Senza quasi rendercene conto viviamo nella pressoché costante condizione di sorvegliati speciali, spesso inconsapevoli del fatto che tutto ciò che pubblichiamo, condividiamo, dichiariamo sui social network non rimane circoscritto alle cerchie di amici e parenti ma diventa di pubblico dominio.
Tra tutti i social il mastodonte è chiaramente Facebook, che ci scruta dall’alto del suo miliardo e oltre di utenti sparsi per il globo.
Dopo le polemiche dei mesi scorsi riguardo la sicurezza e la tutela della privacy degli utenti sembra che le regole per garantire una maggior riservatezza dei dati personali siano diventate più chiare e comprensibili. Nonostante tutto la piattaforma più famosa del mondo rimane ancora una pericolosa minaccia per ciò che concerne la sicurezza delle nostre informazioni personali. Basta osservare il modo sempre più invasivo con cui il social ci invita ad esplicitare i nostri gusti, col falso presupposto di rendere maggiormente partecipi amici e parenti alle nostre vite, per capire che i diretti interessati a tutto questo non sono certo gli amici ma le migliaia di aziende e multinazionali che quotidianamente eseguono ricerche di marketing comprando interi pacchetti di informazioni su migliaia di affiliati al social network.
Molti hanno cercato di proteggersi da questo bombardamento come meglio hanno potuto, uno dei migliori stratagemmi è stato fin qui quello di celarsi sotto i più bizzarri pseudonimi. Ultimamente però molti di questi utenti sono stati costretti, tramite un messaggio preimpostato del social, a correggere tali pseudonimi con l’effettivo nome anagrafico, pena l’impossibilità di accedere al proprio profilo, salvo poi sostituirlo con un ulteriore nome fittizio che il social prende, almeno per il momento, per buono. Ma fino a quando sarà possibile mantenere ancora parzialmente nascoste le nostre identità sulla piattaforma più spiata del mondo? Quale sarà il prossimo attacco?
Marco Salanitri