Franco Battiato pittore non è una sorpresa perché ormai dipinge da tanti anni. Franco Battiato una meraviglia perché anche in questo settore, come nella musica e nel cinema, riesce a mettere dentro un pizzico di magia rendendo le sue opere un tantino speciali. Eppure lo stesso Battiato dice: «Nella pittura sono io, nella musica sono un altro» e poi spiega «Al mattino, nella mia casa sull’Etna, suono l’harmonium e canto, ma non sono io, dopo, poiché sono un musicista raccolgo le note e le faccio diventare anche musica commerciale».
I suoi dipinti, no, non sono un fatto commerciale. Gli servono per conoscersi meglio. Dice bene la critica d’arte fiorentina, Elisa Grandi, «Battiato non cerca il plauso mondano, non deve vendere. Dipingere e disegnare è un esercizio i conoscenza, di osservazione profonda». La mostra dei dipinti di Battiato organizzata da Fiorella Nozzetti a Istanbul, nella sala espositiva della Beyoğlu Belediyesi Sanat Galerisi, ha saputo offrire a tutti questa caratteristica. Alla presenza del sindaco di Beyoğlu, Ahmet Misbah Demircan, del sindaco di Catania, Enzo Bianco, dell’ambasciatore italiano in Turchia, Gianpaolo Scarante, ha visto una partecipazione che è andata molto al di là delle aspettative. Decine e decine di visitatori, moltissimi gli italiani, hanno letteralmente invaso la sala. Un successo per Battiato ma anche per l’Italia, la Sicilia e Catania in particolare.
Il percorso espositivo, curato da Elisa Grande con la collaborazione di Giuseppe Lo Magno, si è snodato svelando un ventennio di ricerca dell’autore sui temi della meditazione, della ricerca spirituale, della sete di conoscenza del Sé, capaci di innescare nello spettatore reattivi mentali, invitandolo ad uno sguardo attento, profondo, aperto alla scoperta della ulteriore possibilità, insita in ogni cosa.
«Una volta – spiega Battiato -, pensavo che la mia totale incapacità nel disegno dipendesse dalla mancanza di una naturale predisposizione, come nel caso di uno stonato che non riesce ad emettere la stessa nota che ha in testa. Col tempo ho scoperto invece che avevo un’idea astratta, archetipa, dell’oggetto che osservavo: quello che mi mancava era la possibilità di coglierlo nella sua esatta forma. Per analizzare praticamente questo genere di chiusura iniziai a dipingere, per pura sfida: questa terapia riabilitativa mi sta privando di quel difetto, pilastro di certa consacrata pittura moderna».
Per questo la mostra si chiama “Quisque faber fortunae suae” cioè “Ognuno è artefice della propria fortuna”. Sì, è vero quello che dice Battiato «Noi siamo in grado di fare qualsiasi cosa, di ottenere qualsiasi risultati, dobbiamo solo smettere di essere testardi e capire che senza la metafisica la vita è inutile».
Giovanni Iozzia