Un tranquillo pomeriggio da Expo da cui ci saremmo aspettati un po’ di più – GALLERY

Parto da Catania per Milano e gli impegni di lavoro mi lasciano un lungo pomeriggio da occupare. È maggio, è il 2015 e decido quindi, vincendo il caldo e lo scetticismo a prendere una metro linea rossa per Rho fiera. Destinazione: Expo di cui tanto si è parlato e tanto si parla nel bene e nel male. Arrivo alle 15.30 e tutto si svolge ordinatamente. Le forze dell’ordine, presenti numerose, sorvegliano un afflusso di persone modesto, visto l’orario ed il giorno infrasettimanale. Alle biglietterie non c’è coda, ma io ho già il mio tagliando di ingresso e mi dirigo ai varchi dedicati. Anche qui non c’è fila. Si passa. Non ho un programma, non ho obiettivi se non quello di cercare di vedere il più possibile nel tempo a disposizione.

Inizio attraversando il padiglione delle Nazioni Unite, il famoso padiglione zero, dedicato alle attività svolte quotidianamente, dall’uomo, nel tentativo di garantirsi un accesso al cibo e alle risorse naturali nella speranza di metodi più equi e verso un futuro sostenibile anche per il nostro pianeta.

Mi immetto nel viale principale e da lì i padiglioni si susseguono a perdita d’occhio. Il primo che scelgo è quello del Nepal, un doveroso omaggio a un Paese distrutto dal recenti terremoto. E il padiglione ne è un’amara metafora. È ancora in costruzione e sembra, in effetti, terremotato, tra impalcature e maestranze che sono ancora al lavo per completarlo.

Proiettandosi all’interno dell’Expo la cosa che colpisce di più è la presenza massiccia di scolaresche. Da ogni dove in Italia e molte anche dall’estero. Ordinate, in fila, con le loro magliette colorate e guidati da vicino dai loro insegnanti. Sono moltissimi anche gli stranieri di tutte le età e di tutte le razze. I meno presenti sono gli italiani che forse aspettano le vacanze estive. Ugualmente la folla è tanta, così densa da rendere inaccessibili alcuni padiglioni, a meno di volersi fare 50-60 minuti di fila. Rinuncio quindi a Giappone, Germania, USA, e persino a quello italiano, dove la coda sarebbe addirittura superiore.

Mi indirizzo ai padiglioni sudamericani che sorprendono: il Brasile rispecchia ciò che è, grande e accogliente; l’Argentina ti travolge con musica dal vivo e lezioni di tango; poi la Colombia, dove sono i video a proiettarti in un altro paese e in un altro clima, anzi in tanti altri clima tanti quante sono le zone climatiche del paese del caffè. Passare dal sudamerica ai paesi asiatici all’interno dell’Expo il passo è breve. Eccomi quindi negli Emirati Arabi, in Qatar e Kuwait che stuzzicano davvero la curiosità di chi li visita, stessa sensazione visitando l’Azerbaijan realizzato in modo davvero affascinante, realizzato a tre piani che si sviluppano lungo due alberi. Stupendo quello iraniano, uno dei pochi a non prevedere interni e curiosamente dirimpettaio di quello statunitense… segno dei tempi che cambiano.

E la volta della Cina e della tecnologia che contraddistingue due dei loro tre padiglioni.

Un po’ deludenti gli spazi regionali disposti in un viale perpendicolare a quello principale che conduce al tanto celebrato albero della vita, davanti al padiglione Italia: piacevole punto di relax per tante persone che approfittano dei giochi d’acqua per tirare il fiato.

Solo alle 19 c’è un ricambio di persone: le scolaresche vanno via ed è il turno di ragazzi e adulti che approfittando del biglietto serale a 5 euro, vengono a trascorrere la serata. È la stessa sera di Real Madrid-Juventus: va bene l’Expo ma è sempre una semifinale di champions, per cui tutti seduti per terra davanti ai maxi schermi, italiani e spagnoli gli uni accanto agli altri. Ma non solo loro. Gli spettatori sono di tutti i paesi, perché se c’è una cosa che unisce quanto il cibo, forse è proprio il calcio.

Questa è la mini cronaca di un personale pomeriggio, chiunque andrà a Rho troverà i suoi percorsi i suoi padiglioni e magari sceglierà di tentare il ponte tibetano per provare che l’equilibrio non gli manca. Qualcun altro sceglierà di tentare i menù degli chef più famosi, a costi non proprio economici, e altri ancora sceglieranno di assaggiare gli involtini primavera: due a due euro nella foto, solo che poi te ne daranno mezzo a due euro e non potrai sfuggire. Ma ci sta, siamo all’Expo.

Marcello Giunta

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