Rosario Crocetta “chiude” l’accordo nazionale con Matteo Renzi, chiude di fatto il Megafono, i cui deputati regionali transiteranno nel Pd, e mette alle strette il segretario regionale dei democratici Fausto Raciti. Per di più, in vista della sfiducia all’Ars, prevista per il prossimo 21 ottobre, incassa positivamente il rifiuto (forse anche in virtù dell’accodo romano) del Nuovo Centro Destra di votare la proposta del Movimento 5 Stelle. Angelino Alfano in persona ha dichiarato che la Sicilia non va assolutamente commissariata. Una vittoria, dunque, su tutta la linea del presidente della Regione che, dopo le tante e durissime polemiche, conta persino di mantenere al suo posto di assessore Nelli Scilabra. Quindi, sostenuto dai renziani, Crocetta è oggi senza dubbio molto più forte. Questo non sopisce le polemiche che continuano a divampare furibonde.
Il crocettiano senatore Giuseppe Lumia attacca i vertici del pd siciliano, dicendo e poi pubblicando sul suo blog: «In Sicilia abbiamo avviato una stagione politica rivoluzionaria. Abbiamo toccato i gangli vitali del vecchio sistema di potere. Sono i settori della formazione professionale, della sanità, della burocrazia, dei rifiuti e delle energie alternative… gestiti dalla vecchia politica in modo burocratico-clientelare e spesso affaristico-mafioso. Una stagione che sin dal suo inizio è stata avversata in tutti i modi da coloro che avevano tutto l’interesse a conservare lo status quo e che spesso ha trovato alleati anche all’interno di alcuni settori dello stesso Partito democratico. Il Pd in Sicilia rischia di diventare punto di equilibrio della conservazione siciliana. Tutto ciò va impedito. Un deriva pericolosissima che bisogna scongiurare».
Sempre Lumia aggiunge: «Oggi vediamo un Pd che non usa il linguaggio delle riforme e del cambiamento, che non ha mai avanzato una proposta di riforma. Fino adesso l’unica proposta che ha caratterizzato una parte del Partito democratico è quella del rimpasto. C’è da affrontare il tema drammatico dei giovani? Risposta: il rimpasto. C’è da affrontare il tema decisivo di come lasciamo alle spalle il modello della “Sicilia terra di consumo” per abbracciare, finalmente, quello della “Sicilia terra di produzione”? Risposta: il rimpasto. C’è da affrontare il problema delle infiltrazioni mafiose e degli affari di Cosa nostra? Risposta: il rimpasto. C’è da affrontare il tema della malaburocrazia, che è uno dei mali micidiali del mancato sviluppo della Sicilia? Risposta: il rimpasto. C’è da promuovere le nostre grandi vocazioni agricole e culturali? Risposta: il rimpasto. C’è da risanare e migliorare la sanità per offrire ai cittadini servizi efficienti? Risposta: il rimpasto».
Furiosa la risposta di Raciti: «Apprendo dalla stampa che il senatore Beppe Lumia accusa: “Una parte del partito è diventata burocratica e clientelare e con tratti anche di affarismo e di corruzione mafiosa”. Ora basta davvero. È insopportabile assistere all’accusa di affarismo, clientelismo, collusione mafiosa da parte di un uomo che ha beneficiato per sei legislature dei voti dei Ds prima e del Pd dopo senza avere mai dato nulla a questo nostro partito. È offensivo per la gente del Pd e per chi nella lotta alla mafia ha pagato prezzi altissimi. È insopportabile l’ipocrisia di chi pretende di rilasciare patenti di moralità a seconda che si contesti o meno il governo della Regione Sicilia. Tutto questo mentre la barca della regione affonda tra fallimenti politici e buchi nei conti della regione. Se Lumia ha qualcosa di serio da dire faccia i nomi, altrimenti ci faccia la cortesia di tacere».
A fare scattare Lumia senza dubbio era stata la precedente dichiarazione di Raciti: «La decisione di Crocetta di far confluire i deputati del Megafono nel gruppo Pd somiglia semmai al gioco delle tre carte. Una mossa, ideata dai “soliti noti” e dettata dalle evidenti difficoltà del governo regionale, per tentare di condizionare la linea politica del nostro partito all’Ars».
Le polemiche e le reciproche accuse certamente non si fermeranno qui.