PALERMO – Cari lettori quello che vi proponiamo oggi è un viaggio tra le immagini e le parole che certifica la cancellazione sistematica della storia architettonica e monumentale, di uno degli angoli più storici e antichi di Palermo, quale la Vucciria con le sue antichissime piazze mercato e vie dei mestieri di un tempo con particolare riferimento alla piazza Garraffello e alle vie strettamente limitrofe. Un cancellazione che segna la fine di un sogno negato e la memoria storica di un popolo, dei suoi costumi, usanze e antichi mestieri. Le immagini sono molto sconfortanti e ci si chiede dove l’uomo possa arrivare con la sua falsa ipocrisia e ancor più col suo accanimento nell’essere giudice del nostro tempo e della nostra storia. Ciò che appare oggi ai nostri occhi è sola tristezza e consapevolezza che ormai è tutto finito.
Andiamo alla parte descritta cominciando proprio da piazza Garraffello, al suo centro dimora la famosa fontana del Garraffello risalente al 1591, opera dello scultore Vincenzo Gagini con l’iscrizione del grande poeta e artista Monrealese Antonio Veneziano che ormai giace in uno stato irriconoscibile. Attorno ad essa c’è sporcizia e devastazione. A fronte della fontana rimangono i ruderi di un vecchio edificio, più volte crollato nel corso degli anni, senza che nessuno riuscisse a salvarne la struttura. Allo stato odierno dopo l’ennesimo crollo sono state eseguiti degli interventi di messa in sicurezza per evitare altri crolli, ma nulla sembra esser fatto per garantire un eventuale recupero della struttura attraverso ricerche dei disegni originali dell’epoca. Si nota nella parte sinistra che la struttura edile confinante sembra anch’essa interessata dal pericolo di crollo, dato l’esiguo e insufficiente intervento di sicurezza, rivolto prevalentemente allo sgombero delle abitazioni e dei negozi sottostanti, ma forse non sufficiente a garantirne la stabilità.
La mia osservazione essendo non prettamente tecnica, vuole essere una domanda specifica, sull’effettiva stabilità del palazzo confinante con l’edificio collassato dai precedenti crolli. Domanda che indirizzo agli esperti – dove per esperti intendo una commissione possibilmente europea, non vincolata e autonoma, da affiancare a quelle già presenti in loco per conto dell’amministrazione e dei soggetti incaricati dal lavoro – solo loro infatti potranno valutare l’effettiva qualità dei lavori di messa in sicurezza della struttura.
Il palazzo nobiliare
A destra della piazza tra la via Argenteria (ormai ridotta a una strada fantasma) e parte della piazza si trova la via Della Loggia ove dimora un vecchio palazzo nobiliare, struttura di grande pregio artistico monumentale anche grazie ai disegni, risalenti al 1711, che lo arricchiscono. Oggi è solo un rudere anch’esso messo in sicurezza in malo modo e in costante pericolo di crollo, gli ornamenti originari dei balconi e delle finestre sono stati cancellati dalla colata di cemento e dalla chiusura totale di ogni spiraglio attraverso mattoni di tufo. Del suo antico splendore non resta più nulla.
A fronte dell’edificio è apposto un cartello indicante, avvisi di lavoro con scritto Provincia di Palermo comune di Palermo, permesso di lavoro n° (non citato), denunzia inizio attività n° (non citato), proprietà (non citata), committente: condominio via della Loggia 30. Progettista (non citato), Direttore lavori: architetto Antonio Libero, direzione lavori (non citato), responsabile per la sicurezza (non citato), coordinatore della progettazione (non citato), coordinatore dei lavori (non citato), impresa costruttrice: Meridiana costruzioni SC.R. ANC. Numero presunto di lavorato sul cantiere (non citato), numero previsto di imprese e lavoratori autonomi nel cantiere (non citato), impianto elettrico (non citato), impianto metano (non citato), data inizio lavori 08/08/2012, data fine lavori (non citato).
E ora eccoci arrivati ai gloriosi palazzi che un tempo furono l’orgoglio di questa famosa piazza storica. Alle spalle della fontana ha sede il glorioso palazzo Mazzarino Merlo, che diede i natali al Cardinale Mazzarino primo ministro del Re di Francia Luigi XIV chiamato Re Sole.
Il palazzo Mazzarino Merlo
Quello che oggi rimane potrebbe essere considerato un insulto al mondo e al patrimonio mondiale, forse al pari degli sconsiderati gesti fatti dagli integralisti islamici dell’Isis a danno di diversi siti storici già patrimonio dell’umanità. La struttura, fatiscente e pericolante, è stata messa in sicurezza cancellando il suo antico disegno architettonico, parte dei balconi di ferro battuto sono stati tolti, ogni piccolo ornamento è stato cancellato – speriamo solo nascosto – dalla solita colata di cemento, finestre e balconi sono stati sigillati con i mattoni. Il tutto è stato avvolto con grossi cavi. Inoltre sui tetti sono state messe delle coperture di lamiera che lasciano tanti dubbi sulla loro capacità e idoneità a evitare infiltrazioni d’acqua piovana.
