I campionati di Eccellenza e Promozione si fermano per una settimana: i dirigenti e i calciatori partecipanti potranno passare un po’ di tempo in più con le proprie famiglie. E questa è la prima accezione del termine ‘pausa’, attorno al quale si dirama un reticolato di significati rientranti nell’ambito del ‘riposo’. Infatti ci è subito venuto in mente di collocare i protagonisti negli appositi ambienti domestici, urbani e non urbani. La seconda sfumatura di ‘pausa’, quando in questo caso non intendiamo arrivare a cinquanta, è accompagnata da una specificazione. La pausa, per l’appunto, può anche essere di riflessione. Il calcio acese ha ormai concluso la stagione 2014-2015, anche se ufficialmente mancano novanta minuti. L’Acireale 1946 ha messo un piede fuori dal tornado evitando la sconfitta interna con il Viagrande e ha difeso il quinto posto in classifica. Giarre a parte, i granata hanno disputato un torneo discreto. Certo, il fatto di aver sprecato alcune opportunità decisive per agganciare il treno play off ha amplificato l’eco della delusione. Tuttavia, per stessa ammissione del direttore generale Pasquale Leonardo, questo sarebbe dovuto essere un campionato di transizione per lo storico Acireale, dopo i disastri palelliani della passata stagione. La proprietà è apparsa sempre vogliosa di migliorare, come ha testimoniato la campagna acquisti di dicembre.
Frittitta e Messina hanno permesso ai granata di conquistare almeno un paio di punti in più nel corso del girone di ritorno. Tuttavia questo non è bastato. Tutt’oggi le perplessità dei tifosi gravitano intorno alle effettive potenzialità economiche della gestione D’Amico. Il Tupparello ha bisogno di segnali più forti per concedere la sua piena fiducia. Se non di nomi altisonanti quanto meno di risultati più convincenti, magari di un altro quinto posto, ma che non sia distante diciotto punti dal secondo. Nel complesso, date le premesse, il giudizio sulla stagione dei granata tende all’insufficienza.
Per quanto riguarda il campionato di Promozione, invece, i discorsi riguardo al Real Aci sono meno complessi. Il Real, infatti, ha una tradizione meno antica del club sopracitato e un seguito di tifosi inferiore. Di conseguenza i parametri con cui lo si valuta non possono essere identici. Anche in questo caso, però, lo staff va redarguito per aver ben interpretato le necessità dell’organico soltanto a torneo iniziato. La squadra allestita in sede di riparazione, infatti, si è dimostrata nettamente più competente di quella imbastita a settembre. I ragazzi di Marchetti hanno sfiorato persino il quinto posto nelle ultime settimane, senza raggiungerlo mai. A tal proposito, due sono stati gli eventi catalizzatori della rincorsa alla post season: il match perso a tavolino contro il San Filippo del Mela e la disputa ‘far west’ con il Città di Randazzo. Se almeno una di queste componenti fosse stata diversa, allora, forse, i granata avrebbero avuto qualche chance in più di disputare i play off. Nel complesso, e date le premesse, il giudizio sulla loro stagione tende alla sufficienza piena.
L’ultimo capitolo della nostra rassegna pasquale riguarda l’Aci Sant’Antonio. La recente mini-serie positiva ha permesso ai santantonesi di abbellire la classifica. Tuttavia, il fatto che a inizio anno in panchina sedesse Tosto, che la società si fosse mossa per ingaggiare Bracciolano, Pacini, Montalto, Russo e compagnia non ha reso quest’annata molto positiva. Chi ha costruito questa squadra se ne rende conto. Il direttore Castorina, non più di un mese e mezzo fa, aveva dichiarato: “Non vediamo l’ora di conquistare i punti necessari alla salvezza, in modo da archiviare questo campionato”. L’ambizione, in questo caso, ha generato un pargolo poco equilibrato, destinato a limitarsi da solo. Così, nonostante fosse stato appena promosso, l’Aci Sant’Antonio rischia di essere meno contento dei suoi quarantadue punti di quanto entusiasti sarebbero stati i cugini dell’Aci San Filippo nell’accumularne la metà. I bianco rossi, invece, dopo aver incassato più di cento gol e ben ventiquattro sconfitte, dovranno ripartire dalla nebulosa Prima Categoria. Non si sa con quali uomini, non si sa con quali prospettive.
Mario Cardone