I ragazzi delle scuole catanesi dal gennaio 2014 sarebbero dovuti essere coinvolti nel progetto Pedibus che prevedeva che i gruppi formati da una quindicina di bambini venissero accompagnati, da casa a scuola e da scuola a casa, da adulti autorizzati e specializzati per rendere il percorso sicuro, ecologico e salutare. Il progetto era finanziato dal Ministero dell’Ambiente per un importo di 150 mila euro. Le scuole, invece, non aderirono e l’amministrazione qualche giorni fa ha annunciato che avrebbe attinto a queste risorse non utilizzate per istituire un servizio di sorveglianza da parte di venti anziani davanti a 18 istituti scolastici anche per effettuare lavori di miglioria per l’accesso dei diversamente abili.
Le scuole coinvolte nel progetto sono: Caronda di via Acquicella 83, Cesare Battisti di via Plebiscito 380, Nino Martoglio di via Salemi 26, Italo Calvino nei plessi di via Laurana 45, di via Ferro Fabiano 76 e di via Brindisi 11, Dante Alighieri di via Cagliari 53, Mario Rapisardi di via Aosta 31, Santi Giuffrida di viale Africa 198, Giovanni Verga di Leopardi 89, Quirino Maiorana di via Beccaria 87, Giuseppina Pizzigoni di via Siena 5, Giosuè Carducci di via Mazzarello 35, Salvatore Quasimodo di via D’Agata 16, Edmondo De Amicis di via Merlino 26, Pietro Antonio Coppola di via Medaglie d’oro, Francesco Petrarca di via Gioviale 11 e Fontanarossa di via Fontanarossa 9.
La “riconversione” del progetto ha sollevato le ire dell’associazione “Salvaiciclisti” che ha scritto una lunga lettera aperta: «Il pedibus è un “bus” di bambini che vanno a scuola utilizzando i loro piedi. È organizzato come un vero e proprio autobus con linee, fermate, orari con il contributo di genitori e volontari che aprono e chiudono la fila di bambini nel percorso da casa a scuola e viceversa.
«Un progetto di successo in tante città italiane e straniere che ha aiutato tante famiglie a comprendere l’importanza di muoversi rinunciando all’uso dell’automobile e, sopratutto, utile a insegnare a bambini e genitori il valore di spostarsi in città in modo sostenibile.
«Presentato l’11 novembre 2013 nella Sala Giunta di Palazzo degli Elefanti dagli assessori alla Scuola Valentina Scialfa, alla Mobilità Rosario D’Agata e da Valerio Ferlito, direttore del progetto, cofinanziato dal Ministero dell’Ambiente per 150 mila di euro, il Pedibus era sorto nell’ambito degli accordi di promozione e di valorizzazione della mobilità sostenibile sottoscritti dal Comune di Catania con il Ministero dell’Ambiente. Poi del progetto se ne erano perse le tracce fino a che non è riemerso il 20 febbraio 2015 quando il Comune di Catania ha pubblicato la riapertura dei termini per la selezione di 40 pensionati addetti al servizio di accompagnamento e vigilanza nell’ambito del progetto “Pedibus”.
«L’11 aprile 2015 l’annuncio ufficiale dell’attivazione del progetto. Lo ritroviamo però del tutto trasformato. Se non abbiamo capito male, dunque, non più bambini accompagnati a piedi nel percorso ma così come presentato pare ridotto a una blanda iniziativa sulla sicurezza delle scuole che prevede l’impiego di una ventina di pensionati con il compito di sorvegliare esclusivamente l’area di accesso delle scuole. I finanziamenti del progetto (circa 135 mila euro) verranno dunque reimpiegati così: una parte per retribuire i pensionati/sorveglianti ed una parte per effettuare qualche adeguamento nelle scuole per il superamento delle barriere architettoniche. Una iniziativa ecologica ed evoluta che aveva come scopo, oltre al decongestionamento del traffico nelle ore di punta anche la opportunità di rendere più vivibile la nostra città, oggi ci pare altro. Il sindaco ha annunciato che sarà probabilmente presentato, il 19 e 20 giugno prossimi a Catania durante la Conferenza Nazionale sulla mobilità sostenibile come esempio lungimirante ed all’avanguardia in tema di sostenibilità che potrà addirittura essere preso ad esempio da altre città. Attualmente – continuano i Salvaiciclisti – ci sfugge l’originalità dell’iniziativa che, se abbiamo capito bene, si sostanzia esclusivamente nell’opera di vigilanza davanti alle scuole negli orari di entrata e di uscita dei bambini da parte di soggetti che, a nostro avviso, hanno poche chance di intervenire in modo efficace contro l’arroganza di certi automobilisti catanesi (sarà per questo che si è previsto l’affiancamento di vigili urbani?). Ci sfugge inoltre l’utilità ed il nesso ai fini della applicazione di modelli di mobilità sostenibile. Siamo curiosi di vedere come la prenderanno gli esperti di mobilità sostenibile invitati alla conferenza e, nell’attesa, a noi, che ci battiamo da volontari per una mobilità ecologica, non resta che l’amarezza dell’ennesima occasione perduta per Catania perché si incammini seriamente verso una mobilità nuova che la renda una città al passo con le altre città europee o, almeno, visto che l’obiettivo a forza di tagli e ridimensionamenti si allontana sempre più, una città un po’ più vivibile».