Crocetta cade. Crocetta non cade più. La telefonata c’è, ma qualcuno pensa che non c’è. La verità è sospesa su un filo di lana che da giorni fa parlare e riparlare, addirittura piangere il presidente e inveire i suoi legali affinché chi ha questa registrazione la tiri fuori. Per amor di Dio! È un gioco strano quello che si sta giocando da una settimana. L’Espresso annuncia lo scandalo con una frase contro Lucia Borsellino che farebbe risvegliare i morti e tutto il mondo gli corre dietro: «Va fatta fuori. Eliminata come il padre». Una frase che non si può sentire, che non è possibile neanche associare all’ironia o al sarcasmo tipico dei siciliani che potrebbero prometterti magari un “t’ammazzassi” ammantato di sorrisi, ma mai pronuncerebbero una similitudine come quella che l’ex dirigente di Villa Sofia di Palermo, il dott. Tutino, avrebbe detto al suo amico presidente. Borsellino e Falcone qui da noi sono sacri e solo dalla bocca di un mafioso di atavica memoria potremmo aspettarci una dichiarazione simile. Una frase che fa accapponare la pelle non solo nei confronti di chi l’ha pronunciata ma anche di chi stava lì ad ascoltare pur “non sentendo”.
Perché il punto non è se il presidente fosse o meno in un cono d’ombra che tanto in Sicilia ce ne sono tanti, ma la familiarità di Tutino di poter dire simili oscenità a chi era dall’altro capo del telefono. Ma questa telefonata c’è o non c’è? La Procura di Palermo si è sbilanciata per ben due volte, anzi tre. La prima a pochissime ore dall’esplosione della notizia. «Agli atti dell’ufficio non risulta trascritta alcuna telefonata del tenore di quella pubblicata dalla stampa tra il governatore Crocetta e il dottor Matteo Tutino». Ha detto il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi. Il giorno dopo ha aggiunto: “In questo ufficio questa telefonata non esiste”. Sono queste le due frasi cardine. E viene da pensare che se non è agli atti, questa telefonata sarà da qualche altra parte – magari secretata come afferma il direttore dell’Espresso -, e se non è in quell’ufficio, potrebbe essere in un altro? Al momento non è dato sapere, ma anche la Procura di Caltanissetta smentisce l’esistenza di questa telefonata.
Dall’altro lato l’Espresso, ammettiamolo, ha deluso e non poco. Tutti si aspettavano così grandi cose da questo lancio che nessuno, ma proprio nessuno, ha mosso un dito per difendere Crocetta. Non uno dei suoi amici e nessuno dei suoi nemici ha perso un secondo di tempo per dargli addosso e chiedere la sua testa e le sue dimissioni. Anche in presenza di quella che abbiamo definito “la genialata” di Crocetta e cioè la sua auto-sospensione (ritirata domenica scorsa). Una possibilità che non esiste né è contemplata dal regolamento del parlamento regionale, eppure così astuta da far pensare che i nostri politici sono bravissimi a rimanere con un piede in due staffe. Dentro e fuori nello stesso tempo. Non dimissioni dalle quali non si può tornare indietro, ma auto-sospensione dalla quale in qualunque momento si può tornare indietro. Così com’è avvenuto del resto. Eppure all’indomani della “bomba” sull’Espresso nulla o quasi c’era. C’era la frase che fa rabbrividire, ma della telefonata nulla. Ovviamente non l’audio, praticamente impossibile da produrre a meno di voler fare i conti con i peggiori articoli del codice penale, ma neanche la trascrizione. Nulla. Eppure da una settimana non si parla d’altro. E Crocetta è sempre lì, ringalluzzito se vogliamo, seduto sulla stessa poltrona che avrebbe dovuto perdere da tempo e non per la vicenda che lo lega al dott. Tutino e a quella frase contro Lucia Borsellino, e con la possibilità di chiedere al giornale diretto da Luigi Vicinanza dieci milioni di euro di danni. Richiesta più che legittima visto che la telefonata non salta fuori e se qualcuno l’ha sentita sono in pochi troppo pochi. Insomma l’Espresso al momento non sta facendo una bella figura, proprio per niente. Ma niente toglie che l’Espresso stia aspettando momenti migliori per mostrare a tutti le prove di questa benedetta telefonata.
Domenica scorsa, giorno delle commemorazioni per la strage di via D’Amelio il presidente della Regione non era presente. Non era gradito, dicono da un lato. Ero chiuso nel mio dolore ha affermato Crocetta dall’altro. Intanto il caso Crocetta arriva a Roma e il segretario siciliano del Pd, Fausto Raciti, potrebbe incontrare Matteo Renzi in settimana per discutere la situazione politica in Sicilia.
Monica Adorno