All’interno della struttura la situazione non è migliore: le scale sono semi praticabili e le crepe sui muri sono diffuse, in alcune stanze s’intravedono ancora gli affreschi sui tetti. Attraverso i balconi si possono osservare i palazzi confinanti in uno stato pietoso e senza coperture sufficienti a evitare anche qui infiltrazioni d’acqua piovana. Il palazzo non è fornito di alcun cartello dei lavori in esecuzione quindi è impossibile avere notizie specifiche riguardo ai tempi previsti di restauro, agli incarichi e quant’altro.
La sede del Banco Pubblico
Ora diamo uno sguardo al lato sinistro, tra la via Garraffello fino a scendere all’angolo con la via dei Cassari. Qui si erge una struttura architettonica che inizia in via Terra delle Mosche e in via dei Cassari. La prima parte iniziale del palazzo lato via Garraffello, fu sede del Banco Pubblico, fondato nel 1553 chiamato anche ufficio della Tavola. Fu anche la dimora della principessa dei Gravina Filangeri di Ramacca. Allo stato odierno la prima parte, da poco restaurata nei piani più alti anche se in modo insufficiente e mediocre, che scende da via Garraffello, ricorda vagamente il suo aspetto originario, mentre la restante parte attraversa un vicolo con archi murari, mentre una piccola scalinata arriva in vicolo della Morte, il cui nome è già un presagio. Questo è il lato del palazzo che si affaccia sulla piazza mentre il resto guarda via dei Cassari. Durante i secoli la struttura ha subito dei crolli provocati dai terremoti ma fu sempre restaurata e messa a nuovo. Allo stato attuale la struttura è in pessime condizioni e se si nota una parvenza di lavori è altrettanto chiaro che questi lavori latitano da anni.
Quasi tutto il quartiere era ricoperto da un antico basolato adesso rimosso in buona parte della piazza e totalmente in alcune strade confinanti. In effetti la rimozione era stata necessaria per alcuni lavori di sistemazione delle condotte di acqua, gas e scarichi fognari, eseguiti dall’amministrazione comunale, ma ci si aspettava che il basolato – che a detta di esperti avrebbe resistito per altri mille anni – sarebbe tornato a decorare le strade del quartiere non solo per la sua resistenza anche per la storia che rappresentava. La sua origine si pone tra il 1400 e il 1500 e proviene dalle cave del monte Billiemi. È una pietra molto resistente tale appunto da attraversare i secoli (dal monte Billiemi vengono le pietre e i marmi usati dai grandi scultori siciliani dal Guercio al Gagini e tanti altri). Le dimensioni di questo tipo di basolato di forma quadrata (50x60x50 cm).
È presente un cartello di avviso lavori intestato: Città di Palermo (ufficio città storica), intervento manutenzione straordinaria della pavimentazione e delle reti Tecnologiche di sotto suolo alla Vucciria tra Corso Vittorio Emanuele, via Argenteria e via dei Cassari. Ente finanziatore comune di Palermo progettista, ufficio città storica, impresa appaltatrice Patriarca, geometra Salvatore Comiso (Ragusa). Impresa sub appaltatrice Ital costruzioni S.R.L. Gela (Caltanissetta), importo totale contrattuale dei lavori euro 1.275.174,16 oneri per la sicurezza euro 68756,17. Consegna lavori 07/01/2017. Ultimazione prevista 05/01/2017, segue poi la lista dei responsabili dei lavori, non si cita il numero di operai previsti. I lavori metteranno a dura prova i pochi residenti che ancora vivono nelle strade interessate dagli interventi e che si protrarranno per lungo tempo. Ebbene l’amministrazione dopo aver tolto il basolato e averlo portato in alcuni depositi comunali come l’ex macello, il Foro Italico, e il Castello a Mare – depositi già usati per la giacenza di altro basolato tolto da altre zone del vecchio centro storico – ha deciso di non ricollocare il vecchio basolato perché la città di Palermo si deve adeguare agli standard Europei. In conclusione si cancella la nostra storia per adeguarci alle disposizioni degli standard dell’Europa.
La candidatura all’Unesco
Con riferimento alle disposizioni europee la questione sorge dalla candidatura di un’ampia zona del vecchio centro storico di Palermo (compreso il vecchio mercato della Vucciria e tutti i suoi tesori monumentali) destinata a diventare proprietà storica mondiale dell’umanità sotto l’effige dell’Unesco.
Questo nuovo sistema di adeguamento prevede la sistemazione di un materiale similare al basolato con misure inferiori e uno spessore minimo e la profondità di soli 15 cm, la larghezza e di 50 cm per 40 cm e dalla forma rettangolare. La qualità del materiale è molto inferiore al vecchio basolato e presenta una fragilità di scheggiatura e di facile lesione, in pratica molto meno consistente dell’antico e vecchio basolato con i suoi 500 anni di lunga vita e d’infinita storia, dove intere generazioni posero i loro piedi lasciando un grande messaggio umano e storico.
