Partiamo da una certezza: al momento è impossibile stabilire quali saranno le conseguenze dell’inchiesta “I treni del gol”, sul Catania calcio. È anche vero che entro i primi quindici giorni di agosto si conosceranno le decisioni del procuratore Palazzi e, dunque, anche quale sarà il futuro – almeno quello sportivo – degli etnei. Detto questo, è evidente come il Catania stia provando a riorganizzarsi, ripartendo comunque da un uomo di sport: Pippo Pancaro che da qualche giorno lavora a Torre del Grifo al fianco di Pippo Bonanno per perfezionare un puzzle difficile da completare, faticoso, che richiede estrema pazienza. Un allenatore che vuole comunque iniziare con grande grinta un’avventura, che sarà determinante anche per il suo futuro. In questo clima di incertezza, una cosa è certa: il modulo prediletto dall’ex difensore di Lazio e Milan è il 4-3-3; lo stesso da sempre nel Dna della formazione rossazzurra, che quindi potrebbe presentarsi ai nastri di partenza del prossimo campionato con una grande propensione offensiva più che difensiva.
Bloccato il mercato in entrata
Impossibile mettere insieme una rosa competitiva se non si conosce la categoria alla quale si parteciperà. Il Catania non può acquistare nessuno: oltre al danno, dunque, la beffa. Perché i rossoazzurri dal momento in cui conosceranno la categoria avranno pochissimi giorni per convincere i giocatori a far parte di un progetto di rilancio per la squadra e la città.
Sfoltire per una questione di sopravvivenza…
Cinque milioni di euro: è questa la cifra che il Catania spende annualmente per gli ingaggi di Leto, Calaiò, Lodi, Gillet, Rosina, Spolli, Martinho, Monzon, Maniero e Sciaudone. A questi vanno aggiunti gli stipendi piuttosto importanti di giocatori come Gyomber, Del Prete, Coppola, Frison e Ceccarelli. Non bisogna essere bravi in matematica, dunque, per capire che il Catania non potrà reggere – una volta conosciuta la sentenza sportiva dopo l’inchiesta “I treni del gol” – una pressione fiscale così alta in Lega Pro: serie dalla quale, con grande probabilità, dovrà ripartire nella stagione 2015/2016. Anche se dovesse essere Serie B con penalizzazione i costi che vi abbiamo detto sono troppo onerosi da sopportare. Diventa, dunque, particolarmente importante riuscire a piazzare lontano dalla Città questi giocatori che non potranno far parte del nuovo Catania. Stipendi troppo alti per l’attuale situazione economica dei rossazzurri, che devono pensare a come sopravvivere economicamente, prima ancora di come farlo sportivamente.
I nuovi guai del patron Nino Pulvirenti
Che questo non sia un periodo particolarmente felice per Nino Pulvirenti è evidente, ma alla luce degli ultimi avvenimenti è chiaro come sembra proprio che i guai dell’imprenditore siciliano siano solo all’inizio. Il fondatore di quella che è stata la più importante compagnia low cost siciliana la Wind Jet è stato indagato per bancarotta fraudolenta per il crack riportato dalla stessa che ha portato un buco di bilancio di oltre 160 milioni di euro. Lo scorso 15 luglio la Procura della Repubblica di Catania ha inscritto Nino Pulvirenti nel registro degli indagati per “aver compiuto a partire dal 2005 delle scellerate scelte” che hanno poi portato al fallimento dell’impresa.
Intanto per questo pomeriggio, alle 16.30 l’ex presidente del Calcio Catania ha indetto una conferenza stampa a Torre del Grifo.
La cordata di imprenditori catanesi
Che sia, dunque, diventata una priorità vendere la società Calcio Catania è lampante. Ma la domanda sorge spontanea: a chi? Chi avrà la forza economica per rilevare una società che è comunque costosa e che per la sua storia non può limitarsi a fare la parte da comprimaria nel calcio italiano, ma vuole comunque fare la protagonista? Proprio difficile capire chi potrebbe rivelarla. In tal senso il sindaco Enzo Bianco si è impegnato a contattare un gruppo di imprenditori etnei che dovrebbero essere guidati dal numero uno di Confindustria Catania, Domenico Bonaccorsi di Reburdone per acquistare il 60% delle azioni del Catania e lasciare il restante 40% ai tifosi con una sorta di azionariato popolare, che potrebbe quindi restituire la formazione di via Magenta ai catanesi. Tra gli industriali contattati figurano Bertolini, Ontario, Torrisi e Sciacca, ma al momento il prezzo di vendita della squadra è troppo alto, quindi, tutte le trattative sono in fase di stallo.
Antonietta Licciardello