Nei giorni scorsi si è sopita la polemica tra il segretario regionale del Pd e deputato nazionale acese, Fausto Raciti, e il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta sull’intenzione di vendere ai privati le Terme di Acireale. Il motivo è senza dubbio il ritrovato accordo sulla nuova giunta regionale, avvallato dal segretario nazionale del Pd e premier Matteo Renzi.
Ma la questione delle Terme rimane aperta e mostra una contrapposizione netta fra Crocetta e il commissario Luigi Bosco. Anche perché le regole sono chiare: liquidare l’attuale società di gestione, interamente di proprietà della regione, e quindi preparare il bando per l’affidamento ai privati. Le regole per questo sono da stabilire e se ne parla ormai da anni.
In ogni caso, dopo l’opera di demolizione condotta con perizia sotto i governi Cuffaro e Lombardo, l’ingegnere Luigi Bosco ha tentato di mettere in azione alcune cose. Durante questi ultimi mesi sono stati riaperti i reparti “inalazioni” ed “insufflazioni” e sono di nuovo fruibili i trattamenti a base di fanghi termali. Non è molto ma si tratta pur sempre di un passo avanti. Poi c’è il chiaro segnale da parte del nuovo sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo, e del Consiglio comunale che (essendo il Palazzo di Città non fruibile a causa dei lavori di ristrutturazione) hanno scelto di riunirsi nel Salone delle Terme. Ovviamente dopo avere stipulato una regolare convenzione. Un problema rappresenta il debito con Unicredit, con cui pare sia indispensabile cercare un punto d’incontro con la banca già nominata, creditrice di diversi milioni per il mancato pagamento delle rate del mutuo. Pare siano circa 8 milioni di euro. Altri 4 sono da dare a diversi fornitori. Un totale di quasi 13 milioni di euro di debiti. Una somma che chi vorrà la gestione del complesso si dovrà inevitabilmente sobbarcare. Oltre, ovviamente, a tutti i costi di ristrutturazione, rilancio e gestione. Quanto costerà tutto questo si potrà sapere solo nel momento in cui qualcuno si presenterà con un piano industriale credibile.
Ma c’è qualcuno in Italia, in Europa e nel mondo, interessato alla gestione delle Terme? La risposta è sì. Pare sia già stata avanzata una sorta di proposta e non è lo stesso sceicco della Perla Jonica. Solo che fino a ora le risposte sono state poco chiare, confuse e timide o addirittura sfuggenti, come se parlare delle Terme con serenità e serietà fosse impossibile. Forse con l’arrivo della Città Metropolitana, il prossimo anno, le condizioni politiche potrebbero anche cambiare e un’offerta seria, competitiva, correttamente imprenditoriale, trasparente, si potrebbe realmente fare avanti. Nella speranza, nel contempo, che la demolizione delle Terme non sia del tutto compiuta.