Catania – L’acronimo significa Piano urbanistico attuativo, ma per Catania e i catanesi quelle lettere puntate hanno ben altro significato. Il P.U.A. rappresenta infatti una scommessa e un’opportunità per la comunità etnea, ma anche un rischio reale di sacrificare parte del territorio alla speculazione. E bene evidenzia questo aspetto la guerra combattuta a colpi di conferenze stampa e di esposti, portata avanti dal Comitato di associazioni che si oppone al mega progetto che promette di trasformare un’ampia zona alle spalle del viale Kennedy per farne un polo turistico recettivo. E che dovrebbe, almeno nelle parole di chi lo ha proposto, riqualificare la zona sud della città, creando nel contempo occasioni di crescita economica, oltre che posti di lavoro.
Ma di cosa si tratta? I numeri forniti da Stella polare, la società che ha presentato il progetto, sono davvero notevoli: il complesso immobiliare avrà sede in un’area di circa 120 milioni di mq e ospiterà un Palazzo dei Congressi, un acquario, il Parco Stella Polare, un parco divertimenti e numerose strutture sportive. Stella Polare cederà al Comune di Catania il 40% del terreno di sua proprietà (pari a 523.542 metri quadri), su cui realizzerà a proprie spese le seguenti opere di urbanizzazione: parcheggi per 136.220 mq, strade per 95-122 mq, il parco urbano costiero, per 257.659 mq, isole attrezzate per 21.517 mq. Previsti anche negozi, di dimensioni medie – sotto i 200 metri quadrati – e che dovranno essere legati all’attività dell’acquario o comunque essere a servizio degli utenti. La previsione occupazionale è di oltre mille persone impiegate nelle varie strutture. Ossigeno puro in una città, come Catania, affamata di lavoro.
Eppure sono in tanti che parlano di cementificazione, speculazione e che evidenziano come questo tipo di opera non corrisponda necessariamente a una crescita economica. Fatto sta che, presentato per la prima volta nel 2005, dopo anni di progetti e varianti – l’ultima, relativa all’adeguamento alle prescrizioni dell’Enac è stata votata nell’aprile 2013 dal Consiglio comunale – il Piano è arrivato alla Regione. Ed è qui che si è consumata l’ultima battaglia della lunga guerra tra associazioni e istituzioni in relazione al Pua. Il verbale del Consiglio regionale all’Urbanistica, diffuso dagli esponenti del Comitato, parlerebbe infatti di Piano di Lottizzazione e non di Piano particolareggiato. Da qui la richiesta delle associazioni di rivedere in toto il progetto, non prima però di aver ascoltato la città, magari convocando un Consiglio comunale aperto. “Quel parere – spiega Nello Papandrea, avvocato dei No Pua – è stato dipinto come positivo ma così non è. Il PUA era stato presentato come piano di comparto ma la Regione afferma che per loro si tratta di variante al PRG e quindi, quando verrà adottato lo strumento attuativo, questo diventerà lottizzazione”. Per questo i rappresentanti del Comitato chiedono un confronto.
Anche se quanto scritto dall’assessorato potrebbe non essere vincolante, dato il parere esclusivamente consultivo. E l’amministrazione comunale, infatti, sembra intenzionata a proseguire.
“Da verbale del Consiglio regionale dell’Urbanistica risulta in maniera inequivocabile che il progetto sulla variante adottata dal Consiglio Comunale di Catania viene considerato ‘meritevole di approvazione’ – sottolinea l’assessore comunale all’Urbanistica, Salvo Di Salvo. Il documento contiene alcune indicazioni da tenere in considerazione nella fase di redazione del successivo progetto attuativo – evidenzia -. Una di queste riguarda il fatto che il piano di lottizzazione debba essere unico, come peraltro già previsto dalle norme della variante”.
Filone a parte è quello relativo all’aspetto giudiziario. Il Comitato ha infatti presentato un esposto alla Procura della Repubblica Procura in seguito a quanto emerso dalle intercettazioni del processo Iblis che vede coinvolto l’ex governatore Raffaele Lombardo. “La pervicacia con cui si è voluti giungere all’approvazione del Pua – scrivono nell’atto – ci hanno lasciati sempre perplessi, sino alle motivazioni della sentenza n° 139/14 depositata il 18.08.2014 che condanna (in primo grado) Raffaele Lombardo, per concorso esterno in associazione mafiosa ed evidenzia, tra l’altro, che la realizzazione del Pua è parte di un “modus operandi ampiamente collaudato” che prevede “l’acquisto di aree a destinazione agricola di rilevante estensione, della successiva presentazione di progetti per la realizzazione di parchi commerciali e di zone residenziali e della contestuale approvazione delle necessarie varianti urbanistiche, con il conseguente, esponenziale incremento del valore di mercato dei terreni acquistati”.
Melania Tanteri