Le ragioni del tifo non sono di matrice sportiva o tecnica. I tifosi idealizzano le proprie squadre del cuore ed è per questo che le maglie dei club, di per sé insignificanti, diventano simboli importantissimi, rappresentano città, gruppi sociali, stati mentali. Chi rifiuta l’esistenza del tifo e i suoi retaggi, chi rimane convinto dell’idea che il calcio sia solo uno sport, una questione di sfere rotolanti, non può immedesimarsi nello stato d’animo del tifoso granata all’indomani della disfatta di Giarre. Un altro avversario è già dietro l’angolo, ma il campionato dell’Acireale è finito, senza gloria né onore. Arrivare quinti non è più importante, ammesso che sia possibile.
Il presidente D’Amico ha ordinato ai senatori del gruppo di sedersi in tribuna da qui alla fine, affidando l’insieme di ragazzini che affronterà il Viagrande al Tupparello al signor Tommaso Zanghì, vice di Salvo Ricca. Il mister si è dimesso subito dopo la partita contro i giallo-blu e non è stato mosso da semplici sentimenti di vergogna. Ricca è sempre stato il primo ad avvicinarsi verso la curva per sentire le ragioni del tifo cui si faceva cenno poc’anzi. Essendo probabilmente anch’egli un tifoso granata è stato travolto dalla bufera quanto qualsiasi altro sostenitore, conoscendo l’effetto che quel 7-1 avrebbe avuto sulla gente di Acireale. Gente che si è sentita tradita, e sicuramente lo è stata, da un gruppo di calciatori lestissimi a lamentarsi per non aver ricevuto il rimborso e molto meno solerti nel momento in cui si doveva difendere la porta.
Questa è una lezione per coloro i quali hanno pensato che invocare le dimissioni di Nando Scuderi via Facebook potesse esaurire il discorso intorno alle responsabilità tecniche di una squadra che, all’epoca, stava per vedere sfumare i play off, ormai defunti in via definitiva. I limiti della nuova gestione non sono affatto congruenti con quanto è accaduto, devono essere considerati in separata sede. Il quinto o sesto posto di quest’anno non è preoccupante quanto è sottile lo spessore caratteriale di quegli undici che hanno indossato la maglia storica dei granata senza averne presente il significato, dimentichi della folla colorata che ogni domenica, quest’anno, ha pagato il biglietto per vederli giocare al Tupparello. La fede di tutti gli innamorati dell’Acireale 1946 viene messa ancora a dura prova, quindi. E sono le tonalità scure degli umori di ciascuno a non lasciar intravedere alcuna buona opportunità per il futuro del club. Tuttavia è solo una nebbia informe. Prima o poi passerà e tornerà il sereno, anche se adesso è difficile da credere.
Mario Cardone