L’antico basolato
Intanto sorge spontanea la domanda, che fine farà e dove finirà l’antico basolato storico di piazza Garraffello e dintorni che vide i natali oltre 500 anni fa. Tutto questo scempio si materializza sotto l’effige della comunità Europea? Chissà. Intanto questo è l’alto prezzo culturale che stanno pagando Palermo e i suoi cittadini appena appena alleviato da questi lavori di riqualificazione portati avanti dall’amministrazione comunale che non possono essere interpretati se non immaginando un futuro per questo quartiere attualmente abitato da fantasmi e commercialmente quasi inesistente.
Eppure girando per Palermo ci siamo accorti che il basolato tanto avversato da alcuni, è risultato ben gradito ad altri. Così tanto gradito da esser stato utilizzato per la pavimentazione di un parcheggio e persino di un locale Vip che sorge in zona Cala, una zona riqualificata da poco più di un anno e che sfoggiava l’antico basolato anche nella sua pavimentazione stradale.
Lavori iniziati e mai finiti
Ritengo aggiungere altri due casi di lavori iniziati e ancora in definizione o abbandonati a tempo indeterminato, per capire meglio questo sistema poco chiaro di gestire i lavori di appalto che sono sotto la responsabilità dell’ufficio al centro storico del comune di Palermo. Il primo riguarda una palazzina ex privata e ora in progetto di diventare una struttura alberghiera. Attualmente l’edificio è stato quasi restaurato totalmente, mancano ancora alcune rifiniture ma i lavori vanno sempre a rilento. A fronte della struttura i soliti avvisi di lavoro che citano; Città di Palermo Assessorato al centro storico lavori di ristrutturazione edificio a uso alberghiero N.o. Genio civile prot. 6944-16853/2002del11/02/2003.concessione N°del 07/09/2011. Inizio lavori 24/02/2001. Impresa la Serenissima S.R.L. via Luigi Cosenz, 4 Palermo. Consulente alla D.L. per le strutture Alfonso Cusimano progettista Italo Cusimano calcolo statistico ingegnere Giorgio Umiltà direttore dei lavori ingegnere Italo Cusimano responsabile R.S.P.P. Giammarresi Pietro.
Anche in questo caso si osserva il lungo ed esagerato tempo dei lavori che hanno un inizio nel 2001 e non citano una previsione della consegna dei lavori.
Altro e ultimo caso in osservazione riguardano un grosso stabile da tempo in restaurazione che originariamente era adibito ad abitazioni popolari sito in via dei Pannieri facente parte anche della zona storica. Nel prospetto della struttura il solito cartello dei lavori che cita testualmente;
Istituto autonomo per le case popolari della provincia di Palermo. Lavori di recupero di edilizia fortemente degradata da destinare a residenza, “isolato B”. della Vucciria. Impresa Ibla Costruzioni. Edil S.R.L. Contratto in corso di perfezionamento importo costruttore: euro 473.739,27. Consegna lavori 1/10/2002 fine lavori 25/11/2003, Progettista ing. Giammona arch. Filippo Renda progettista della sicurezza ing N. Cannizzaro, ing M.Conti ing M. Mamì, direttore dei lavori ing A. Giammona, arch. E. Renda, responsabile della sicurezza in cantiere Ronsivalle Santo direttore tecnico dell’impresa Ronsivalle Santo Ing. capo arch. E Butticè.
L’edificio non è ancora stato completato e tuttora versa in uno stato molto degradato con ancora le strutture da cantiere.
La risposta di Leoluca Orlando
Ultima precisazione la circolare regionale n. 15 protocollo n°102 D del 17 maggio 2012 cita che tutti i lavori (palazzi storici e privati, monumenti, fontane, strade e piazze) nei centri storici sono sotto la tutela della sovraintendenza, anche se privi di decreto.
Nell’anno 2014 ho inviato una mail al primo cittadino di Palermo in riferimento alla problematica del recupero storico e architettonico della Vucciria.
L’invio mail è avvenuto il 12 aprile 2014 all’indirizzo del sindaco Leoluca Orlando: «Caro Leoluca ti ho inviato il mio ultimo reportage, un faticoso lavoro di ricerca e fotografia, spero che ti sia gradito una buona giornata e buon lavoro Aldo.
La risposta del Sindaco Leoluca Orlando e arrivata il 13 aprile 2014.
«Carissimo Aldo, grazie per l’affettuosa attenzione e complimenti per il tuo lavoro, /ritorno al passato/la Vucciria. Le balate (lastre di marmo dove si poggiava il pesce per la vendita) si sono asciugate a noi resta di farle tornare ad essere bagnate nelle forme proprie del nostro tempo. Un abbraccio Leoluca Orlando».
Mi sono chiesto per tanto tempo che intende per il nostro tempo forse adeguarci a un sistema che tende a minimizzare la nostra storia riducendo in modo improprio le nostre origini e la nostra memoria storico monumentale a nuovi aspetti lontani dall’origine strutturale del suo tempo.
Aldo Di Vita