Definirlo parcheggio creativo non si può. O meglio, si potrebbe e nemmeno sarebbe troppo scorretto, dati i vari modi e le inimmaginabili modalità che il catanese sceglie per lasciare il proprio mezzo, che sia auto, suv o scooter. Ma creativo, associato al modo di posteggiare, reca in sé quasi un’assoluzione quando assolvere è l’ultima cosa che si dovrebbe fare se solo si avesse a cuore la vivibilità – e la viabilità – della città. Perché è innegabile che ci sono situazioni che ormai sono sfuggite al controllo. Non solo quello dei vigili urbani che, ridotti al l’osso come sono – in parte sono utilizzati per presidiare edifici chiusi o gli incroci (a Catania non bastano i cartelli, serve la polizia municipale che inviti a rispettare la segnaletica), Ma degli stessi cittadini che, incuranti del fatto che la strada non è una proprietà privata, che mezzi pubblici o di soccorso potrebbero avere l’esigenza di passare e che i cittadini – automobilisti disciplinati non sono fessi che amano cercare parcheggio per ore, piuttosto che lasciare l’auto dove prima capita – abbandonano il proprio mezzo ovunque. Marciapiedi, strisce pedonali, posti riservati ai diversamente abili: non esiste nulla di tutto questo, quando il catanese medio deve posteggiare. Se a tutto ciò si aggiunge la sosta in doppia fila, tra le abitudini più odiose ma anche tra le più diffuse, allora ben si può immaginare il caos quotidiano per le vie della città. Pane, sigarette, frutta, le medicine del gatto: ogni scusa è buona per non perdere il proprio tempo incuranti di farlo perdere agli altri.
Il risultato di questo atteggiamento, unito all’assenza quasi cronica di persone preposte a fare rispettare il codice della strada, infatti, è sotto gli occhi di tutti. Ed è veramente difficile trovare l’eccezione. Viale Mario Rapisardi, ad esempio, larga strada che collega la città da ovest a est, è ridotta a una via di appena due corsie. Le auto in doppia fila riducono gli spazi da un lato e dall’altro.E ancora, viale Vittorio Veneto, dove la corsia dell’autobus sembrerebbe riservata alla sosta a pagamento, se solo la striscia gialla fosse dipinta di blu. Per tutta la lunghezza della strada è un trionfo di automobili, fuoristrada, moto e motorini posteggiati. Nelle vicinanze o sul posto quasi mai si vedono i vigili urbani, un carro attrezzi o un ausiliare a elevare un verbale.
Via Giacomo Leopardi, trasformata in un percorso da gimcana, o via Androne dove, grazie alle auto in doppia fila mixate all’autobus in senso contrario al traffico, per percorrere trecento metri spesso si perdono decine di minuti. O via Di Sangiuliano, nella parte pianeggiante. Qui, da quando è stato istituito il doppio senso di circolazione – lo fece la passata amministrazione guidata da Raffaele Stancanelli, nell’ambito della pedonalizzazione di piazza Duomo – è un caos continuo. Non solo le auto in doppia fila riducono la carreggiata di molto, ma il passaggio dei pullman da una parte e i marciapiedi stretti rendono la via particolarmente pericolosa. Senza dimenticare i clacson che, come se fossero la panacea a tutto, strombazzano all’impazzata.
E ancora, via Vittorio Emanuele, piazza Mancini Battaglia, corso Italia: nessuna strada si salva dal parcheggio selvaggio del catanese medio che ha la sua buonissima parte di responsabilità. La restante parte, però, va equamente distribuita tra chi non controlla e chi non pretende il controllo, non fornisce mezzi alternativi, non realizza infrastrutture che siano realmente utili alla popolazione. E se per raggiungere la civiltà ci fosse bisogno della linea dura, che ben venga!
MT