Sono le quindici e dieci quando un paio di steward aprono i cancelli del Tupparello. Una comunicazione orale avverte i futuri spettatori di Acireale-Igea Virtus che la partita dovrebbe disputarsi a porte chiuse, visto il mancato benestare della commissione giudicante. La gente, confusa, come lo siamo noi tuttora, viene fatta accomodare ugualmente, al costo di una libera offerta. Se per un attimo la mente aveva immaginato di lasciarsi impregnare dal bagno di colore delle tifoserie, di ritrovare la gloriosa atmosfera nell’incontro tra due vecchie signore di provincia, ecco d’improvviso l’atterraggio brusco tra le desolate pianure della realtà: ai barcellonesi è stata vietata la trasferta per motivi di ordine pubblico.
Una delle sfide più accattivanti dell’intero campionato di Eccellenza inizia, così, immersa in un contesto che lascia perplessa la maggioranza dei presenti. Ritrovandosi dinanzi alla capolista, l’Acireale decide di non cambiare il proprio abito della domenica. Il triangolo di centrocampo granata accoglie a braccia aperte il 4-4-2 variabile degli ospiti. La chiave di volta di tale schieramento è Crifò, esterno destro.
Nel bel mezzo della sfida viene accentrato dal proprio allenatore, quando invece all’alba della stessa aveva oscurato il sole di Gabriele Giulio. Il giovane terzino guarda il suo avversario sfuggire via in diverse circostanze, perde di vista Crinò, il centravanti, rifugiatosi proprio nella sua fascia laterale. Al decimo, appunto, Linguaglossa compie la parata più bella ed importante della partita, su un tiro proveniente dal quadrante incriminato. Come se il momento giusto fosse passato inesorabilmente, i giallorossi perdono fiducia, e sono i padroni di casa a spingersi lontano dal guscio.
Il bomber Nicolosi calcia fuori dallo specchio della porta almeno quattro degli otto tiri prodotti dalla squadra nel primo tempo. In determinati passaggi della gara sembra quasi che l’intero attacco acese coincida con la sua persona. Il pubblico, nel frattempo, inizia a covare il suo bel risentimento nei confronti di Martinez, la punta centrale di Mister Ricca. Il disappunto riguardo la prestazione del numero nove sboccia al cinquantacinquesimo: al suo posto entra Maggioloti, circondato da un inquietante sottofondo di fischi ed improperi. Consapevole di non esserne il destinatario, regala alla sua squadra delle prospettive di pericolosità per certi versi dissimili rispetto a prima.
Una sfida equilibrata e avara di grandi spunti tecnici viene sbilanciata, d’un tratto, da una decisione sacrosanta del direttore di gara: l’espulsione di Carmelo Ricca per doppia ammonizione. Allora, a questo punto, l’Igea Virtus si riversa nella metà campo avversaria per cercare la quarta vittoria consecutiva: no, non proprio. Ad eccezione di una mischia furibonda in occasione di un corner, gli ultimi dodici minuti sono targati Acireale. Il team del Presidente D’Amico interpreta le difficoltà con una passione, questa sì, fuori dal comune. Spinge, ci prova, cavalca l’entusiasmo di un giocatore vero: Truglio, detto Pino. Agli ospiti va riconosciuta una grande umiltà, un valore che ha permesso loro di conservare un punto sicuro anziché tentare la sorte e perdere tutto. Finisce zero a zero, il risultato più giusto.
Mario Cardone