Di fronte a un caso come quello del “Piano Giovani” elaborato dalla Regione siciliana c’è da rimanere esterrefatti. E mai possibile, è inevitabile chiedersi, che si possa arrivare a tal punto di improvvisazione, impreparazione e incapacità? Possibile che si debba essere governati ed amministrati da persone assolutamente incompetenti? Veri e propri dilettanti allo sbaraglio. Possibile che il presidente Rosario Crocetta, che sciocco ed incapace non è, sia circondato da persone assolutamente non all’altezza delle necessità?
Possibile che non ci siano più persone capaci in Sicilia da essere chiamate e dare il loro contributo? Oppure, come sta avvenendo, da tanti anni a questa parte, a Roma come a Palermo, come a Catania, chi governa debba continuare a scegliere persone sbagliate e a compromettere una situazione generale sempre più compromessa?
In Italia le cose vanno al contrario. Più incapace, impreparato, incompetente si è e più avanti si va. Per di più, ad aggravare le cose, spesso tutti questi requisiti si abbinano a presunzione, arroganza e supponenza.
Il risultato è un intruglio micidiale, un fiele amaro e velenoso che sta uccidendo la speranza. Come il fallimento, speriamo solo momentaneo, del “Piano Giovani” ha ucciso le speranze di tante ragazze e ragazzi siciliani disposte a guadagnare qualche centinaio di euro al mese per non pesare totalmente sul portafoglio dei genitori. Sempre che qualcosa nel portafogli ancora ci sia.
“Mi illumino d’impaccio” era il soprannome del raccomandatissimo tenente di complemento incontrato nel corso del servizio militare: sciocco, ignorante e tronfio.
“Come tanti, tantissimi, del resto della pubblica amministrazione. E non se ne abbiano a male i tanti impiegati per bene e capaci ma purtroppo è verità sacrosanta che per molto, troppo tempo, le regole di assunzione erano quasi sempre (diciamo al 99,99%) legate a un requisito fondamentale: la raccomandazione. Poi, se qualcuno tra i raccomandati risultasse bravo, quello era un fatto accidentale legato solo alla fortuna del caso. Il merito un oggetto sconosciuto.
Ecco perché l’Italia non figura in nessuna classifica di qualità. Quello che è difficile capire è che, vista la situazione del pubblico impiego e considerato che ad essa si cerca disperatamente di porre rimedio (con scarsi risultati, bisogna dire, specialmente in certi ambiti specifici e peraltro molto importanti), il reclutamento della classe dirigente legata alla politica avrebbe dovuto puntare esclusivamente a qualità, preparazione, cultura, dinamismo. Invece… capre (umane) ovunque e spesso anche capre vecchie.
E poco importa se la capra (senza offesa per il povero animale) è vecchia o giovane, sempre capra resta. Vogliamo finalmente cambiare? Oppure, mentre sprofondiamo al livello della peggiore repubblica delle banane, dobbiamo continuare a subire ministri, assessori, presidenti e consiglieri di cda che balbettano, gracchiano, emettono suoni gutturali, sgrammaticano e non sanno quello che si deve fare e neppure a chi farlo fare bene? Il rischio è che si diventerebbe la repubblica delle capre, cosa ben peggiore.
Giovanni Iozzia