L’autista soccorritore del 118 non ha ancora nell’ordinamento giuridico italiano un suo preciso inquadramento. Lo dice il dottor Stefano Casabianca, da novembre 2014 commissario straordinario per la Sicilia dell’associazione Co.E.S. (Conducenti Emergenza Sanitaria) Italia e primo firmatario della petizione per l’istituzione a livello giuridico della figura professionale dell’autista soccorritore. Dunque, l’argomento è l’importanza del riconoscimento giuridico della figura dell’autista soccorritore. Con l’ottenimento di tale riconoscimento giuridico nella nomenclatura giuridica nazionale si potrebbe usare il titolo anche in altri paesi, occasione di lavoro sia per gli operatori che per i formatori, maggiore tutele per gli operatori e maggiori garanzie di qualità per gli utenti.
Per questo motivo da alcuni mesi è stata lanciata una petizione per il riconoscimento e l’istituzione della figura professionale di autista soccorritore. E Casabianca precisa: «Vogliamo far crescere le competenze sia a livello volontaristico sia a livello professionale. Quando si parla di salute l’eccellenza deve essere la regola».
Lo scorso anno la petizione è stata presentata sia al Parlamento sia alla commissione per le petizioni dell’Unione Europea che l’ha recentemente dichiarata “ricevibile” poiché trattasi di materia che rientra nell’ambito delle attività dell’Unione europea.
«La nostra intenzione – spiega Casabianca – è innanzitutto quella di sollevare la questione: vorremmo che questa figura venisse riconosciuta a livello giuridico acquisendo una maggiore professionalità. Vorremmo che per acquisire il titolo fosse necessario in primis avere un diploma di scuola media superiore a cui far seguire un corso di alta formazione spendibile poi o come volontario o come professionista».
Con il riconoscimento giuridico della professione innanzitutto si eviterebbe di «incorrere in problemi giudiziari: nell’emergenza purtroppo capita che si svolgano manovre necessarie senza averne la qualifica. È rischioso e grave. Il riconoscimento giuridico della figura professionale comporterebbe la definizione di mansioni, compiti e responsabilità redatte a livello nazionale. Ci sono realtà in Italia che vedono purtroppo, alla guida delle ambulanze, persone non formate e non in grado di intervenire e aiutare a livello extra-ospedaliero. Ogni Regione poi funziona a modo suo a livello formativo, e noi vorremmo una legge nazionale. Le ambulanze sono le prime a interfacciarsi con l’emergenza, ed è quindi giusto che il team che arriva sul posto sia composto per intero da persone in grado di reperire e fornire correttamente le informazioni necessarie alla struttura sanitaria di destinazione. Vorremmo dare livelli di assistenza maggiori. Inoltre poi il riconoscimento giuridico dell’autista soccorritore, oltre a garantire standard qualitativi, come già avviene con altre categorie professionali, consentirebbe di spendere la professionalità acquisita a livello europeo o internazionale».
Questo ovviamente non porterebbe all’abolizione del volontariato. «Abolizione che non vogliamo – sottolinea Casabianca -. L’idea è quella di professionalizzare un ruolo che quotidianamente ha a che fare con emergenze sanitarie. Una volta completato il percorso formativo il soccorritore può utilizzare queste competenze sia come volontario sia, eventualmente, come lavoratore. Un po’ come è accaduto con altre categorie professionali: anni fa non esisteva il riconoscimento della loro professione e non era necessaria una formazione specifica e professionale, eppure alcuni ruoli sono fondamentali ed è importante che si abbiano determinate conoscenze di base. Questa è l’idea della nostra petizione».