Nei giorni scorsi i sindaci di Acireale, Roberto Barbagallo, Aci Castello, Filippo Drago, Aci Catena, Ascenzio Maesano, e Aci Sant’Antonio, Santo Caruso, hanno inviato una lettera aperta al Presidente della Regione, Rosario Crocetta, agli assessori regionali al Turismo, Cleo Li Calzi, e alla Cultura, Antonio Purpura, al Sovrintendente ai Beni Culturali di Catania, Fulvia Caffo, e al Direttore dell’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali del Cnr, Daniele Malfitana. I primi cittadini «manifestano forti perplessità in merito alle procedure che hanno determinato un protocollo d’intesa tra la Sovrintendenza e il Cnr, senza il coinvolgimento dei comuni interessati».
Si legge ancora nella lettera che «La partnership prevede un programma di ricerca multidisciplinare che ha come obiettivo lo sviluppo dell’area archeologica e paesaggistica, che comprende, oltre alla Terme Romane di Aci Catena, la via dei Mulini, la riserva della Timpa e l’isola Lachea. Il Parco della Valle delle Aci assume, per le caratteristiche che esprime, anche valenza di parco naturalistico e di corridoio ecologico nell’ambito del quale individuare le specifiche funzioni rivolte alla fruibilità di tutti gli ambiti interessati e correlati con il sito. È evidente, quindi, quanto sia imprescindibile, in una prospettiva di così alto profilo, che i Comuni vengano coinvolti come attori anziché come spettatori. E tuttavia non si comprende quali siano le ragioni che hanno tenuto estranee le municipalità dei luoghi interessati dalla predetta convenzione. I sottoscritti, pertanto, ritengono indispensabile il coinvolgimento di tutti i Comuni interessati alla perimetrazione del parco e chiedono la modifica della convenzione in essere, finalizzata all’inserimento di un rappresentante per ogni Comune coinvolto nominato con determina sindacale.
Durissima la risposta del portavoce del Comitato civico Terre di Aci, Mario Patanè: «Leggiamo con stupore misto a sorpresa il documento firmato da alcuni dei sindaci dei comuni interessati dal Parco Valle dell’Aci che evidentemente non hanno seguito l’iter di istituzione del Parco, né conoscono il contenuto della Convenzione che essi ora intendono modificare».
«La convenzione tra la Soprintendenza di Catania e l’Ibam-Cnr – spiega Patanè -, già autorizzata dall’assessorato regionale ai Beni Culturali, ha come oggetto lo sviluppo di un importante progetto di ricerca multidisciplinare che consente di avviare un programma di attività per la realizzazione di approfondite indagini scientifiche su base territoriale finalizzate alla conoscenza completa del patrimonio archeologico, architettonico e monumentale dell’area. Il progetto, in particolare, prevede la realizzazione di un’ampia e accurata ricognizione archeologica indirizzata all’identificazione di nuove evidenze che permettano di articolare una ricostruzione dell’evoluzione diacronica del territorio del Parco. Insomma, un progetto di ricerca applicata al paesaggio, nella sua visione complessiva».
«È del tutto evidente che una siffatta convenzione – continua Patanè -, così come è stata concepita e così come normalmente avviene nella interazione tra chi fa ricerca e chi fa tutela, per essere produttiva e soprattutto libera da condizionamenti esterni, deve essere libera da parti che provengono dal mondo della politica che potrebbero alterare per soddisfare specifici interessi le esigenze di tutela di aree notoriamente interessate da logiche speculative i cui effetti devastanti sono sotto gli occhi di tutti».
«Posto, dunque, che l’attività di ricerca così come è stata concordata tra le due parti, cioè Soprintendenza e Cnr, non può soggiacere a logiche burocratiche e localistiche che rischiano di rallentare o addirittura comprometterne la realizzazione – conclude Patanè -, è evidente che i Comuni, l’associazionismo, le forze sociali ed economiche devono essere, invece, ampiamente coinvolti nella successiva fase di ricezione dei risultati raggiunti e, dunque, di valorizzazione e fruizione delle evidenze e delle peculiarità segnalate.
«Auspichiamo che la politica locale, e in particolare il sindaco di Acireale – che finalmente si è accorto dell’esistenza del Parco dopo averlo ignorato nel proprio programma elettorale – capisca che non è interferendo su un importante progetto di ricerca (finora a costo zero per i comuni) che si favorisce la valorizzazione di un’area fondamentale per l’identità culturale del territorio. Lasciamo, dunque, tutti liberi le due Istituzioni che lavoreranno nei prossimi anni per le loro attività di conoscenza del territorio e attendiamo fiduciosi i risultati che essi ci permetteranno di vedere e, anzi, provino i sindaci promotori a sostenere finanziariamente l’iniziativa».