Dal Fil Fest al concetto di benessere. La felicità in tre mosse con la formula di Becchetti

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Nelle foto alcuni momenti del Fil Fest

Tre giorni densi di eventi, di contributi culturali, di dibattiti per essere partecipi di un’economia diversa basata davvero sull’idea del benessere invece del profitto. Ma anche tre giorni per capire come costruire città più felici, il tema centrale del Fil Fest, il Festival della Felicità Interna Lorda che si è svolto a Catania. Tre giorni in cui è stato messo in pratica il metodo della partecipazione, della condivisione, del dialogo, della creazione di relazioni e connessioni dal basso, suggerito anche da Danilo Dolci, il Gandhi di Sicilia che è stato la figura di ispirazione dell’edizione 2014 del Fil Fest, organizzato e autofinanziato con una campagna di crowdfunding da Impact Hub e da Zo Centro Culture Contemporanee.

Una tre giorni che ha aperto studiato e proposto il metodo di Adriano Olivetti sul progetto di Ivrea, un ri-generare un’eredità grazie all’intervento della Fondazione Olivetti accompagnata da Ignazio Lutri, Luca Barbarossa e Melania Nucifora e della proiezione del documentario “La città dell’uomo” prodotto da Rai150.
Il primo imprenditore che ha fatto della sua azienda, pur tra tanti ostacoli, modello di benessere per i dipendenti non dal punto di vista economico ma di qualità della vita. Ma soprattutto una tre giorni che ha offerto la chiave di lettura per raggiungere quella benedetta felicità tanto agognata da tutti.

Fil-Fest-Il segreto per raggiungerla in tre mosse lo ha suggerito l’economista Leonardo Becchetti al termine di un appassionato incontro in cui ha snocciolato la formula: “Basta guardare ad Alex Zanardi, l’ex pilota di formula uno costretto sulla sedia a rotelle dopo un grave incidente e divenuto, tra l’altro, conduttore televisivo: massimizzare il nostro essere relazionale, avere una sfida da affrontare ogni giorno quando ci si sveglia, purché l’asticella di questa sfida non sia né troppo alta né troppo bassa; sapere trasformare, difficoltà e tragedie in opportunità”.

«Stanchi ma soddisfatti – dicono Stena Paternò di Impact Hub e Felicita Platania di Zo – per come il Fil Fest abbia raggiunto i suoi obiettivi e per la visibilità che le nostre idee e i nostri propositi hanno avuto tra i partecipanti, sui media, sui social.
Vediamo crescere il festival e ci auguriamo di riuscire a raggiungere una dimensione ancora più ampia, nazionale, l’anno prossimo».
«In questi tre giorni siamo riusciti a far riflettere su un modo diverso di concepire l’economia a servizio della felicità delle persone e non subita dai cittadini visti unicamente come consumatori. E siamo riusciti a diffondere il concetto che felicità è partecipazione – spiegano Stena Paternò, Mara Benadusi e Olivella Rizza di Impact Hub -. Siamo anche riusciti a raccogliere e mettere insieme dei pezzi di città, abbiamo lavorato sugli aspetti sociali che ci sono cari, a far dialogare diverse realtà facendo del Fil Fest un contenitore di cose che accadono con il metodo della collaborazione, creando nuove energie che vengono dal basso.

È il caso dell’incontro, assolutamente innovativo “Catania dall’intimo dei quartieri” a cui hanno partecipato per la prima volta tutti insieme comitati di quartiere, associazioni e realtà attive in vari territori della città segnando una tappa importante di un percorso cominciato insieme oltre sette mesi fa. Ci auguriamo che questo sia solo l’inizio».
«Ci è molto piaciuta l’interazione con la città e la dislocazione degli eventi del Fil in due diversi luoghi è stata estremamente interessante – afferma Felicita Platania di Zo -. Ci riproponiamo di farlo ancora di più in futuro, per portare il Fil Fest nei posti dove si fa cultura ma anche tra la gente, come fu in occasione del festival Mappe alla fine degli anni Novanta con cui, da questo punto di vista, il Fil Fest ha diverse analogie».

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