Esposizione ai campi elettromagnetici (cos’è un campo elettromagnetico? CLICCA QUI): quali i rischi e gli aspetti fondamentali (fisici, normativi e sanitari)? È stato questo l’argomento di cui si è parlato lunedì scorso in occasione del seminario “Il mondo moderno a 150 anni dalla teoria di Maxwell. Esposizione a campi elettromagnetici, salute e sicurezza” che si è svolto nell’Aula magna della Cittadella Universitaria di Catania. organizzato e promosso da Aias (Associazione professionale Italiana Ambiente e Sicurezza), Aeit (Associazione Italiana di Elettrotecnica, Elettronica, Automazione, Informatica e Telecomunicazioni) e Dieei (Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Elettronica e Informatica), con il patrocinio dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Catania, l’ASP 3 di Catania, il Collegio dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati della provincia di Catania.Nella nostra vita di ogni giorno siamo esposti continuamente a campi magnetici ed elettromagnetici: a casa, in studio e nei luoghi pubblici. Sapere dove sono, come si sviluppano e come proteggersi è il modo migliore per tutelare noi stessi e i nostri cari. Per questo abbiamo rivolto alcune domande all’ing. Sebastiano Trapani, coordinatore regionale Aias Sicilia
Cominciamo con l’ambiente in cui viviamo, anche in casa si sviluppano campi elettromagnetici
«Nell’ambiente domestico ci si trova spesso in presenza di condizioni di esposizione prolungate a campi elettromagnetici di basse intensità di campo. I livelli derivano dal contributo di fonti esterne (elettrodotti, stazioni di trasformazione, antenne radio-TV e per telefonia cellulare) ed interne (impianto elettrico dell’abitazione + utilizzatori collegati alla rete). Quantificare l’esposizione complessiva è operazione difficile, dipende dalla presenza, dalla distanza, dalla dislocazione e dalla contemporaneità o meno del funzionamento di queste fonti. Consapevoli di ciò, bisognerebbe progettare la casa con attenzione dividendo la casa in due zone dal punto di vista dei campi elettromagnetici: la zona notte e il soggiorno, con il minimo possibile di installazioni elettriche e l’altra – cucina, studio, lavanderia – dove, inevitabilmente sussiste la presenza di fonti. Ricordatevi che la funzione stand-by non interrompe i campi elettromagnetici. Sbagliatissimo dormire, per esempio, con il telefonino o il tablet accesi accanto al letto. Nelle stanze da letto dei bambini? Dovrebbe valere il divieto assoluto di presenza di dispositivi elettrici».
Questi campi così come si creano all’interno delle abitazioni, si creeranno anche all’esterno
«Certamente sì. E come per l’ambiente domestico bisogna porre molta attenzione. La popolazione esposta per motivi professionali è composta generalmente da adulti addestrati a conoscere i potenziali rischi e ad adottare le precauzioni appropriate. Al contrario, il pubblico generico è formato da soggetti di tutte le età e di diverso stato di salute. In molti casi, queste persone non sono consapevoli della loro esposizione ai campi elettromagnetici. Queste sono le motivazioni alla base della scelta di voler imporre limiti di esposizione più stringenti per i luoghi pubblici che per la popolazione esposta professionalmente. Un aspetto di cui si è occupata anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nell’ambito del Progetto internazionale CEM, nel quale ha pubblicato fascicoli e raccomandazioni che riguardano proprio i luoghi pubblici e le ricadute dei campi elettromagnetici sulla salute».
Quali sono le normative, italiane ed europee, che interessano questo settore?
«A livello nazionale, il riferimento normativo per la sicurezza nei luoghi di lavoro è il decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81 “Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro”. Le disposizioni specifiche in materia di protezione dei lavoratori dalle esposizioni ai campi elettromagnetici sono contenute nel Capo IV del Titolo VIII – Agenti fisici – e derivano dal recepimento della direttiva 2004/40/CE. Il 26 giugno 2013 è stata approvata la nuova direttiva 2013/35/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio sulle disposizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici) che ha abrogato la direttiva 2004/40/CE a decorrere dal 29 giugno 2013. Gli Stati membri dovranno conformarsi alla direttiva entro il primo luglio 2016. Da questa ci saranno profonde innovazioni per quel che riguarda la protezione dalle esposizioni, ai campi in bassa frequenza e incide in maniera più limitata sul quadro delle disposizioni per la protezione dai campi in radiofrequenza e microonde. All’art. 14 prevede che la Commissione Europea renda disponibili, al più tardi sei mesi prima del termine di recepimento (1 luglio 2016), guide pratiche applicative non vincolanti. In attesa della opportuna riformulazione del Titolo VIII Capo IV del D. Lgs. 81/08, ai fini del recepimento della
nuova direttiva, resta valida il principio generale di cui all’art. 28 del D. Lgs. 81/2008, ribadito relativamente agli agenti fisici all’art. 181, che impegna il datore di lavoro alla valutazione di tutti i rischi per la salute e la sicurezza, inclusi quelli derivanti da esposizioni a campi elettromagnetici, ed all’attuazione delle appropriate misure di tutela, a decorrere dal 1 gennaio 2009 (art. 306). I riferimenti elettivi per la misura e valutazione dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici sono attualmente le due guide del CEI e relative appendici. A livello internazionale, in aggiunta alle norme di prodotto precedentemente elencate, rappresentano un utile riferimento le seguenti (già recepite dal CEI): CEI EN 50413 – 2010; CEI EN 62226-2-1 – 2005; CEI EN 62226-1 – 2006; CEI EN 62226-3-1 – 2008. Le pubblicazioni scientifiche sono un’ulteriore fonte da tenere in considerazione, così come i dati della sorveglianza sanitaria».
