L’intero versante nord dell’Etna ha tirato un sospiro di sollievo: l’ospedale di Bronte è salvo. Rimarrà autonomo e non verrà inghiottito nella paventata gestione comune con gli ospedali del versante occidentale dell’Etna. Soprattutto, però, manterrà tutti i servizi e i reparti attualmente in funzione, compreso quel Punto nascite, in passato strenuamente difeso dai cittadini e dalle forze politiche.
A dare la buona notizia è stato il sindaco di Bronte, Pino Firrarello: «L’ospedale è stato in passato il principale problema che abbiamo dovuto affrontare. Tutti sono a conoscenza delle difficoltà che abbiamo e stiamo ancora incontrando a causa degli interminabili lavori di ristrutturazione, ma soprattutto quanto impegno e determinazione politica è stata necessaria per sancire il principio che i servizi offerti dall’ospedale di Bronte non solo non potevano essere depauperati, ma dovevano essere potenziati».
«A determinare incertezze e dubbi – ha aggiunto il sindaco – anche i ritardi della Regione siciliana nel presentare il documento di riorganizzazione della rete ospedaliera. Adesso però che l’assessore Lucia Borsellino è riuscita a inviarlo a Roma, il ministro Beatrice Lorenzin lo ha approvato, garantendo all’ospedale Castiglione e Prestianni di Bronte l’assoluta autonomia rispetto a un suo possibile accorpamento con gli ospedali di Biancavilla e Paternò e mantenendo tutti i servizi e i reparti che al momento sono attivi».
L’ospedale di Bronte al momento mette a disposizione degli utenti: Pronto Soccorso, Chirurgia, Medicina, Pediatria, Ostetricia e Ginecologia, Psichiatria e Ortopedia. Offre inoltre ottimi servizi ed ambulatori di Cardiologia, Radiologia, Patologia clinica, Farmacia, Urologia, Anestesia e Rianimazione ed infine il Centro Raccolta sangue. Inoltre, inserito fra i servizi offerti dall’ospedale di Bronte vi sono la Lungodegenza e la Riabilitazione posti nel plesso ospedalieri di Randazzo.
«Io ringrazio – ha concluso Firrarello – il Sottosegretario di Stato, on. Giuseppe Castiglione, per aver seguito tutti i momenti dell’approvazione ministeriale, sostenendo le legittime esigenze di questo territorio. Adesso ci impegneremo affinché i lavori dell’ospedale vengano completati, i reparti dotati di apparecchiature, tecnologie all’avanguardia e del personale necessario».
In effetti, ridimensionare o chiudere l’ospedale di Bronte, non avrebbe avuto senso. Basta guardare la cartina dell’Etna per rendersi conto che i primi ospedali, che possono definirsi tali, più vicini al versante settentrionale del vulcano sono a Giarre e Biancavilla. Se fosse stato ridimensionato quello di Bronte, tutta la parte settentrionale dell’Etna sarebbe rimasta senza un ospedale.