«Sono passati quasi cinque anni dalla riapertura totale del Giardino Bellini a seguito dei lavori di “riqualificazione”, lavori che non solo non hanno tenuto in considerazione la struttura storico-artistica del bene monumentale, qual è la Villa, ma non sono stati realizzati e completati nel rispetto del progetto andato in appalto (visto e considerato che sono stati chiesti altri milioni di euro per finire di restaurare le settecentesche strutture ipogee: Casina e Labirinto del Principe Biscari antecedenti alla stessa Villa). A tutto ciò si aggiunge lo scempio di parte del Giardino che sotto molti aspetti fa rimpiangere il suo stato in essere prima dell’inizio dei lavori, che hanno depauperato l’immagine in parte settecentesca ma in prevalenza ottocentesca del bene culturale più amato dalla sua nascita dai catanesi (anche se forse il rapporto “viscerale” tra cittadino e Villa si è rotto dal trascorrere del tempo e delle generazioni).
Impressionanti sono le pessime condizioni in cui versa l’unico Palco della musica della città, ridotto in uno stato pietoso, sito sulla collina sud ed in stile moresco, nato contemporaneamente alla Villa, inaugurata nel 1883, rischia di fare la fine di quello che fu l’originale chiosco cinese in legno dello stesso periodo andato in fumo in modo doloso nel 2001 e di cui fino ad oggi, e forse per sempre, si sconoscono i responsabili. Palco della musica, che fino alla fine degli anni ’50 vedeva ogni domenica mattina il concerto della banda musicale e oggi ridotto a una sorta di rudere della sua bellezza, eppure il progetto milionario (con tanto denaro si sarebbe potuto costruire un parco in città!) di riqualificazione del Giardino avrebbe previsto anche il suo restauro così come tante altre parti dello stesso abbandonate a se stesse.
Come sono stati utilizzati i tanti milioni finanziati dall’Unione europea, di cui si sconosce l’ammontare complessivo e la conseguente rendicontazione ufficiale visto che anche il Comune avrebbe partecipato economicamente al restauro anche se ovviamente non previsto, di cui ancora oggi dopo cinque anni dall’inaugurazione surrettizia di fine dei lavori di riqualificazione dello storico e martoriato Giardino nessuno, se non i diretti interessati, è a conoscenza. Riqualificazione fittizia in quanto i lavori effettuati non corrispondono a quello che prevedeva il progetto dato in affidamento tramite gara d’appalto. Gara d’appalto che, non essendo stata pubblicizzata a livello di Unione europea, dato che i fondi provenivano da tale istituzione, avrebbe visto l’Amministrazione comunale risarcire dalla somma finanziata il 20% che corrisponderebbe a circa tre milioni di euro. Da dove poi sia stata prelevata tale somma non è dovuto sapere così come non è dovuto sapere se siano stati individuati dei responsabili. Tutto ciò sembra sottoposto ad una sorta di “segreto di Stato”.
Così come l’Amministrazione passata di centro-destra anche l’attuale di centro-sinistra non ha istituito, richiesta dal Comitato in tutte le forme dirette e a mezzo stampa, quella Commissione d’indagine amministrativa che avrebbe dovuto essere composta da Consiglieri comunali dei vari schieramenti e che avrebbe potuto (si potrebbe ancora realizzare ma manca del tutto la volontà politica) fare chiarezza sui tanti punti oscuri dell’intero iter dei lavori di riqualificazione del Giardino Bellini, iter che non ha avuto e non vede ancora la fine, vista l’insensibilità o/e ignoranza sui beni culturali delle Istituzioni e politici e l’assenza totale di ‘forze pensanti’ dal mondo Universitario e da quello degli ordini professionali competenti oltre a quelle associazioni e fondazioni che dovrebbero, a parole, tutelare i beni storici e paesaggistici preferendo le iniziative istituzionalizzate e un complice silenzio».