Per Catania, come per le altre città metropolitane delle regioni meno sviluppate, il PON Metro mette a disposizione ben 90 milioni di euro. Il 30 per cento di questa somma potrebbe essere utilizzata per risolvere, forse una volta per tutte, i disagi del problema casa nel nostro territorio. Il Sunia, il sindacato degli inquilini, ha già incontrato una volta l’amministrazione comunale su questo tema, ma adesso i tempi stringono: se i progetti non verranno presentati entro fine luglio e con contenuti su misura anche per sconfiggere il disagio abitativo, il rischio è quello di perdere un’occasione forse irripetibile. “E perché i progetti vengano redatti per il meglio è necessario che l’amministrazione comunale si sieda insieme agli attori sociali della città”, ha detto Giusi Milazzo, segretaria provinciale e regionale del Sunia, che ha presentato i dati del PON e del fabbisogno abitativo in città, insieme a Rosaria Leonardi, responsabile Politiche comunitarie Cgil e a Dario Gulisano, della segreteria provinciale del Sunia.
Le misure dei Pon Metro
I settori a cui si rivolge il Pon Metro sono l’agenda digitale, l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile, il disagio abitativo, la marginalità e l’inclusione sociale. “Le nostre sono richieste ambiziose – sottolinea la Milazzo – abbiamo chiesto più volte di riqualificare gli edifici pubblici come le case popolari, che nella stragrande maggioranza dei casi sono in stato di abbandono, di istituire un’agenzia sociale per la casa che faccia da intermediario tra proprietari di casa e persone bisognose attraverso il Comune in veste di garante, di organizzare interventi concreti per i senza dimora e pensiamo che vadano gestiti meglio i fondi per la morosità e i contributi all’affitto. Solitamente mancano i fondi ma con PON Metro vengono messi a disposizione quasi 100 milioni di euro. Almeno trenta milioni vanno gestiti a favore dell’esigenza abitativa”.
Secondo il Sunia, anche a Catania la percentuale delle famiglie che vive in una casa in proprietà è di gran lunga più alta di quella delle famiglie che vivono in affitto: circa il 69% per cento delle famiglie vive in una casa di proprietà. La percentuale è alta ma inferiore alla media nazionale . Il 42% delle transazioni di vendita è con mutuo ipotecario. Le famiglie in affitto che sono quelle a reddito medio basso o con un grande numero di componenti pagano in media tra i 400 e i 600 euro per una casa di circa 80 mq (considerata una media tra le zone e la tipologia di contratti sia a canone libero che concordato). Ma consideriamo che il costo degli affitti, anche se lievemente, tenderà a salire per effetto dell’Imu. L’affitto rappresenta una voce consistente nei bilanci delle famiglie e arriva facilmente nel nostro territorio ad assorbire un terzo del reddito familiare, non solo in presenza di un unico percettore di reddito.
Sfratti a Catania: dati in crescita nel 2014
“A questo aggiungiamo il disagio di chi paga una rata di mutuo – aggiunge la Milazzo – per l’acquisto della casa, e che per mutamenti nella condizione lavorativa e reddituale non è più in grado di sostenere un esborso. Esborso che in media è superiore del 20% alla spesa per l’affitto. L’emergenza abitativa è sempre più determinata non solo dalla domanda di alloggi di chi non ha una casa in cui vivere ma da chi ha una casa e paga, con sempre maggiore difficoltà, un canone di affitto o una rata di mutuo. Significativi anche i dati sugli sfratti: nel 2013 a Catania sono stati eseguiti più di 623 sfratti, emessi 1018 e le richieste di esecuzione sono state 2716. I dati del 2014 – che saranno resi pubblici a fine giugno – sono comunque in crescita. L’85% è dovuto alla morosità. Il trend è comunque in crescita con una tendenza a un aumento degli sfratti che si aggira intorno al 10%”.
Altro elemento importante per capire la particolarità dell’emergenza abitativa a Catania e l’inadeguatezza delle risposte, è quello che attiene al patrimonio di edilizia residenziale pubblica: se in media nelle isole ogni 7 alloggi in affitto è un alloggio ERP (dato che sottolinea la carenza di serie politiche pubbliche anche quando erano disponibili risorse e mezzi) emerge con drammaticità il dato delle occupazioni abusive che raggiunge il 29,5% a Catania e provincia (dei 9.000 alloggi IACP ne sono occupati abusivamente circa 3000), e quello della morosità che è prossimo al 65% a fronte di una media di 67 euro di canone mensile. Per quanto riguarda gli alloggi di proprietà comunale (la situazione del patrimonio del Comune di Catania è peggiore di quella del patrimonio Iacp: la morosità raggiunge anche l’80% e le occupazioni senza titolo il 50%), possiamo affermare che a Catania e provincia sono circa 6000 gli alloggi occupati senza titolo. Questi dati confermano che la situazione degli alloggi sociali è seriamente compromessa e difficilmente continuando su questa strada si riusciranno a dare risposte adeguate.
Contributo integrativo
Circa 4.000 (le graduatorie precedenti al 2000 sono state riviste a seguito dell’ultimo bando del 2015) famiglie nella città di Catania sono in graduatoria tra i concorrenti per avere diritto a una casa popolare dallo I.A.C.P. e dal Comune: famiglie di disoccupati, pensionati, precari o lavoratori in nero, con un reddito inferiore a 13 mila euro l’anno e che vivono spesso in case degradate. A queste si aggiungono 950 famiglie in particolari condizioni di disagio socio economico e/o soggette a sfratto. Tra questi vi sono circa 1000 famiglie che concorrono ogni anno per avere diritto ad un contributo integrativo all’affitto casa (negli anni precedenti i numeri erano molto più grandi. Si è passati da 3500 famiglie a mille per la progressiva disaffezione ad un contributo che è diventato sempre più ridotto).