Animula, vagula, blandula. Ma chi lo ha scritto? E a chi era riferito? Forse le future generazioni non lo sapranno mai. Sì, perché ormai questa è l’Italia dell’Isola dei Famosi dei cosiddetti reality, della lotteria del successo e dell’affermazione che tra le regole di partecipazione non prevede il possesso di capacità e di sapere. L’Italia delle belle ragazze sculettanti e dei maschioni muscolosi. L’Italia delle feste ma non della mondanità, perché almeno lì vi era eleganza. Adesso sembra esserci solo cialtroneria e volgarità.
Ma è inutile rimpiangere il tempo che non tornerà più. Il problema è che adesso dobbiamo fare i conti con questa situazione che non solo produce una classe politica inadeguata ma che penetra in negativo tutti i gangli della nostra società. In fondo, dice un ministro della Repubblica, la cultura non si mangia. E la Casa dei Gladiatori a Pompei può crollare, il Castello Ursino a Catania può restare com’è (in attesa di tempi peggiori) e il Colosseo si potrebbe vendere a qualcuno. Ma veramente, non come fece il grande Totò con la Fontana di Trevi nel famoso film. Ormai non si parla più in italiano figurarsi se si capisce il latino. Poi, a far di conto, un’altra perdita di tempo. Così i bilanci dello Stato e degli enti locali vanno a rotoli. Colpa della politica. No, colpa degli italiani. Sono loro che, forse in preda alla confusione, non stanno ben capendo quale sia la cosa migliore. E, non trovando più conforto nelle frasi attuali non possiamo che ricorrere (ma per cattiveria e sfoggio di cultura, tanto di questi tempi si può impunemente catoneggiare) alle antiche citazioni: Ahi serva Italia, di dolore ostello. Nave sanza nocchiere in gran tempesta. Non donna di province, ma bordello».
In tutto questo, nei giorni scorsi è arrivata la notizia che Antonio Ingroia, insieme a Rosario Crocetta, è indagato dalla sua stessa Procura per le presunte assunzioni facili di Sicilia e-servizi, la società che gestisce i servizi informatici della Regione Sicilia. Poi c’è quella accusa di diffamazione a Treviso. In fondo nulla di che. Ma Ingroia sbalordisce tutti quanti in un’intervista rilasciata al giornale “Cronache del Garantista” diretto da Pietro Sansonetti in cui dichiara che «bisogna difendere i cittadini che talvolta sono troppo deboli di fronte ai magistrati e ai loro eventuali errori». Ha parlato anche di carcerazione preventiva, e ha detto che «in un Paese in cui i tempi per arrivare a una sentenza definitiva sono così lunghi, è facile che si arrivi ad utilizzare la carcerazione preventiva come una sorta di anticipazione della pena prevista in caso di condanna dopo i tre gradi di giudizio». Chi se lo sarebbe mai aspettato. Animula, vagula, blandula… quanto aveva ragione l’imperatore Adriano…
Mat