«Da anni diciamo che è una priorità cambiare la legge elettorale. Il PD ne ha discusso durante le primarie, in assemblea nazionale, in direzione, ai gruppi parlamentari, ovunque. La proposta – che è stata sempre votata a stragrande maggioranza – è stata approvata anche dal resto della maggioranza e dai senatori di Forza Italia. Fermarsi oggi significherebbe consegnare l’intera classe politica alla palude e dire che anche noi siamo uguali a tutti quelli che in questi anni si sono fermati prima del traguardo. Ma no, noi non siamo così. È tempo di decidere, dunque. Perché ci hanno insegnato che quando si vota all’interno di una comunità si rispettano le decisioni prese assieme. Chi grida oggi allo scandalo perché alcuni deputati sono sostituiti in Commissione dovrebbe ricordare che questo è non solo normale ma addirittura necessario se crediamo ai valori democratici del rispetto della maggioranza: si chiama democrazia quella in cui si approvano le leggi volute dalla maggioranza, non quella in cui vincono i blocchi imposto dalle minoranze. Avanti, su tutto! Oggi in Consiglio dei Ministri via libera a tre decreti della delega fiscale a partire da quello sulla fatturazione elettronica. E poi Libro Bianco della Difesa al Quirinale, lavoro sul ddl scuola in Commissione dopo una lunga discussione coi parlamentari PD mentre procede al Senato la riforma della PA e cresce l’attesa per Expo. Può piacere o meno, ma dopo anni di immobilismo l’Italia si è rimessa a correre. E noi ci siamo, pronti ad ascoltare tutti, ma senza farci fermare da nessuno».
Questo è quanto aveva da dire sull’Italicum il premier Matteo Renzi. La questione invece è diventata una vera e propria battaglia politica sulla quale si gioca la sopravvivenza dello stesso Governo. Infatti, oltre allo scontato voto contrario delle opposizioni (Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Sinistra Ecologia e Libertà ed altri ancora) Renzi rischia di andare incontro al netto rifiuto di diversi esponenti del suo stesso partito. «Il premier dice che se non si voterà l’Italicum non ci sarà più il Pd. In realtà, è proprio vero il contrario: il Pd che non è più Pd si fonderà proprio sull’Italicum (da qui la solerzia con cui si spinge per l’approvazione). Se ci sarà l’Italicum, il Pd istituzionalizzerà il partito della nazione che vediamo già all’opera dalla Liguria alla Puglia, dalla Campania al Parlamento: è la legge elettorale perfetta a questo scopo», scrive, ad esempio, Pippo Civati che fa parte del folto gruppo di contestatori. La procedura per l’approvazione alla Camera è però piuttosto lenta. Non avverrà prima del prossimo giovedì 7 maggio. Ci sarà dunque tutto il tempo per trattare e per non fare andare a casa Matteo Renzi anche perché non si saprebbe con chi sostituirlo e nessuno vuole andare ad elezioni anticipate, lo ha detto chiaro anche il presidente della Repubblica.
Mat