Catania – Stamattina un uomo ben vestito si è avvicinato indisturbato al sindaco Enzo Bianco e gli ha sferzato un sonoro pugno in faccia. Molto forte, dicono, e solo uno. Non specifichiamo il numero perché averne dato “solo uno” sia meno grave, ma solo perché quel “signore” (che signore non è, è chiaro!) solo uno è riuscito a sferrarne visto che è stato subito bloccato dalla polizia.
Il fatto è avvenuto di prima mattina, l’ora in cui si comprano i giornali sotto casa. E magari proprio questo stava facendo Bianco, una passeggiata sotto casa possibilmente accompagnata da un caffè e da un occhio buttato qua e là sui titoli dei giornali esposti nell’edicola di via D’Annunzio. Un momento di relax, che precede la frenesia della giornata, in cui ti senti protetto. E invece incontri uno che non conosci, ti guarda e in un secondo gli si incucchiano i fili del cervelletto pazzo e la notizia esplode. Ovunque. Dentro e fuori la città.
E con l’eco che si merita un atto tanto vile, conquista tutti. Politici, associazioni di categoria, europarlamentari. Chiunque. Solo sui social network qualcuno, e più di uno, alla solidarietà per il gesto deprecabile aggiunge “una bella sugghiata di coppa se la merita”. Ringraziando il Cielo è finito tutto per il meglio. Il sindaco è caduto a terra ma – da quello che ci hanno detto gli esperti della comunicazione del Palazzo – senza conseguenze tali da interrompere o sospendere l’agenda di appuntamenti prevista per la mattina.
Eppure vorremmo andare oltre l’evento di stamattina, compiuto magari da un folle abituale, e chiederci cosa sarebbe potuto accadere se al posto del sindaco ci fosse stato un cittadino comune a passeggiare per strada. Oppure uno dei nostri figli il sabato sera in piazza teatro Massimo dove orde di ragazzini (in gruppi più che cospicui) seminano il terrore. E chi questo terrore lo patisce o lo rischia, in pieno centro storico a Catania, non ha nessuno che lo protegge. Né scorta né altro. E se il pugno che riceve è solo uno, gridare al miracolo è quasi doveroso.
Sarebbe sbagliato a questo punto sperare che il pugno sferzato a Bianco in pieno giorno possa essere il punto di inizio per qualcosa da cambiare e adeguare? Per offrire a chi la abita o la vive, una città sicura?
Sarebbe sbagliato desiderare vivere in una città che garantisca sicurezza anche per aver ricevuto un milione e mezzo di euro dal governo per finanziare il progetto Pon “Catania città sicura”? Sarebbe sbagliato attivare in tempi brevissimi – e certi finalmente – il sistema di videosoveglianza che è stato già acquistato e montato spendendo 350mila euro?
Così, giusto per iniziare. Per compiere quel primo passo che restituisca alla nostra città le cose che ha perso in questi anni: dignità, lavoro e rispetto.
Monica Adorno