L’incontro organizzato alcuni giorni fa dalla Scuola Superiore di Catania con l’ambasciatore di Israele aveva come titolo “Innovazione – l’eco sistema israeliano”. In realtà l’ambasciatore Naor Gilon aveva ben altro e di più da dire. Ha infatti parlato, sì, dell’eco sistema del suo Paese ma ha affrontato anche diversi temi come “Il ruolo del Governo e della Ricerca e Sviluppo nel fare di Israele la “Start up Nation”. Israele e il ruolo delle multinazionali”. Una lezione che per i presenti, erano tanti i giovani, probabilmente ha destato ammirazione, un po’ di invidia e tanta rabbia perché l’Italia non è capace di tanto.
Naor Gilon non ha parlato particolarmente a lungo ma è stato preciso, coinciso, efficace. Non si è perso in giri di parole di circostanza. Ma principalmente ha esposto dati e fornite cifre. Israele è un piccolo stato numericamente, poco più di 8 milioni di abitanti, ma è al primo posto al mondo per la ricerca scientifica, per le capacità imprenditoriali, per la dinamicità dell’informazione tecnologica, per flessibilità e adattabilità, per spesa relativa a sviluppo e ricerca; al secondo per capacità innovativa e per investimenti con capitale a rischio; al quarto per brevetti di utilità per ogni milione di abitanti. Israele spenda il 4% del Pil per lo sviluppo e l’innovazione. Il punto dove la differenza con l’Italia è però la situazione giovanile, le aperture di credito e di possibilità che ad essi si concedono. Le start up attive sul mercato sono in questo momento 4.000 con un’immissione annua di mille nuove aziende. Da considerare che tutti i giovani israeliani, donne e uomini, devono fare tre anni di servizio militari, che possono diventare cinque. Questi giovani, una volta raggiunto il congedo a 23/25 anni non rientrano in famiglia. Riescono quasi sempre a trovare un buon lavoro perché l’esercito israeliano li addestra all’utilizzo dell’alta tecnologia. Chi si congeda ha sempre un’esperienza elevatissima di almeno tre anni fatta nei luoghi migliori per apprendere e specializzarsi.
L’ambasciatore si è anche recato anche a Palazzo degli Elefanti per un incontro con il sindaco di Catania Enzo Bianco. «Abbiamo parlato di cooperazione tra la Sicilia e Israele – ha detto Gilon alla fine del colloquio – in particolare per quanto riguarda l’agricoltura e le nuove tecnologie. Il sindaco Bianco ha avviato una cooperazione con la città di Tel Aviv. Ma questa cooperazione vogliamo incrementarla».
«Israele è un paese giovane e dinamico che sta puntando tutto sull’innovazione – ha affermato dal canto suo Enzo Bianco -. Sono partiti dall’agricoltura per giungere alle nuove tecnologie. Catania ha un grande interesse a stabilire un aggancio. Israele è leader nel campo ambientale e in particolare dello smaltimento dei rifiuti. Posseggono delle tecnologie all’avanguardia e una nostra delegazione si recherà a Tel Aviv per ricevere un aiuto a scegliere quelle per noi più adatte. Con l’Ambasciatore abbiamo parlato anche degli scambi tra i ragazzi delle nostre università. Siamo molto interessati al modello israeliano che punta a far nascere imprese piccole che creano innovazione: è impressionante il numero di brevetti che le aziende israeliane hanno depositato in questi anni. Abbiamo parlato anche di turismo. Per il momento c’è soltanto un volo estivo tra Tel Aviv e Catania, che sta andando bene ma contiamo di incrementarlo promuovendo le nostre attrattive, che sono tante, a cominciare dai siti Unesco, in modo da rappresentare un’alternativa alle altre mete del nostro Paese».