Polemiche, scioperi ripetuti e minacce per bloccare le prove Invalsi e gli scrutini sono stati i punti di riferimento di questi ultimi dieci giorni in merito alla riforma della scuola proposta da Matteo Renzi che l’ha chiama la Buona Scuola. Sarà anche Buona ma non piace a tutti, c’è chi si lamenta del tesoretto che verrà destinato a chi merita, altri che non vogliono i presidi capi incontrastati di tutto. Abbiamo visto il video di Renzi mentre spiegava -, alla lavagna anche lui – i cinque punti e anche quello che questo progetto non rappresenta ed ecco ciò che ha detto.
Dopo una dozzina di trimestri abbiamo avuto il segno più al Pil 0,3%, ma crescere non servirà a nulla se non si comincia dalla scuola. L’Italia potrebbe essere forte dal punto di vista culturale. La buona scuola c’è già in Italia grazie a chi fa il proprio lavoro nonostante le difficoltà. Ma ci sono delle cose da cambiare.
Al primo posto “L’alternanza scuola-lavoro”. Noi abbiamo avuto un aumento della disoccupazione giovanile impressionante. I ragazzi che non trovano lavoro sono oltre il 40%. Tra i peggiori d’Europa. Questa alternanza funziona in Germania, in Svizzera, in Austria e in Alto Adige. Nella Buona scuola si prevede questo.
Secondo punto. Cultura umanista. Chiediamo di studiare di più alcune materie tra cui storia dell’arte, musica e lingue. Quindi un investimento più grande da parte degli Istituti scolastici nell’educazione soprattutto delle lingue.
Terzo punto. Il punto chiave. Più soldi agli insegnanti che avevano un prestigio sociale che va ripristinato anche davanti ai genitori. L’aumento dello stipendio non darà prestigio ma rappresenta una giustizia all’impegno che mettono nel loro lavoro. Di contro boicottare le prove Invalsi tramite le famiglie non rappresenta un servizio in più alla scuola. Caso mai il contrario. Cinquecento euro annuali in più per un insegnante significa dar loro la possibilità di investire in cultura. A questi si aggiungono 200 milioni per la valutazione. Ed è questo il punto che ha procurato più polemiche. Ma non può valere i principio “nessuno mi può giudicare”. Il merito nella scuola non è una parolaccia e ci sono tanti insegnanti che lavorano e altrettanti che non fanno nulla. Ovviamente si può discutere su come vanno impiegati questi 200 milioni. Abbiamo predisposto un nucleo di valutazione per decidere questo. Ma il nocciolo è dare più soldi a chi li merita.
Quarto punto. Questa filosofia si accoppia a quella di autonomia promossa dal governo Berlinguer. Magari una parola un po’ abusata ma in soldoni significa che la scuola di Milano centro avrà caratteristiche diverse da quelle di Mazara Del Vallo. Così come quella di Scampia avrà bisogno di cose diverse da quella di Trieste. Significa eliminare il potere alle circolari ministeriali e chiedere alle scuole di aprirsi al territorio. Non cambia nulla per il consiglio d’istituto, sarà lui a decidere la linea da seguire. Per qualcuno c’è il rischio che il preside diventi uno sceriffo, ma è assodato che il preside ha maggiori responsabilità. Quindi non sarà uno sceriffo ma il responsabile di una comunità. La scuola è il centro da cui riparte la crescita di un paese. Ed è per questo che ci vuole l’autonomia. L’obiettivo è quello di dare ai ragazzi la possibilità di giocarsi le proprie carte.
Quinto punto. Continuità. Non si può avere una linea discontinua nell’insegnamento per colpa di supplenti di tutti i generi. Ecco perché questo Governo ha scelto di assumere solo quest’anno più di centomila persone che avevano già acquisito questo diritto. Perché avevano vinto un concorso. Assumendo più persone la scuola funzionerà con una stabilità educativa e non con un esercito di precari disfatti dall’incertezza e costretti a perdere tempo dietro le trafile burocratiche.
Per concludere nel piano della Buona Scuola non si parla di vacanze quindi non c’è motivo per gli studenti di lamentarsi per un numero ridotto di giorni di “libertà”. Il preside non potrà assumere l’amico dell’amico né ci saranno licenziamenti dopo 36 mesi. Queste sono falsità.
Quello che c’è nel piano della Buona Scuola è regolare una legge (la 06 nella legge delega) sugli asili nido e sulle scuole materne, si parla di diritto allo studio per i ragazzi che non ce la fanno. La scuola dovrebbe essere il luogo in cui le diseguaglianze vengono eliminate. Ovviamente chi è più bravo andrà più avanti degli altri.
Si parla anche di scuola digitale che non dipende solo dalle lavagne digitali, ma che è invece banda larga e capacità di pensiero multitasking. Tutto questo si conclude con la circolare che verrà inviata al ministro dell’Economia, dell’Edilizia Scolastica che porta oltre 4 miliardi di euro di nuovi investimenti sull’edilizia scolastica in Italia. Questa è la riforma della scuola.
Riguardo all’edilizia scolastica sono stati creati dei bracci operativi costituiti dalla Struttura di Missione per l’edilizia scolastica istituita presso la Presidenza del Consiglio e le Task Force per l’Edilizia scolastica nate dalla collaborazione tra l’Agenzia per la Coesione Territoriale e le Regioni.
Le Task Force sono costituite da tecnici dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, delle amministrazioni regionali e da professionisti esterni, giovani selezionati sulla base delle competenze e motivazione. Il loro obiettivo è di contribuire all’accelerazione dell’attuazione di interventi già finanziati, affiancando gli enti attuatori e presidiando i progetti fino alla piena fruibilità delle opere da parte degli studenti e degli insegnanti.
Gli investimenti attivi di edilizia scolastica nelle tre regioni dov’è stata già attivata la Task Force Edilizia Scolastica sono pari a 2,3 Miliardi di euro, di cui 567,6 milioni di euro in Calabria, 842,6 in Campania e 839 in Sicilia. I 2,3 Miliardi coprono 9.936 interventi e provengono da una pluralità di fonti di finanziamento.
Nel primo anno di lavoro i sopralluoghi effettuati dalle Task Force hanno interessato 397 interventi, per un investimento pari a 250,66 Milioni di euro.
Mentre il governo e il suo premier, Matteo Renzi, snocciola i punti del suo programma dall’altro lato gli insegnati prospettano il blocco degli scrutini. Anche se il Garante sugli scioperi ha scritto in una nota che questo blocco sarebbe illegittimo.
Il testo sulla riforma della scuola è a Montecitorio e il voto finale è previsto per mercoledì 20 maggio.