Il Governo va sotto in aula e la legge sulla riforma delle province si va a fare benedire. È bastato che si facesse ricorso al voto segreto perché avvenisse lo sconquasso. Un caos terrificante considerato che la legge non potrà tornare in aula se non dopo l’approvazione del bilancio e che, nel contempo, scadevano tutti i commissariamenti.
Gli unici veramente felici per quel che è successo sono i deputati del Movimento 5 Stelle che hanno dichiarato: «La dimostrazione che sui temi che contano quest’aula ha una vera opposizione e non una maggioranza. Ora ci aspettiamo che chi ha messo la faccia in questo ddl tragga le dovute conseguenze e si dimetta. Noi del Movimento 5 Stelle – ha detto il capogruppo Salvatore Siragusa – abbiamo creduto fino all’ultimo a un epilogo del genere, tant’è che abbiamo spinto per rimanere in aula e votare. La maggioranza ora cercherà di mettere assieme i suoi cocci, ma è sempre più evidente: la Sicilia in questo modo non ha altre prospettive che non siano le urne».
Contro Crocetta anche Sinistra Ecologia e Libertà attraverso il deputato Erasmo Palazzotto «L’esito del voto sul disegno di legge sulle Province certifica che il Governo non ha più maggioranza. Crocetta e il Partito Democratico stanno portando la Sicilia verso il baratro, è ora di staccare la spina e di voltare pagina. Questo Governo è, oramai, senza idee e senza i numeri. Inadeguato alle sfide che attendono la Sicilia, e non sarà l’ennesimo e inutile vertice di una maggioranza inesistente a risolvere una situazione che ha solo una via onorevole: le dimissioni del Governo stesso».
Come sempre giunge rapida e dura la risposta del presidente Rosario Crocetta: «Quanto è accaduto riguardo al ddl sulle Province, è semplicemente allucinante. Di fatto si lascia nel limbo la sorte di enti e incrementa le preoccupazioni dei dipendenti delle province che non riescono a comprendere quale sarà il loro futuro. La Regione non può essere l’ultima trincea della conservazione, le province sono state abolite in tutta Italia e lo Statuto speciale deve servire ad accelerare le riforme, non a rallentarle. Spero che per qualcuno, anche questa volta, non sia occasione per attribuire al governo della Regione responsabilità che non ha, rispetto al voto parlamentare. E spero che qualche accanito critico, prenda atto dello iato profondo che c’è tra la richiesta che viene dalla società rappresentata dalla proposta fatta dal governo e una parte del Parlamento che non vuole cambiare nulla, per impedire che ci sia quel processo di sviluppo e crescita che la Sicilia merita. È una pagina brutta della storia di un Parlamento che negli ultimi due anni ha mostrato coraggio nel cambiamento e che, in questo caso, vuole mantenere enti intrisi di sprechi. Concordo con il segretario Raciti, occorre subito un vertice di maggioranza».
Fausto Raciti, segretario regionale del Pd, aveva detto: «Il voto dell’Ars sulla riforma delle Province lascia un segno in questa legislatura, bisogna aprire una riflessione molto seria. A questo punto serve un vertice di maggioranza alla presenza del presidente Crocetta: ci si deve guardare negli occhi, ognuno si deve assumere le proprie responsabilità».
E dire che, un volta defunta la vecchia legge dello scorso anno, sarebbe bastato una legge composta da un solo articolo: “Si recepisce in toto la legge n. 56 del 7 aprile 2014”, la cosiddetta “legge Delrio”. Invece si devono per forza scrivere carte in più ed ecco che la commissione Affari istituzionali dell’Ars elabora ed adotta un nuovo disegno di legge che una volta approvato avrebbe portato con sé il rischio che nell’area metropolitana di Palermo, Catania e Messina il sindaco metropolitano eletto sarebbe potuto essere il primo cittadino del comune più piccolo e non quello del capoluogo, con una tremenda contraddizione di cariche e di competenze. Forse non tutti i mali vengono per nuocere.
Intanto, è notizia dell’ultima ora, parrebbe che il Governo nazionale abbia trovato i soldi per fare chiudere a Crocetta la finanziaria regionale. «Avere sbloccato la decisione del Governo nazionale è un successo del Pd siciliano – dichiarano in una nota Raciti, Faraone, Cracolici e Gucciardi che hanno incontrato a Roma il ministro Del Rio – adesso basta polemiche, lavoriamo per assicurare un bilancio e una finanziaria che diano attuazione alle riforme e al rilancio della Sicilia».