Un milione e quattrocento mila sono i minori in Italia che nel 2013 hanno vissuto in condizioni di povertà assoluta, la Sicilia – nella quale sono presenti ben 907 mila minori – è la regione con la più alta percentuale di dispersione scolastica pari al 25,8%. Dati importanti ma soprattutto preoccupanti perché in continuo peggioramento nel corso degli anni questo è quanto emerso al Tavolo Regionale della rete “Crescere al Sud” della Sicilia orientale organizzato presso i locali del Polo educativo Librino Villa Fazio. Crescere al Sud è una rete nazionale molto eterogenea che ha come obiettivo principale attenzionare le realtà emergenziali che interessano i minori. In questo contesto è bene evidenziare come la povertà presa in analisi non sia esclusivamente economica ma determini innanzitutto una carenza di opportunità di vita e di prospettive limitate e poco efficaci a garantire un futuro dignitoso a questi ragazzi.
Nello specifico il coordinatore della rete Crescere al Sud Matteo Rebesani ha evidenziato l’esigenza di «conoscere e mappare le diverse realtà presenti nei diversi territori al fine di poter presentare risposte concrete alle necessità dei più piccoli». Un’iniziativa realizzata ormai da cinque anni con la pubblicazione dell’Atlante dell’infanzia (a rischio) a cura di Save the Children.
Presenti all’evento rappresentanti di istituti scolastici, cooperative, associazioni ed enti pubblici unanimi nel considerare i minori come elemento fondamentale nella costruzione del bene comune per una società che punta alla qualità del proprio futuro.
A Catania la devianza minorile interessa per lo più i giovani dai 16 ai 18 anni secondo il coordinatore della rete delle Associazioni del Comune di Catania Claudio Saita: «è necessario promuovere la responsabilità sociale e sensibilizzare alla partecipazione civica mettendo al centro i minori e di conseguenza le loro famiglie».
Il project manager del Polo educativo Villa Fazio Dino Barbarossa ha sottolineato l’importanza del luogo dell’incontro, un centro di aggregazione giovanile che «vuole essere strumento di cambiamento per un territorio difficile come il quartiere di Librino nel quale i giovani sono tanti, non sempre scolarizzati, e facile preda della criminalità organizzata».