La provincia di Catania è la sestultima città italiana per quanto riguarda i costi dell’acqua più bassi rispetto alla media nazionale con 194 euro di spesa per anno registrati nel 2014, contro una media italiana di 355 euro. Il capoluogo etneo per la precisione è al 91° posto su 96. L’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva per il decimo anno consecutivo ha analizzato i costi sostenuti dai cittadini per il servizio idrico integrato nel corso del 2014. Per quel che riguarda il costo annuale dell’acqua in Sicilia, ammonta a 344 euro contro i 355 euro di media nazionale. In testa Enna, con 503 euro e una variazione del 6,4% rispetto al 2013; segue Caltanissetta (482 euro) con una variazione del 8,0% e Agrigento con 446 euro e nessuna variazione rispetto al 2013. Questi dati emergono dall’inchiesta annuale che è stata resa pubblica alcuni giorni fa e nella quale si mette in evidenza che le percentuali maggiori di aumenti si registrano dal 2007 a oggi. Percentuali che hanno raggiunto un +67,4% nelle regioni del centro, +53,8% al nord e +39,2% al sud. Il caso più emblematico al Sud è Frosinone dove l’acqua, dal 2007 al 2014, ha subito un aumento del 99,1%.
La spesa maggiore avviene nelle regioni centrali che si caratterizzano per tariffe più alte con 468 euro annuali. Le principali variazioni rispetto al 2013 si riscontrano nell’area settentrionale (+6,8%), segue l’area centrale (+6,3%) e quindi quella meridionale (+3,1%). Fra i capoluoghi di provincia, le città più care sono Firenze, Pistoia e Prato con 563 euro. Il primato positivo va ad Isernia (120 euro, tariffa invariata rispetto all’anno precedente); segue Milano con i suoi 136 euro (ed un aumento dell’8,7%). I maggiori incrementi rispetto all’anno precedente si registrano a Latina e Cuneo (+17%).
Non è migliore il dato sulla dispersione idrica: in Italia in media il 37% dell’acqua immessa nelle tubature va sprecata, in aumento di tre punti percentuale rispetto al 2013. In Sicilia si registra una forte dispersione idrica media del 49%. Lo spreco maggiore si registra a Ragusa (76%) e segue Messina (52%).
Le maggiori criticità si verificano nelle aree meridionali del Paese, contraddistinte da perdite ben al di sopra della media nazionale: spiccano in negativo Calabria (60%) e Basilicata (58%). Relativamente più virtuose la Valle d’Aosta con il 20% di dispersione, Marche e Trentino Alto Adige con il 26%.
Si riscontra la presenza di agevolazioni tariffarie nel 56% dei casi. Gli aventi diritto vengono individuati in base alla soglia dell’indicatore Isee nel 79% dei casi; per quanto riguarda l’entità dell’agevolazione, nel 31% dei casi è uguale per tutti gli aventi diritto e in un ulteriore 31% è stabilita in base alla numerosità del nucleo familiare. Infine, per quanto riguarda la tipologia di agevolazione, nel 39% dei casi si configura come contributo forfettario.
In Sicilia, a Caltanissetta, hanno diritto alle agevolazioni i nuclei familiari con un numero di figli a carico fino a 3 che hanno un Isee fino a €. 7.500; I nuclei familiari con un numero di figli a carico superiore a 3 che hanno un Isee fino a € 20.000 e i pensionati.
Nel caso di Enna gli intestatari di utenze “domestico-residenti” con Isee fino a € 9.000 possono richiedere l’esonero totale del pagamento fino a 44 mc su base annua e la riduzione della quota fissa annua. La situazione resta molto disomogenea nelle diverse aree del Paese e le misure risultano essere spesso poco incisive.
Nel caso di Siracusa, per tutelare le fasce sociali più deboli, è stata approvata una articolazione tariffaria che prevede, oltre alla fascia agevolata come di seguito descritta, una fascia “super agevolata” per consumi fino a 15mc/anno per ciascuna persona, come risultante dallo stato di famiglia.