“Il quadro indiziario emerso dalle indagini nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catania, ‘I treni del goal’, è rafforzato”: questo quanto è emerso dalla relazione dal gip del tribunale di Catania, Fabio Di Giacomo, che alla luce degli ultimi interrogatori di garanzia ha riconosciuto la capacità degli indagati di “alterare i risultati delle partite”. Mentre le indagini proseguono, continuano gli interrogatori e si prova a ricostruire questo puzzle di calcioscommesse e partite taroccate – dato aggiornato a mercoledì 8 luglio, giorno in cui il giornale va in stampa – il giudice per le indagini preliminari, Di Giacomo appunto, ha predisposto tra l’altro la revoca degli arresti domiciliari – in atto dallo scorso 23 giugno – al patron della formazione rossazzurra, Antonino Pulvirenti, e al dirigente argentino, Pablo Cosentino; perché dopo le dimissioni dei due e l’allontanamento, dunque, dalle rispettive cariche sportive, l’esigenza di avere la custodia cautelare si è attenuata. Per i due indagati, tuttavia, resta l’obbligo di firma quattro volte a settimana. Pulvirenti e Cosentino dovranno presentarsi nei giorni di lunedì, mercoledì, venerdì e sabato negli uffici della Polizia di Stato per “l’obbligo di firma”. Ai due, indagati per frode sportiva e truffa, sono anche stati ritirati i passaporti, perché di fatto “sussiste il pericolo concreto e attuale di fuga”.
“Pulvirenti – ha evidenziato il magistrato etneo – ha pagato 100 mila euro per comprare le due singole gare vinte poi dal Catania contro Trapani e Varese, mentre sono stati 50 mila ciascuno gli euro necessari per acquistare le partite contro Latina e Ternana”. E ancora secondo il Gip di Catania: “L’allora presidente del Catania avrebbe continuato con i pagamenti per il timore che i personaggi coinvolti nella vicenda utilizzassero lo stesso metodo per danneggiare la sua squadra”.
Il silenzio degli innocenti
Gianluca Impellizzeri, Daniele Delli Carri, Piero Di Luzio, Fabrizio Milozzi e Fernando Arbotti, gli altri arrestati lo scorso 23 giungo, continuano ad avvalersi della facoltà di non rispondere, mentre i calciatori interrogati fino a oggi si sono detti assolutamente estranei ai fatti. Resta, invece, tutto fermo sul fronte della giustizia sportiva. L’avvocato che segue il club etneo, Eduardo Chiacchio di Napoli, uno dei maggiori esperti italiani nel settore sportivo della giurisprudenza ha spiegato nei giorni scorsi che “si aspettano i passi che farà la procura Federale per agire”.
Era il 1993 quando dopo sei campionati nell’allora serie C1, il Calcio Catania venne radiato dalla FIGC alla fine di un’estate altrettanto bollente quanto questa che adesso sta vivendo la società di via Magenta. Per questioni finanziarie, il Catania fu giudicato inadempiente: Angelo Massimino era rientrato da solo un anno nei quadri dirigenziali della società e l’allora presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio Matarrese, respinse l’iscrizione del Catania, insieme ad altre 6 società, perché gli etnei avevano un deficit di bilancio di quasi 6 miliardi di lire. Il Catania fu costretto, quindi, a ripartire dai Dilettanti. Oggi sembra quasi di rivivere la stessa vicenda, con gli stessi interpreti. Perché anche in quella maledetta estate l’allora primo cittadino di Catania era Enzo Bianco, che fu accusato dai tifosi etnei di rimanere inerme tra le sale di palazzo degli Elefanti e non agire in favore di una squadra che stava scomparendo, senza intervenire come intermediario con le grandi forze politiche. Ci vollero due anni agli etnei per vincere il campionato di serie D e qui ecco che spunta un altro attore della vicenda, che anche oggi è protagonista della storia del Catania. Dopo un testa a testa con il Milazzo, infatti, i rossazzurri vinsero proprio contro i messinesi in trasferta per 2-1 la gara decisiva della promozione. Le reti che regalarono la vittoria nel girone di ritorno ai rossoazzurri furono di Domenico Crisafulli e di quel Maurizio Pellegrino che oggi è il responsabile del settore giovanile degli etnei.
Antonietta Licciardello