NICOLOSI – Riaprire la vetta dell’Etna al libero escursionismo. È l’obiettivo che si pone il neonato “Comitato Etnalibera” che riunisce associazioni, siti web, operatori e singoli cittadini che vivono con disagio le attuali restrizioni nell’area sommitale del vulcano. Il Comitato ha redatto un documento nel quale chiede, alle autorità preposte, la modifica delle disposizioni vigenti per l’accesso ai crateri sommitali contenute nelle “Procedure di allertamento rischio vulcanico e modalità di fruizione per la zona sommitale del vulcano Etna”, emanate nel 2013 dal Dipartimento Regionale della Protezione Civile, che vietano l’escursionismo libero in vetta, se non con l’ausilio di personale abilitato ai sensi di legge e in situazione di “criticità ordinaria”, ovvero in assenza di attività. Ancor più stringenti i divieti in caso fenomeni vulcanici, anche abbastanza comuni, o di eruzioni, che impediscono di raggiungere i fronti lavici. Una situazione che, secondo Etnalibera, mina il “plurisecolare rapporto fisico ed emotivo che le popolazioni etnee hanno sempre avuto con il vulcano”.
Nel documento si legge, fra le altre cose, che i divieti sarebbero in contrasto con il diritto di circolazione dei cittadini tutelato costituzionalmente dall’art.16, e che contraddicono la presenza dell’Etna fra i Beni Patrimonio dell’Umanità UNESCO, poiché il territorio dovrebbe, al contrario, essere pienamente vissuto anche per non perdere i benefici derivanti dal “richiamo turistico che esercita l’Etna in occasione delle sue possenti manifestazioni eruttive ed esplosive”.
Etnalibera propone di restituire all’Ente Parco la piena responsabilità di regolamentare e gestire la fruizione dell’area protetta, monitorare il numero degli accessi giornalieri in vetta e aumentare il livello di informazione agli escursionisti e predisporre dei piani di fruizione degli eventi eruttivi.
Il Comitato ha indetto per stasera, 10 luglio, una iniziativa pubblica presso la piazza del Museo della Civiltà Contadina di Nicolosi, con inizio alle 21, per la presentazione del documento e la raccolta delle firme a sostegno. La proposta verrà successivamente consegnata alla deputazione regionale e nazionale della provincia di Catania, per le opportune valutazioni. La raccolta firma però può essere fatta anche online http://firmiamo.it/riaprire-agli-escursionisti-l-area-sommitale-dell-etna
Costituiscono “Etnalibera”: AGAI Associazione Guide Alpine Italiane, CAI Club Alpino Italiano Regione Sicilia Onlus, Etnalife.it, Etnasci.it, Associazione Etnaviva, Etnawalk.it, FederEscursionismo Sicilia, FIE Federazione Italiana Escursionismo, Associazione Piuma Bianca; e i singoli cittadini Vincenzo Agliata, Giambattista Condorelli, Piero Giuffrida, Walter Gulisano, Giuseppe Riggio, Bruna Volpi. Il Comitato ha nominato portavoce Sergio Mangiameli e Giuseppe Riggio.
1) Gli spazi naturali non possono essere assimilati a un ambiente di lavoro o a un’area cittadina. Le procedure di sicurezza applicate agli ambienti costruiti dall’uomo non possono essere estese ad ampi territori naturali dove l’uomo è il semplice fruitore di spazi, che sono sostanzialmente governati dalla forza imprevedibile del vulcano e da andamenti meteorologici tipici dell’alta montagna.
2) Il diritto di circolazione dei cittadini è tutelato costituzionalmente dall’art.16 e può essere limitato eccezionalmente solo per motivi di “sanità o sicurezza”. L’Etna è un vulcano costantemente attivo, dove l’ordinarietà è costituita da manifestazioni permanenti quantomeno nella zona sommitale e dove i fenomeni eruttivi possono potenzialmente avvenire in qualsiasi parte del suo vasto territorio.
3) La pericolosità dell’Etna in relazione ai fenomeni storicamente rilevati è statisticamente molto bassa, a maggior ragione se paragonata agli incidenti, anche gravi, che accadono regolarmente in molte zone delle Alpi in conseguenza della normale frequentazione estiva e invernale.
4) Le ordinanze di divieto emesse su un territorio così vasto come quello etneo impongono uno sproporzionato impegno alle forze dell’ordine e di fatto finiscono con il limitare soprattutto le attività escursionistiche organizzate.
5) L’inclusione dell’Etna nella World Heritage List dell’Unesco, soprattutto come laboratorio naturale didattico e fonte di cultura di vita, impone di considerare la zona A del Parco dell’Etna nella prospettiva di una organizzazione internazionale che ne ha decretato la rilevanza, quale patrimonio che appartiene all’Umanità, e dunque indica di fatto agli enti gestori dell’area la cura della fruizione.
6) L’Etna ricade in massima parte nell’ambito di un Parco Naturale Regionale, che ha tra le sue finalità istituzionali la fruizione del bene protetto; a questa materia è stato dedicato un apposito regolamento – emanato dall’Ente Parco nel 2003 – che nacque proprio dall’esigenza di contemperare il diritto di godimento della natura con la sua salvaguardia, disponendo altresì alcune norme di cautela da osservare da parte dei visitatori. A seguito dell’emanazione del Regolamento di fruizione del Parco, il Prefetto del tempo ritenne di revocare la propria ordinanza di divieto delle zone sommitali.
7) L’imposizione a partire dal 2013 di un regolamento elaborato dalla Protezione civile, che di fatto impedisce la fruizione di un’area vastissima dell’Etna anche in situazioni di ordinaria attività vulcanica, appare non rispondente alla normativa istitutiva della stessa Protezione civile (legge 225 del 24.02.1992), che privilegia gli interventi di “previsione e prevenzione”, nonché ovviamente gli interventi di soccorso in caso di catastrofi naturali.
8) Le pesanti restrizioni, oltre a essere in contrasto con la Costituzione e con la legge istitutiva di Protezione Civile, appaiono anche contrastanti con gli artt. 822 e seguenti del codice civile sul Demanio (“Dei beni appartenenti allo Stato, agli enti pubblici e agli enti ecclesiastici”).
9) La periodica emanazione dei divieti inficia e in alcuni casi impedisce l’attività di guida alpina e vulcanologica, che invece trova una delle sue ragioni di essere proprio nell’assistere i clienti in caso di accresciuto pericolo o di maggiore difficoltà dell’escursione. In tutto il mondo i montanari scelgono la guida quando ritengono di dover essere assistiti in una situazione ritenuta di elevata difficoltà relativamente alla loro esperienza e conoscenza del territorio; invece sull’Etna le guide debbono rinunciare a esercitare la loro attività, riconosciuta però legalmente, quando i clienti chiedono di valutare se esistono le condizioni per osservare – anche se con cautela – le attività vulcaniche.