Sebbene il presidente dell’Anci, il sindaco di Torino Piero Fassino, abbia espresso fiducia nei confronti del Governo guidato da Matteo Renzi, i tagli effettuati dallo Stato centrale nei confronti dei Comuni e delle Regioni sono stati pesantissimi. Se nelle casse dei sindaci la sforbiciata raggiunge quest’anno gli 8,3 miliardi di euro, alle Regioni a Statuto ordinario la quota dei mancati trasferimenti si è stabilizzata sui 9,7 miliardi, mentre per quelle a Statuto speciale la contrazione ha raggiunto i 3,3 miliardi di euro. Anche per le Province, che sono ormai in via di “estinzione”, la riduzione dei trasferimenti è stata di 3,7 miliardi. Complessivamente, i vari Governi che si sono succeduti in questi ultimi anni hanno tagliato alle Regioni e agli Enti locali ben 25,1 miliardi di euro.
«Una cifra imponente – dichiara il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi – che, in buona parte, sindaci e governatori hanno compensato aumentando le tasse locali e tagliando i servizi alla cittadinanza. Grazie a questi tagli, lo Stato centrale si è dimostrato sobrio e virtuoso, scaricando il problema sugli amministratori locali che, ‘obtorto collo’, hanno agito sulla leva fiscale. Morale: la minor spesa pubblica a livello centrale è stata pagata in gran parte dai cittadini e dalle attività produttive che hanno subito un fortissimo aumento delle tasse locali. Il passaggio dall’Ici all’Imu/Tasi, ad esempio, ha incrementato il peso fiscale sui capannoni mediamente dell’80%, con una punta massima di oltre il 160% per quelli ubicati nel Comune di Milano”.
I dati, elaborati dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, si riferiscono al quinquennio 2011-2015: l’importo di ogni anno corrisponde ai tagli previsti rispetto al 2010. Anno, quest’ultimo, in cui il governo Berlusconi ha approvato il Decreto legge n. 78 che ha dato inizio alla stagione del rigore e dell’austerità dei nostri conti pubblici.
«I sindaci, in particolar modo, hanno ragione a protestare. Sono diventati i nuovi gabellieri – conclude Bortolussi – e con sempre meno risorse a disposizione non hanno vie d’uscita. Anche la tanto sbandierata local tax rischia di diventare l’ennesimo obolo che magari ridurrà il numero delle tasse locali, ma non l’importo che famiglie e imprese saranno chiamate a pagare».