Catania Il progetto legato a Corso Martiri della Libertà ha il triste primato di “lungaggine” ma, purtroppo, non è il solo in questa città. Ci sono tante, troppe opere dimenticate oppure che sono state completate ed ancora non vengono utilizzate e in alcune casi non si sa neppure cosa farne.
Pua – L’acronimo significa Piano urbanistico attuativo. Ma di cosa si tratta? I numeri forniti da Stella polare, la società che ha presentato il progetto, sono davvero notevoli: il complesso immobiliare avrà sede in un’area di circa 120 milioni di mq e ospiterà un Palazzo dei Congressi, un acquario, il Parco Stella Polare, un parco divertimenti e numerose strutture sportive. Stella Polare cederà al Comune di Catania il 40% del terreno di sua proprietà (pari a 523.542 metri quadri), su cui realizzerà a proprie spese le seguenti opere di urbanizzazione: parcheggi per 136.220 mq, strade per 95-122 mq, il parco urbano costiero, per 257.659 mq, isole attrezzate per 21.517 mq. Previsti anche negozi, di dimensioni medie – sotto i 200 metri quadrati – e che dovranno essere legati all’attività dell’acquario o comunque essere a servizio degli utenti. La previsione occupazionale è di oltre mille persone impiegate nelle varie strutture. Ossigeno puro in una città, come Catania, affamata di lavoro. La questione è ormai vecchia di almeno un decennio. Nello scorso mese di dicembre, in mezzo a mille polemiche, il Consiglio comunale respinse le osservazioni della Regione. Il progetto sarebbe dovuto diventare esecutivo.
Mulino Santa Lucia – Il 2 maggio 2014 il Tribunale di Catania sì è pronunciato sulla sorte del Mulino S. Lucia. Gli imputati, accusati del reato di abuso edilizio, sono stati tutti assolti. A questo punto si dovrebbe chiudere una delle tante pagine incomplete di Catania. La vicenda del Mulino S. Lucia è vecchia di oltre 20 anni perché inizia nel 1991 quando, era sindaco Giuseppe Azzaro. Il comune rilasciò una concessione edificatoria, la n. 831, per il «risanamento conservativo, consolidamento statico e cambio d’uso dell’immobile, inserendo tra le motivazioni che «la commissione edilizia nella seduta del 10 ottobre 1990 ha precisato che il progetto presentato prevede interventi di manutenzione straordinaria, di restauro conservativo ed igienicosanitario, nonché consolidamento delle strutture e cambio di destinazione d’uso». Da allora, come più volte anche su queste pagine si è ricostruito, sono state tantissime le vicende. I lavori furono completati l’11 marzo 2009 e il giorno dopo «personale appartenente alla Sezione di Polizia Giudiziaria del Corpo Forestale presso la Procura della Repubblica di Catania, dopo aver svolto articolate e complesse indagini relative a un imponente intervento edilizio nell’area urbana del comune di Catania che ha visto la realizzazione da parte della holding Acqua Marcia S.p.A. di un complesso polifunzionale, dando esecuzione ad un’ordinanza di sequestro emessa dal Giudice per le indagini preliminari la dotteressa Alba Sammartino, ha sottoposto a sequestro il complesso immobiliare che con diversi corpi collegati fra loro raggiunge una volumetria di oltre 25.000 mc., realizzato nel “waterfront” del porto di Catania».
Si stanno ancora aspettando le decisioni del Gruppo Acqua Marcia, di Francesco Bellavista Caltagirone, che, dopo avere provveduto alle riparazioni a causa dei quattro anni trascorsi senza alcuna manutenzioni, dovrà decidere cosa fare dell’edificio. Forse i 40 milioni di euro spesi fino ad ora sono stati buttati al vento.
Centro Direzionale San Leone – Il vicesindaco di Catania Marco Consoli aveva promesso, nello scorso mese di novembre, a Vittorio Brumotti di Striscia la Notizia che tutto sarebbe stato pronto entro il mese di marzo 2015. Il progetto che riguardava la ristrutturazione dell’immobile che si trova a San Leone, quartiere popolare di Catania, fu approvato nel 2003 per l’importo complessivo di poco più di 11 milioni di euro interamente finanziato con mutuo ordinario della Cassa Depositi e Prestiti. I lavori furono appaltati nel febbraio 2006 all’A.T.I. Sambataro-Ma.Fra. per l’importo di circa 5 milioni e 200 mila euro e proseguirono regolarmente fino al mese di settembre 2009 quando, circa a metà dell’opera, la Prefettura di Catania trasmise informativa antimafia nei confronti dell’impresa capogruppo Sambataro. Nelle more dell’espletamento delle procedure di rescissione del contratto, il Comune dispose l’immediata sospensione dei lavori. Con ordinanza del dicembre 2010 il Tribunale di Catania ha dichiarato il fallimento della ditta Bellini (nuova denominazione nel frattempo assunta dalla Sambataro) ed in forza delle vigenti disposizioni di legge la ditta Ma.Fra. propose il subentro nell’A.T.I. affidataria del Consorzio Impredil. Eseguiti i necessari accertamenti, nel mese di ottobre 2011 è stato autorizzato il subentro proposto e preso atto della costituzione della società consortile “La Rinascita” che, da quella data, ha ripreso i lavori che ad oggi non sono però stati completati. Si spera lo siano presto
Le altre opere di Catania pronte di cui non si conosce il destino e la destinazione o che giacciono dimenticate e in stato di abbandono sono: l’Interporto, la Cittadella della Scienza, l’ex Mercato Ortofrutticolo, la Cittadella della Giustizia nell’ex Palazzo delle Poste in viale Africa, il Palazzo di via Bernini, l’ex centro commerciale di Vulcania.