Rino Nicolosi è morto 16 anni fa, il 30 novembre 1998, eppure sempre essere passato molto meno tempo, tanto forte è ancora il suo ricordo. Probabilmente è stato uno degli ultimi grandi protagonisti della politica siciliana. Quando, ai tempi della Prima Repubblica, fare politica era un impegno forte, quando si veniva eletti grazie al consenso della gente e non nominato per il volere del leader nazionale. E Nicolosi questo consenso lo aveva davvero, conquistato con anni di lavoro, di dedizione, di disponibilità.
Crescendo sotto la guida di una altro grande politico siciliano: Vito Scalia. Tanta gavetta, poi l’elezione all’Assemblea Regionale Siciliana e la presidenza della Regione, quando ancora a Palazzo d’Orleans non ci si andava per merito della spinta di una coalizione ma con il voto di un’assemblea difficile, diffidente, incoerente e infida. Nicolosi fu, veramente, il presidente di tutti i siciliani; conquistando sul campo la leadership del suo partito, la Democrazia Cristiana, e della politica dell’isola. Erano gli anni in cui si tentava di non sprofondare nel baratro e Nicolosi, con altri leader siciliani, pochi in realtà, tentò di dare vita ad un nuovo corso. Le regole di quel tempo, al di là delle singole volontà, erano purtroppo già scritte. Nicolosi, però, era dotato di uno spessore umano sconosciuto a tanti, seppur nel decadimento generale continuò ad essere punto di riferimento, fonte di consigli. Solo il male incurabile che lo colpì, dopo un momento in cui sembrava essere regredito, spense definitivamente quella luce.
Cosa è rimasto al di là dei ricordi? Poco o nulla, L’attuale classe politica sembra avere cancellato tutto riportando l’orologio della politica di venti anni. Parafrasando Giosuè Carducci: «La genìa nuova fu di pigmei e di folletti, di gnomi e di coboldi. E questi scavavano piccole fosse per deporvi le immondezze delle anime loro, e si chiamavano conservatori; e quelli saltabeccavano, come scimmie ubriache d’acquavite, su le loro frasi, e si gridavano rivoluzionari». Ed a Nicolosi calza benissimo la frase del principe Fabrizio Salina: «Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene…».
Ci piace concludere con le parole dello stesso Rino Nicolosi, riportate da Francesco Merlo nell’intervista pubblicata dal Corriere della Sera il 16 febbraio 1995: «Cominciate a ragionare: è mai possibile che la nostra storia sia una storia di infamità, senza distinzioni per nessuno, che tutti i nostri comportamenti fossero perversi, è mai possibile che Rino Nicolosi, la generazione dei Rino Nicolosi, quei giovani ambiziosi che volevano diventare ministri o protagonisti della politica, non avessero le loro strategie generose e coraggiose ma fossero soltanto dei mostri? E se invece i mostri foste voi?».
Giovanni Iozzia