I luoghi di lavoro sono quelli più a rischio? «Al contrario, i luoghi di lavoro sono i più sicuri e l’attenzione alla cultura della prevenzione è in crescita ed evoluzione. Le parole chiave sono: organizzazione e gestione. Prima era un lusso solo delle grandi imprese poter scegliere di adottare volontariamente un sistema di gestione. Adesso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha decretato le procedure semplificate per l’adozione dei modelli di organizzazione e gestione nelle piccole e medie imprese. L’obiettivo è di andare oltre il concetto di valutazione del rischio, dove spesso il datore di lavoro è l’unico centro decisionale e di responsabilità impegnato a individuare le responsabilità, le procedure, i processi e le risorse per la realizzazione della politica aziendale di prevenzione, nel rispetto delle norme di salute e sicurezza vigenti».
Quali sono gli apparecchi da temere di più?
Ogni apparecchiatura alimentata con correnti elevate costituisce una potenziale sorgente: macchinari per la produzione di grandi elettrodi per archi voltaici, impianti industriali dotati di sottostazione autonoma per l’alimentazione elettrica, forni elettrici, macchinari in processi di smerigliatura a mano, per la produzione di magneti permanenti, macchinari per incollaggio e piegatura nell’industria del legno, saldatura e stampaggio di manufatti in plastica, essiccamento delle fibre nell’industria tessile, apparecchi per riscaldamento a induzione per il trattamento dei materiali e nell’industria elettronica, apparecchiature biomediche.
C’è un decalogo da tenere sotto mano?
«C’è da fornire a tutti gli attori interessati – popolazione professionale e pubblico generico – le informazioni mirate, in modo chiaro ed esauriente. Parlare dei potenziali rischi e delle misure di prevenzione e protezione, per ridurre sfiducia e paure. Per questa ragione ho promosso fortemente l’organizzazione attraverso AIAS, la più grande comunità tecnico-scientifica di professionisti interni ed esterni alle grandi organizzazioni che si occupano di salute, sicurezza e ambiente, di questo incontro specifico, dedicato al tema. Promuovere la Cultura della Sicurezza è una missione e solo instaurando sinergie si può pensare di centrare l’obiettivo nel breve termine».
C’è il rischio di una sovraesposizione? Se sì, come si fa a “disintossicarsi”?
«Nel mondo professionale, se rispettati i requisiti minimi per la protezione dei lavoratori contro i rischi per la salute e la sicurezza derivanti dall’esposizione ai campi elettromagnetici non c’è alcun rischio di una sovraesposizione. In aggiunta, secondo il D. Lgs 81/2008, la sorveglianza sanitaria per gli esposti è obbligatoria e da effettuare periodicamente, di norma una volta l’anno o con periodicità inferiore decisa dal medico competente con particolare riguardo ai lavoratori particolarmente sensibili al rischio (donne in stato di gravidanza, minori, ecc.) tenuto conto dei risultati della valutazione dei rischi trasmessi dal datore di lavoro. Per quel che concerne le basse esposizioni le conoscenze scientifiche oggi non consentono di escludere l’esistenza di causalità tra l’esposizione a radio frequenze e le patologie tumorali quando si fa un uso molto intenso per esempio del telefono cellulare. Va quindi applicato, soprattutto per quanto riguarda i bambini, il principio di precauzione, che significa anche l’educazione a un utilizzo non indiscriminato ma appropriato, quindi limitato alle situazioni di vera necessità».
Al seminario hanno partecipato e dato il loro contributo l’ing. Livio Maci che ha introdotto i lavori, il prof. Salvatore Casale, il fisico Santi Spartà, gli ingegneri Vincenzo Catania, Francesco Pezzella, Antonio Leonardi, Nicolò Vitale e Santi Maria Cascone. Ha moderato i lavori l’ing. Marco Caruso.
Monica Adorno