Seguiamo ormai da tempo la travaglia vicenda della “Legge Elettorale”. Dopo la bocciatura da parte dei giudici della “Corte Costituzionale” della legge elettorale denominata Porcellum (una porcata) si sono accesi i dibattiti e ognuno dei capi partito propone la sua idea così come la vorrebbe, ma il Premier Renzi da Washington ha dichiarato che «si va avanti con le riforme, parlare di un’offerta ai ribelli è fuori dalla realtà”. E ha spiegato che la sua volontà è «chiudere la discussione sulla legge elettorale in modo definitivo. Il governo a questa legge elettorale è legato, nel bene e nel male». L’ultima proposta della minoranza del Pd è stata respinta al mittente dai vertici del partito. Niente da fare: vale il modello presentato dalla direzione e dall’assemblea del gruppo PD e quindi la riforma della legge elettorale resta così com’è.
Le proteste non si sono fatte attendere, a qualcuno non piace per niente la nuova legge elettorale. Scendono in campo Forza Italia, Lega, lo stesso Pd – gruppo di minoranza – con a capo Bersani, i quali protestano in televisione e sui quotidiani di taratura nazionale. Il presidente dei deputati Pd alla camera Roberto Speranza, in dissenso con l’Italicum, si è dimesso dalla carica. Speranza rassegna le dimissioni dinanzi ai deputati subito dopo l’intervento di Renzi sulla legge elettorale. «Esprimo le ragioni vere di un profondo dissenso in questo passaggio – ha detto Speranza – non possiamo permetterci di fare le riforme senza nemmeno un pezzetto del Pd – così conclude Speranza -. Credo con forza in questo partito e nel governo. Ma c’è una contraddizione troppo grande. Non sono in condizione di guidare questa barca. Rimetto il mio mandato».
Ma perché non piace l’Italicum? Ecco il testo: Premio di maggioranza al partito che supera il 40 per cento dei voti, o secondo turno tra i due più votati se nessuno supera quella soglia. Capilista bloccati. Sbarramento al 3 per cento. È questa la nuova versione della legge elettorale che il Senato ha approvato con l’Italicum 2.0. Importanti le modifiche rispetto al testo approvato dalla Camera, nel quale il premio di maggioranza veniva assegnato non alla singola lista ma alla coalizione vincente. Adesso il testo tornerà alla Camera per il via libera definitivo.
L’Italicum è un sistema che assegna un premio di maggioranza (340 seggi su 630) alla lista che supera il 40%. Se nessun partito raggiunge tale percentuale, si svolge un secondo turno tra i due partiti più votati, per l’assegnazione del premio. I partiti perdenti si ripartiscono i 290 seggi rimanenti proporzionalmente sulla base della percentuale di voti. Per ottenere un seggio bisognerà aver superato al primo turno il 3% dei voti. L’assegnazione dei seggi della Camera avviene proiettando le percentuali dei partiti ottenuti a livello nazionale su 100 collegi, in ognuno dei quali sono eletti 6-7 deputati. L’assegnazione avviene con un complicato algoritmo, che cerca di ridurre al minimo lo slittamento dei seggi “eccedentari” da un collegio all’altro (norma “antiflipper”), che però lascia per i partiti piccoli un forte margine di aleatorietà su dove scatta il seggio. Nei 100 collegi ciascun partito presenta una lista di 6-7 nomi: il capolista è bloccato (cioè è eletto automaticamente se scatta il seggio) mentre per gli altri candidati valgono le preferenze. Sono possibili due preferenze, purché la seconda sia di genere diverso dalla prima, pena la nullità della seconda. Le liste devono esser composte in modo tale da alternare un uomo ad una donna. Nell’ambito di ogni circoscrizione (Regione) i capilista di un sesso non devono essere superiori al 60% del totale. È possibile che un candidato si presenti in più collegi, fino ad un massimo di 10. La scheda vedrà a fianco del simbolo di ciascun partito il nome del capolista bloccato, e due spazi dove scrivere le due eventuali preferenze. In Trentino Alto Adige e nella Valle d’Aosta si vota con i collegi uninominali, come nel Mattarellum.
Carmelo Santangelo