«Il Comune di Catania in collaborazione con il Servizio Veterinario della ASP e le Associazioni di Volontariato, promuove azioni di sensibilizzazione e di informazione dei cittadini sulla presenza delle colonie feline sul territorio comunale, al fine di realizzare una corretta convivenza con gli animali». Lo afferma tramite una nota il responsabile dell’Ufficio Progetto animali, Colonie Feline, Rosario Puglisi.
Negli ultimi tempi sono infatti giunte numerose segnalazioni sulla presenza nel territorio, anche privato, di colonie feline che vengono osteggiate da condomini e cittadini.
«I gatti liberi che vivono sul territorio comunale appartengono al patrimonio indisponibile dello Stato e sono tutelati dal Comune – precisa Rossi -. Le colonie feline sono protette sul territorio da Leggi nazionali e regionali che riconoscono la territorialità dei gatti. I felini, tra l’altro, sono considerati fonte di equilibrio per l’habitat circostante. Come stabilito dal Trattato sul funzionamento dell’Ue, i gatti sono esseri senzienti titolari di diritti quali la “vita” e la “cura”. Pertanto è sbagliato un approccio culturale e metodologica che li inquadri come oggetti».
«In particolare – continua Puglisi – la legge statale 281/91 e la legge regionale 15/2000, vietano di maltrattare e di allontanare dal loro habitat naturale i gatti che vivono in libertà, intendendosi per habitat naturale qualsiasi territorio o porzione di esso, edificato e non, dove stabilmente sia insediato un gatto o una colonia felina in libertà, indipendentemente dal fatto che sia accudita dai cittadini».
«Occorre precisare che, sulla base della normativa richiamata e delle giurisprudenza, anche nel caso in cui i gatti si siano stanziati all’interno di un condominio, questo diviene il loro habitat naturale e di conseguenza non è possibile impedire ai gatti di passare o stazionare nell’area così come non è possibile allontanarli; si precisa, altresì, che ogni attività in tal senso configura maltrattamento degli animali perseguibile civilmente e anche penalmente ai sensi dell’art. 544 ter del c.p. che prevede il reato di maltrattamento degli animali».
«La cattura e lo spostamento dei gatti liberi – avverte Puglisi – può essere disposta solo per comprovati motivi sanitari. In caso di malattia l’animale viene isolato e curato presso rifugi sanitari comunali o presso rifugi privati per gatti. A guarigione avvenuta il gatto viene rimesso in libertà nella colonia di appartenenza. Chi intendesse accudire una colonia felina deve comunicarlo al Comune che provvederà a fornirgli un apposito tesserino di riconoscimento; è stato infatti istituito presso il Comune di Catania un apposito elenco di gattare e gattari».
«Il Comune di Catania – conclude Puglisi – riconosce l’attività benemerita dei cittadini che si occupano della cura e del sostentamento delle colonie feline, in quanto la predetta attività rappresenta un elemento migliorativo per la condizione dei gatti che vivono in libertà , e censura la condotta di coloro che in vario modo e a vario titolo ostacolano l’attività di chi si prende cura delle colonie feline. Il Comune di Catania procederà senza indugio nei confronti dei responsabili di ipotesi di maltrattamento e di allontanamento dei gatti sia nelle sedi di giustizia civile che nelle sedi di giustizia penale, essendo il reato di maltrattamento degli animali espressamente previsto dall’art. 544 ter c.p.».
Critica l’Enpa di Catania che attraverso il suo vicepresidente provinciale, Stefania Raineri, così commenta: «Queste comunicazioni sono ovvie e tardive e giungono dopo “appena” 20 anni dalla Legge che le afferma. Difatti è con la Legge Quadro del 1991 che il gatto gode di tutti questi diritti. L’Ufficio Progetto Animali in pratica ha “inventato l’acqua calda”. La questione invece che questo Ufficio Progetto animali del Comune di Catania continua ancora a non tenere in considerazione e non “proclama” è la parte onerosa e cioè, curare i gatti, fare un gattile autorizzato. Non, invece, fare improvvisare i cittadini nei ruoli di nurse o veterinari e lasciare alle loro case il compito di trasformarle in reparti di degenza».
«Investimenti seri fino ad oggi non se ne sono fatti – conclude la Raineri – e si continua a mettere i cittadini di fronte a mille problemi in nome dell’amore che si ha per queste creature. Nel mondo della sola immagine a costo zero, Enpa non ha nulla da apprezzare».