Aci Castello, tassa di soggiorno più alta di Taormina. In rivolta Federalberghi

Il palazzo dei Normanni di Aci Castello

Il castello normanno di Aci Castello

Chi pernotterà in uno degli alberghi a 4 stelle di Aci Castello dal prossimo primo aprile al successivo 31 ottobre dovrà pagare 2 euro e 50 centesimi invece che 1 euro. L’aumento del 150% della tassa di soggiorno è stato deciso dal Consiglio comunale castellese in una delle ultime sedute del 2014. L’atto ha sollevato le ire degli albergatori della zona.
«L’aumento dell’imposta di soggiorno ad Aci Castello è un tradimento e uno schiaffo al buon senso. La situazione di crisi pare sia lampante per tutti, fuorché forse per il sindaco Drago e la sua giunta, cui basterebbe leggere copia dei bilanci delle aziende o ascoltare i sindacati dei lavoratori», è il durissimo commento di Nico Torrisi, proprietario dell’hotel Baia Verde, ex assessore regionale e presidente di Federalberghi Sicilia, che aggiunge: «Al contrario – aggiunge Torrisi – il consiglio comunale ha modificato il regolamento dell’imposta di soggiorno inserendo due stagionalità e applicando, poi, incrementi del 100% e 150% con effetto immediato e decidendo al posto della Giunta un incremento addirittura superiore a quello dichiarato dal sindaco e, comunque, con importi più alti della città di Catania e, persino, di Taormina».
«Cecità, un esempio di cecità aggiunge Ornella Laneri, presidente regionale di Confindustria Alberghi e gestore dello Sheraton che ha anche scritto sul suo profilo Facebook: «Ho avuto la conferma di come politica e pubblica amministrazione siano spesso lontane dalle imprese. Un evento apparentemente irrilevante, l’aumento della tassa di soggiorno nel piccolo paese di Aci Castello, ha evidenziato l’assenza di visione e condivisione da parte del primo cittadino che ha ottenuto consensi paventando il dissesto finanziario del Comune da lui stesso amministrato da anni! Che bella immagine, i viaggiatori come tappabuchi!».
Primo cittadino, Filippo Drago, che invece così giustifica la decisione assunta: «La legge stabilisce compiti e funzioni. Per il regolamento sulla tassa soggiorno, la competenza non è del sindaco ma del Consiglio che nel nostro caso ha votato bipartisan, maggioranza e opposizione, una proposta fatta dalla commissione. Non da me. Anzi, io avevo suggerito un emendamento per la riduzione delle nuove tariffe ma è stato bocciato. Il nuovo regolamento istituisce una commissione tecnica, composta pure dagli albergatori, che deciderà sulla destinazione di questi introiti.
Esiste, peraltro, un piano ben preciso che fra l’altro prevede la creazione dell’ecomuseo, il biglietto unico dei siti museali, la promozione di eventi per la destagionalizzazione turistica».
E Torrisi, anch’egli dalla sua pagina Facebook, pur continuando a criticare, chiede proprio l’intervento del sindaco Drago: «L’aumento dell’imposta di soggiorno ad Aci Castello è un tradimento e uno schiaffo al buon senso. La situazione di crisi pare sia lampante per tutti, fuorché forse per il sindaco Drago e la sua Giunta, cui basterebbe leggere copia dei bilanci delle aziende o ascoltare i sindacati dei lavoratori. Al contrario, il Consiglio Comunale di Aci Castello ha modificato il regolamento dell’imposta di soggiorno inserendo due stagionalità e applicando, poi, incrementi del 100% e 150% con effetto immediato e decidendo al posto della Giunta un incremento addirittura superiore a quello dichiarato dal sindaco e, comunque, con importi più alti della Città di Catania e, persino, di Taormina. E se non si trova, meritoriamente, l’appoggio di parte della propria maggioranza, ecco arrivare in aiuto la stampella di pezzi di opposizione apparentemente supina e altrettanto disinteressata alle sorti delle imprese del territorio.
Un intero comparto auspica un immediato intervento della Giunta comunale perché riveda una scelta scriteriata e, a ragion veduta, mai né condivisa né condivisibile.
Federalberghi, di comune accordo con Confindustria Turismo, difenderà in ogni sede la sopravvivenza delle aziende turistiche ricettive alberghiere e dei loro dipendenti, i cui posti di lavoro sarebbero messi in serio pericolo da questa amministrazione».

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