L’Europa, attraverso il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, chiede alla Grecia di accettare l’estensione del piano di salvataggio attuale entro oggi ma il ministro ellenico, Yanis Varoufakis, chiede almeno quattro mesi di tempo ma assicura il rispetto degli accordi. E precisa che: «La bozza di documento è assurda e inaccettabile». E l’Unione europea, con le parole del commissario europeo agli Affari economici Pierre Moscovici, risponde: «Non ci sono alternative alla richiesta dell’estensione del programma di aiuti da parte della Grecia».
Una situazione assolutamente ingarbugliata. Non c’è dubbio che sulla “questione Grecia” si gioca il futuro dell’Europa, non solo per quanto riguarda le scelte di politica economica. Purtroppo in alcune occasioni il grado di comprensione dei problemi che a volte sembra difficile. In questi giorni l’idea che gira in Germania che per i paesi del Sud dell’Europa più che una consapevolezza dei propri errori, sia diffusa l’idea che la colpa di tutto sia dell’intransigenza tedesca. Scriveva alcuni giorni fa il Die Welt online: «Per il caso che qualcuno non avesse capito: la Germania è colpevole per la povertà nel Sud dell’Europa. E anche per le casse vuote dello Stato tra Grecia e Spagna. E per giunta colpevole per l’orgoglio spezzato dei Paesi in crisi. Questo pensano sempre più gli scontenti sulle rive del Mediterraneo – manifestato sia in articoli dei giornali, nei discorsi al Parlamento o in Rete».
Probabilmente la verità, come spesso accade, sta a metà: da un lato l’allegria di molti paesi nella gestione delle risorse economiche, dall’altro l’intransigenza dei tedeschi e dei nordici in particolare. Eppure è vero che se si fosse intervenuti per tempo, con un aiuto neppure troppo oneroso, la Greci ed i greci non avrebbero passato momenti difficili come quelli degli ultimi anni. Non c’è dubbio che i governanti abbiano truccato i conti ma alla fine a pagare sono stati i cittadini che in fin dei conti sono europei.
Eppure la partita sembra essere ancora aperta. Di questo parere è Varoufakis che dice: «Non ho dubbi che i negoziati continueranno e non ho dubbi che ci sarà un accordo che sarà terapeutico per la Grecia e buono per l’Europa». Che il buon senso prevalga.
Mat