Ha vinto la disperazione, Salvatore La Fata non ce l’ha fatta

Il ratto di Proserpina

Il ratto di Proserpina

Salvatore La Fata non ce l’ha fatta. A dieci giorni dal quel gesto disperato o incosciente il suo cuore si è fermato. Come si era fermata la sua vita nello stesso momento in cui si era visto sequestrare il suo “ben di Dio” con cui voleva dar da mangiare alla sua famiglia. Il suo panchetto di frutta e verdura illegale era il ripiego al lavoro che non aveva più.

Faceva l’operaio edile, Salvatore, ma era da tempo che lavoro non ne vedeva più. E del resto come si fa l’operaio edile in una città in cui l’edilizia, ma non solo quella purtroppo, è ferma ormai da anni? Così dalla certezza di un non lavoro, Salvatore il lavoro se l’era trovato, anche questo senza certezze ma soprattutto non in regola. Fino a quel disgraziato 19 settembre in cui tutta la merce gli venne sequestrata.

Da lì la disperazione e quel gesto assurdo di darsi a fuoco vicino al distributore di piazza Risorgimento. Poi l’ambulanza. Il ricovero in ospedale. L’agonia senza fine, per dieci giorni in bilico tra la vita e la morte. Il dolore della moglie che adesso sarà totale. E oggi l’epilogo più triste che mai avremmo voluto.

Se voleva dare un segnale, Salvatore ce l’ha fatta. Ha bloccato l’emozione di una città davanti alla sua disperazione. Adesso bisognerà vedere se Catania ha davvero ascoltato o ha solo sentito per il tempo necessario a mettersi in vetrina.

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