, ossia dissuasori e spray urticanti, viste le aggressioni sempre più frequenti in zone ad alto tasso di criminalità, abbiamo chiesto al Ministro di emanare una direttiva che consenta di avere un atteggiamento omogeneo su tutto il territorio nazionale».
Si è discusso anche, ha concluso Bianco, «Di questioni a metà tra sicurezza urbana e degrado civile: prostituzione nelle strade, abusivismo commerciale, accattonaggio e parcheggiatori abusivi, emergenze rispetto alle quali le sanzioni previste dalla legge non sono adeguate e sufficienti per cui occorre andare rapidamente verso una definizione di interventi che consentano di incidere su questi fenomeni».